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La libreria del Villaggio : Satira sull’uomo

Jonathan Swift

Jonathan Swift

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nuovo appuntamento, nuovo autore, nuovo libro, vecchio argomento.

Con Jonathan Swift, autore inglese che ho tenuto sotto spirito fin’ora e che mi è stato in un certo senso segnalato-richiesto da una utente-autrice, si torna a trattare il tema del “ mal di vivere ” dell’uomo. Tema già toccato in alcuni precedenti articoli, con Céline in particolare.

Volendo parlare di Swift, quale suo manoscritto scegliere se non il leggendario “I viaggi di Gulliver”?

Scelgo questo testo perché è forse il suo lavoro più rappresentativo , poi perché è un classico di proporzioni cosmiche di cui avranno sentito parlare anche gli abitanti di Plutone, e aggiungerei,  anche perché dal momento che codesta rubrica è una specie di viaggio, come i lettori più assidui ed accaniti avranno colto, questa opera cade a fagiolo in quanto parla principalmente di viaggi e di paesi inesplorati, come il titolo stesso farebbe sospettare…

L’irlandese Swift nasce e muore a Dublino a 78 anni (1667-1745), ma non prima di essere stato probabilmente colpito da un ictus che lo privò della parola. Poco male mi verrebbe da dire, visto che il suo dono migliore era la scrittura, grazie alla quale ci ha lasciato “Il racconto di una bottel  “ ed “ pamphlet Una modesta proposta “ che insieme ai “viaggi di Gulliver” sono le sue opere principali.

Con tali opere, tutte di carattere satirico, esternò la sua profonda misantropia talvolta sfociata in odio verso il genere umano ed in particolare verso l’epoca e la società in cui egli ha vissuto, riferendosi soprattutto alla società inglese a volte in modo indiretto.

Al momento della sua morte dimostrò, in modo pratico e clamoroso, tutta la sua avversione verso la “sua” società, devolvendo una buona parte del suo patrimonio alla costruzione di un manicomio in Irlanda, lasciando il messaggio inequivocabile che gli abitanti di quella terra erano dei pazzi e che necessitavano forse più di altri popoli di tale struttura di ricovero.

Controversa fu la pubblicazione dei “viaggi di Gulliver” nella prima metà del ‘700 :  il testo, passato dapprima nelle mani di editori a mio avviso ossequiosi verso la corona, fu in parte censurato.

Tuttavia tale censura, che di fatto ammazza la libertà di espressione, accresce già in partenza l’interesse verso quest’opera, così come verso qualsiasi espressione che si vuole oscurare o nascondere al dominio pubblico. Una sorta di arma a doppio taglio di cui le autorità possono arbitrariamente avvalersi.

“I viaggi di Gulliver” venne pubblicati nella sua interezza nel 1734.

gulliver

Come in uso in quell’epoca il testo si apre con una prefazione in cui l’autore presenta il protagonista, in questo caso scrivendo in prima persona. La prima cosa che rende bellezza al romanzo è il fatto che Swift usando lo pseudonimo “Gulliver” crea una trama che di conseguenza sembrerebbe autobiografica.

Gulliver, medico e borghese ha difficoltà a mantenere la famiglia con la sua professione a terra, per cui decide di imbarcarsi assumendo il ruolo di medico di bordo. Da qui hanno inizio i suoi travagliati viaggi.

Non vi svelerò la trama nel dettaglio, perché secondo il mio modo di vedere questa è una di quelle storie che vanno “scoperte” pagina per pagina. Svelarvi il contenuto sarebbe come darvi a settembre la matematica dimostrazione che i Maya avevano semplicemente finito l’inchiostro per i loro dannatissimi calendari, e non intendevano di certo tramandare il messaggio che il mondo sarebbe finito millenni dopo, in tale data ed in tale ora, privandovi così del gusto febbricitante dell’attesa.

Di spunti di discussione però quest’opera ne offre moltissimi,anche troppi. Anzi quasi obbliga il lettore a rivalutare tutto ciò che lo circonda, non solo nel sociale.

