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Cento Passi nella vergogna

“Peppino Impastato: Novantatré, novantaquattro, novantacinque, novantasei, novantasette, novantotto, novantanove e cento! Lo sai chi c’abita qua?
Giovanni Impastato: Ammuninne [sottovoce, intimorito]
Peppino Impastato: [inizia a urlare] Ah, u’zu Tanu c’abita qua! Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi! Vivi nella stessa strada, prendi il caffè nello stesso bar, alla fine ti sembrano come te! «Salutiamo zu’ Tanu!» «I miei ossequi, Peppino. I miei ossequi, Giovanni». E invece sono loro i padroni di Cinisi! E mio padre, Luigi Impastato, gli lecca il culo come tutti gli altri! Non è antico, è solo un mafioso, uno dei tanti!
Giovanni Impastato: È nostro padre.
Peppino Impastato: Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente! “

discarica nel luogo dell'omicidio di Peppino ImpastatoCon questa scena resa celebre dallo splendido film di Marco Tullio Giordana,”I Cento Passi”, parte la mia ennesima accusa alle istituzioni che ancora una volta dimenticano gli eroi ed esaltano i mafiosi. 9 maggio 1978, Peppino Impastato viene ucciso dalla mafia: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sulla ferrovia Palermo-Trapani. Gli amici e i familiari non hanno dubbi, a uccidere il giovane, è stato uno degli uomini di “Tano Seduto”, Gaetano Badalamenti, ma per gli investigatori le cose non sono andate così, Impastato è morto preparando un attentato oppure si è suicidato.  La scena del crimine viene irrimediabilmente alterata:  le prove, gli occhiali, le chiavi di Peppino Impastato, due pietre insanguinate sul luogo della morte, scompaiono nel nulla. E’ un depistaggio ed è  l’ultimo oltraggio che Cosa Nostra rende ad un giovane ribelle, amante della libertà e della legalità. Un personaggio come Peppino, nella società di oggi, dovrebbe essere studiato e conosciuto, specie dalle nuove generazioni, e dovrebbe essere un esempio per tutti. La sua storia e i suoi valori, che vanno al di là della semplice fede politica professata, dovrebbero guidarci ogni giorno. Lo Stato Italiano che si interroga e si domanda se sia lecito intitolare a Craxi strade e monumenti, fa sì che il casolare dove è stato ritrovato diventi una discarica. In un recente articolo comparso su Repubblica, Giovanni Impastato, fratello di Peppino, denuncia: “Provo rabbia nel vedere questo luogo dimenticato dallo Stato e oltraggiato da chi considera ancora mio fratello come un personaggio scomodo. Il Comune di Cinisi aveva in programma di espropriare l’area, per realizzare un luogo della memoria. Ma in cassa non ci sono soldi — dice Giovanni Impastato — però, su quel terreno c’è un vincolo imposto dai commissari prefettizi che qualche anno fa gestirono il Comune. Quello è un luogo della memoria, e come tale va considerato. Credo che lo Stato abbia il dovere di tenere alto il decoro di un luogo della memoria e abbia la missione di rispettare le vittime di mafia che non è riuscito a difendere da vive.”

E’ questa l’Italia che vogliamo? E’ questo il modo di rendere omaggio alle vittime innocenti, uccise perchè volevano un Paese migliore? Rabbia e indignazione sono i sentimenti che ho provato quando sono venuto a conoscenza di questo che considero un vero e proprio vilipendio alla memoria. Nell’Italia vengono ricordati e osannati personaggi squallidi, viene definito “eroe” il mafioso Vittorio Mangano, vengono eletti ministri indagati per Mafia, e cadono nel dimenticatoio il coraggio e l’esempio dei numerosi “eroi” involontari uccisi per i loro ideali di giustizia. Invito tutti i lettori de “L’indifferenziato” a firmare questa petizione on-line www.giuliocavalli.net/2011/09/19/pulite-la-memoria-di-peppino-impastato-ci-metto-la-firma/ è sicuramente un atto concreto che tutti possiamo e dobbiamo compiere, se non vogliamo essere partecipi e complici di questa inaccettabile vergogna.

« Forse tutta l’Italia va diventando Sicilia… A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già, oltre Roma… » Leonardo Sciascia, il giorno della Civetta.

 

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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  1. Bravi ragazzi, di nuovo un argomento da discutere,complesso e arduo (coraggio e omertà).Non mi ritengo una persona codarda nonostante, se mi troverei davanti a malavitosi che fanno soprusi,ricatti,pizzi ed altro…forse il mio comportamento sarebbe anche di omertà;fin quando sei solo e quello che rischi è la propria vita si può avere il coraggio di parlare,rischi solo tu ma quando hai una famiglia alle spalle,mogie,figli,figlie,genitori…e un’altra cosa.Quante storie in televisione si sentono di famiglie che hanno trovato il coraggio di parlare per poi ritrovarsi con moglie e figlie violentate e picchiate,figli e genitori uccisi,famiglie protette per qualche anno per poi essere abbandonati dalle Istituzioni in balia e alla mercè dei suoi aguzzini,ragazzi,difficile veramente difficile prendere una decisione.

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