A volte nelle librerie oltre ai romanzi si possono trovare anche delle pellicole, in formato vhs o digitale. Magari scorrendo i vari titoli si va a sbattere contro ” Il Muro di Gomma“, un ostacolo oltre il quale troviamo i fatti di Ustica.
Tale titolo potrebbe dare l’idea di un muro innocuo e poco preoccupante in caso di impatto, potrebbe apparire persino divertente. In realtà il muro di cui vi parlo è pericolosissimo, dalla consistenza devastante in caso di collisione ed estremamente arduo da superare.
Il muro di gomma è un film italiano del 1991 ideato dal giornalista Andrea Purgatori (che appare in un cameo) e diretto da Marco Risi, nel quale si racconta la sconvolgente e vergognosa “strage di Ustica”.
Una storia di aerei, di radar, di divise militari, di personaggi sinistri, giornalisti, politici, servizi segreti; ma soprattutto è la tragica storia di vite umane comuni e semplici; la tragica dipartita di 81 passeggeri di un volo di linea, un volo tranquillo di breve durata come tantissimi altri che solcano i nostri cieli tutti giorni; e come si vedrá, si aggiungerá come 82esima vittima l’Aeronautica Militare, in questa storia di depistamenti, bugie, omertà e omissioni. Da qui il titolo che è l’amara e indignata metafora con la quale Purgatori reassume il periodo nel quale cercò con tutta la tenacia possibile di arrivare alla verità. Per lui e per gli altri addetti ai lavori fu come scontrarsi contro un muro di silenzi che rimbalzarono indientro ogni domanda, ogni tentativo di approccio, ogni passo fatto verso la verità.
Si parla del volo numero IH870 partito dall’aeroporto di Bologna Borgo Panigale e diretto a Palermo per atterrare all’aeroporto di Punta Raisi. L’aeromobile è il DC-9 dell’ex compagnia aerea privata Itavia.
E’ il 27 giugno del 1980 e sono le 20:59 quando, poco dopo essersi allineato all’aerovia “Ambra 13” che attraversa il tirreno diretto verso la Sicilia (una specie di autostrada del sole aerea), il DC-9 incomprensibilmente perde il contatto radio con l’aeroporto di Ciampino che segue e controlla i voli in quel settore dei cieli italiani.
Dopo un susseguirsi di telefonate da una torre di controllo all’altra di metà penisola ( da Poggio Ballone a Ciampino, da Ciampino a Capodichino, e così via fino a Sigonella) il controllo aereo dell’aeronautica dichiara il DC-9 disperso.
Solo la mattina seguente intorno alle 5:00 verrà avvistata una enorme chiazza di cherosene in mare aperto da un elicottero in ricognizione nei pressi dell’isola di Ustica, nel sud del mar Tirreno, dove presumibilmente il DC-9 sarebbe arrivato nel momento in cui perde il contatto con i radar; dopo ancora qualche ora cominceranno ad affiorare a galla alcuni oggetti, poi drammaticamente si avvisteranno i primi cadaveri galleggianti.
Il DC-9 si inabissò nelle acque del Tirreno toccando il fondo marino a oltre 3 chilometri di profondità. Dopo la sorpresa e lo sconvolgimento per una notizia tanto catastrofica ci si chiese cosa sia successo all’aereo. Come può sparire nel nulla un aereo? E’ questa la domanda che tenne banco, che fu impugnata con impagabile caparbietà in particolare dallo stesso Purgatori (il film è una specie di autobiografia del giornalista ai tempi della stage), che mise alle corde le più alte figure dello Stato per oltre un decennio.
Le drammatiche vicende di Ustica infatti ebbero luogo nel 1980 e si protrassero fino a metà degli anni ’90, durante i quali, conseguentemente alle infinite indagini e perizie (18000 atti giudiziari e oltre 100 perizie), finirono tra i possibili responsabili non solo L’Aeronautica Militare italiana ma anche quella francese, inglese e americana, dal momento in cui si rinvenne un Mig libico distrutto (forse abbattuto) sui monti della Sila in Calabria, pochi giorni dopo la scomparsa del DC-9 Itavia.
L’autopsia del pilota libico evidenziò uno stato avanzato di decomposizione, che fece risalire la morte dello stesso a una data coincidente a quella dell’inabissamento del DC-9.
Non un “semplice” mistero italiano dunque, bensì le varie tessere del sinistro mosaico presero la forma di un enorme e scandaloso intrigo internezionale.