Alla prima tappa del suo viaggio Gulliver sbarca a Lilliput, sarà qui che l’intero genere umano deve fare per la prima volta i conti con una satira spietata. I lillipuziani infatti non sono altro che uomini normali, che hanno una società normale. L’unica particolarità è che sono di dimensioni minuscole se confrontate al protagonista. La metafora di come siamo piccoli e insignificanti è fin troppo evidente, ma se fosse tutto lì non ci sarebbe nulla di cui allarmarsi. In realtà il messaggio più importante che l’autore vuole mandare è che questi piccoli bastardi sono tutt’altro che innoqui. Essi anzi sono cattivi dentro, come si avrà modo di constatare. La loro curiosità, le loro intenzioni, il loro sistema di vita sociale prima o poi sfociano sempre nel male. La loro stessa società vista superficialmente appare normale, ma ad un’analisi più accurata si evidenzia il suo marciume.

I lillipuziani siamo noi! E spesso siamo minuscoli dentro.

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Alla seconda tappa Gulliver incappa a Brobdingnag dove gli abitanti sono giganti, di conseguenza è il viaggiatore ad essere minuscolo a loro cospetto. Qui ci sarebbero due chiavi di lettura, perché potrebbe essere lo stesso Gulliver a rappresentare l’umanità al cospetto di esseri “superiori” che fanno di lui un fenomeno d’attrazione, un personaggio da circo. Altra metafora devastante per l’intero genere umano. Ma tuttavia non mancano critiche descrizioni ai danni di questi giganti. Questo può esprimere il modo in cui ci potrebbero vedere e valutare esseri più piccoli di noi, e che magari non gradiscono i nostri comportamenti. Questo mi fa pensare ad esempio all’uso degli animali domestici, ma è solo una mia idea.

Le tappe successive saranno : la terra di Laputa, Balnibarbi, Glubbdubdrib, Luggnagg, fino ad arrivare al Giappone.

Ho notato che più si va avanti nel romanzo più i nomi sono indecifrabili ed impronunciabili. Vorrà dire qualcosa anche questo, vi confido che ci sto lavorando. Per il momento mi sono fatto l’idea che, dopo Lilliput che come detto rappresenterebbe la nostra società, con i nostri usi e costumi, i successivi luoghi fanno riferimento ad altre entità. Per esempio i padroni dell’isola di Laputa. Questi vivono in una sorta di astronave che sovrasta l’isola e che, ad ogni focolaio di ribellione sottostante, si abbassa sull’isola fino a schiacciare sotto la sua mole tale tentativo d’insurrezione.

Questo fa molto “ ’78 ” direi. Fa venire in mente, in modo anche velatamente inquietante, il potere dello stato e l’oscuro sistema su cui si fonda.

Nello stesso capitolo c’è anche lo sbarco in una terra abitata da esseri immortali, ed è qui che viene dimostrato in maniera convincente quanto l’immortalità può essere una vera condanna, e di come la morte non è altro che una liberazione.

 

L’ultima parte del romanzo porta Gulliver nella terra degli Houyhnhnms.

Questa fase è forse la più bella insieme a quella iniziale. E’ qui che Swift lascia la sua morale. E’ qui che ci dice come dovremmo essere, come dovremmo vivere, ricordandoci che per natura i nostri modi di vivere dovrebbero essere estremamente più semplici e decisamente più salutari.

gulliver1

Fa tutto ciò basandosi sulla società di questi Houyhnhnms che non sono altro che cavalli “razionali”. Esseri che tanto per cominciare non conoscono il concetto di vero e falso, perché per loro esiste solo la sincerità, la verità, non concependo la menzogna. Non conoscono il male, non concepiscono la violenza, la cattiveria né la guerra. Ognuno fa il suo senza intaccare gli interessi o il lavoro dell’altro. Tutto appare equilibrato in una società fondata sulla sana collaborazione.

Lo stesso Gulliver nel momento del suo ritorno a casa, in seno alla sua famiglia, si sentirà insofferente. Più precisamente non sopporterà in particolare l’odore della gente. Ennesima metafora che indica quanto l’uomo “ puzzi ”, proprio come gli Yahoo, che nel romanzo non sono dei motori di ricerca ma degli umanoidi brutali e degenerati che gli  Houyhnhnms usano come l’uomo ha sempre usato i cavalli.

Questo romanzo come detto è del ‘700 ma ha un’attualità straordinaria. E’ un’opera satirica che né nel passato né credo in futuro può essere eguagliata. La sua caratteristica principale è la spietatezza : Swift non offre attenuanti al genere umano pur senza creare un processo, ma semplicemente descrivendo la realtà. E’ un romanzo che scuote le coscienze e che in modo incisivo fa rendere conto di quanto siamo fini a noi stessi, eppure maligni, con la grande capacità di fare e farci del male complicandoci la vita a vicenda.

All’inizio ho nominato Céline ed effettivamente ci sono molte analogie con i suoi contenuti, ma Swift li tratta in modo diverso. Con una satira direi costruttiva, che non fa ridere ma che mostra ciò che dovremmo essere e ciò che non dovremmo.

Un esempio su tutti che mi verrebbe è il senso del giusto. Gli Houyhnhnms non hanno leggi, né ne hanno bisogno perché sono essere dotati di ragione e senso logico. Ma l’uomo no.

L’uomo ha bisogno che gli si dica che certe cose non vanno fatte.Che rubare è reato. Che uccidere è un delitto ed è male. Che il fumo uccide, c’è stato bisogno di scriverlo con caratteri cubitali sui pacchetti delle sigarette. Che è vietato gettare oggetti a terra. Che è severamente vietato esporsi dai finestrini dei treni in corsa. Che alcuni alberi non vanno tagliati. Che andare oltre i 110 Km in caso di pioggia è molto pericoloso. Che se hai le cinture allacciate in caso di incidente forse non muori.

Insomma un mare di leggi inutili e di ipocrisia di cui non avremmo bisogno, perché tutti siamo intelligenti abbastanza da capire ed evitare la maggior parte dei pericoli che noi stessi abbiamo creato.

Sorvolo sul tema del sistema, che si basa sulla politica e che essenzialmente sarebbe non solo sbagliato ma del tutto inutile : la crisi stessa che ci attanaglia lo dimostra. Abbiamo sempre avuto un governo che ha fatto leggi e creato strategie politiche, eppure nonostante un guida politica la situazione è questa…

Se invece fossimo rimasti a 3000 anni fa a curare il nostro orticello davanti casa tanti problemi non li avremmo mai avuti.

Dopo tante chiacchiere dovrei consigliarvi o meno questo libro.

Devo essere obbiettivo e ammettere che è stato a tratti un po’ ripetitivo : un susseguirsi di partenze arrivi e ripartenze, con conseguenti fasi esplorative e conoscitive dei vari luoghi. Che poi verrebbe da pensare : come fa un uomo che tanto ama e desidera la sua famiglia a non restare in casa propria per più di un mese consecutivo?! Non esiste un attimo di pausa nella vita di Gulliver, di conseguenza neanche nel romanzo, questa struttura alla lunga potrebbe apparire stressante o poco piacevole. Un personaggio che sta sempre con la valigia in mano, sempre pronto a partire per lunghissimi viaggi neanche tanto tranquilli e sicuri, non è che nel ‘700 si navigava con la costa crociere comandata da Schettino…

Insomma questione di gusti. E’ fuor di dubbio però che questo testo, inteso spesso come favola per bambini, è un vero pilastro letterario e va letto, al di là delle mie considerazioni, semplicemente perché fa riflettere come pochi altri volumi. E poi è molto economico.

Il libro, che ogni politico colto e scaltro vieterebbe, è in commercio, ho detto tutto.

 

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4 Commenti

  1. Mauro Stracqualursi
    Mauro Stracqualursi

    Bellissima analisi.

    “Il libro, che ogni politico colto e scaltro vieterebbe, è in commercio, ho detto tutto.”

    Purtroppo quando c’è da fare dei tagli, si guarda sempre verso l’editoria e l’istruzione.

    • PiccolaIena

      L’istruzione stimola il libero pensiero.
      Il libero pensiero stimola la critica e la rottura degli schemi.
      L’istruzione è “bandita”.
      (Tentativo malriuscito di sillogismo 🙂 )

  2. loscemodelvillaggio
    loscemodelvillaggio

    Eh si…l’ignoranza altrui aiuta a governare.
    L’evento politico di oggi ad esempio,a cui non ho potuto assistere, è rimasto sconosciuto ai più.E questo avrà forse fatto comodo a qualcuno.

  3. Mirco Zurlo

    “Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perchè le risorse mancano, o i costi sono eccessivi.
    Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.”
    Italo Calvino

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