Solo dopo diversi anni dall’inizio delle indagini, in cui l’Aeronautica Militare prese la parte del principale imputato, cominciarono a farsi avanti, con coraggio ma non senza timori, alcuni addetti al controllo del traffico aereo nella catastrofica sera del 27/06/’80, che avrebbero visto sui rispettivi reticoli radar qualcosa di strano e alquanto inusuale.
Le loro sucessive e sospette dipartite (due merescialli venoro trovati impiccati) gettarono ulteriori dubbi su coloro che avrebbero preferito tenere i vari dettagli della catastrofe occulti.
Vennero anche a mancare, in un incidente causato da un contatto durante un’esibizione delle Frecce Tricolori in Germania, i due piloti istruttori Ivo Nutarelli e Mario Naldini che la sera della strage, mentre erano di pattuglia su un F104, lanciarono il codice 7300 “emergenza generale”.
Ben più sinistre e inspiegabili sono le morti dei due marescialli; Mario Alberto Dettori che era in servizio presso il centro radar di Poggio Ballone la sera del disastro di Ustica e che successivamente, dopo essere stato per un po di giorni ossessionato dal sospetto di essere intercettato da microspie, nel 31 marzo 1987 venne trovato impiccato.
E il meresciallo Franco Parisi, anche lui trovato impiccato il 21 dicembre 1995, proprio pochi giorni prima di essere interrogato dal giudice Priore che era a capo delle indagini. Parisi prestava servizio al radar di Otranto ed era di turno il giorno in cui sarebbe caduto il Mig libico sulla Sila…
Solo dopo diversi anni dall’incidente, trovate le ingenti risorse necesarie, si diede inizio alle operazioni di recupero del relitto dell’Itavia, del quale però misteriosamente non fu trovata la scatola nera. I resti dell’aereo vennero raccolti e messi insieme nel “Museo della Memoria” a Bologna.
Anche un ex marines americano, di servizio sulla portaerei statunitense “Saratoga” ormeggiata nei pressi del golfo di Napoli in quel periodo, in una intervista dichiarò che quella sera i cieli italiani erano pieni di attività militari di volo; “nei cieli italiani c’era una guerra”.
Quindi nessuna fantomatica esercitazione di volo come da subito venne dichiarato dalle figure di comando dell’A.M. per giustificare i diversi radar spenti, ma ancor prima di ciò parlarono di “cedimento strutturale del vecchio aeromobile dell’Itavia”. Vecchio si ma in realtà solido e risultato idoneo ai test di routine.
Prese anche piede l’insistente ipotesi di un attentato per mezzo di una bomba esplosa nel bagno dell’aereo, e che quasi comicamente avrebbe distrutto l’aereo ma lasciato intatti i sanitari…
Intrigo internezionale dunque; senza trascurare il fatto che quegli anni furono caratterizzati dalla strategia della tensione. In più in tutto il Mediterraneo come in ogni periodo storico d’altronde, vigevano equilibri molto delicati sullo strascico della guerra fredda.
E ancora… memori della controversa figura del generale libico Gheddafi che aveva sotto smacco il nostro paese, dal quale pretendeva “collaborazione”, e che per contro non aveva buoni rapporti con altri paesi specie la Francia. Si spiegherebbe così il passaggio di un Mig libico nei nostri cieli prima di essere abbattuto, magari proprio da un caccia francese, e poi ritrovato distrutto sulla Sila…
Il Mediterraneo era dunque una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, anche se gran parte della popolazione civile ne era ignara.
Al termine dell’iter processuale l’A.M., quindi lo Stato italiano, fu condannata a risarcire le 81 famiglie delle vittime del tragico volo dopo che ad essa furono imputate le pesanti colpe e responsabilità come istituzione.
Tutti gli alti ufficiali vennero invece prosciolti da ogni accusa. Anche grazie alle prescrizioni.
Detto ciò, anche se da un certo momento apparve evidente la successione dei fatti accaduti, ancora oggi non è possibile dire con massima sicurezza cosa successe quella sera nel nostro spazio aereo.
Si tratta di un periodo quasi affascinante per quanto buio, caotico e pieno di terrore.
Sono pur sempre gli anni della bomba alla stazione di Bologna per esempio (il 2 agosto dello stesso anno)… che qualche teoria complottistica sostiene essere un estremo e tragico tentativo atto a depistare e fuorviare l’opinione della massa e soprattutto dei mass media, troppo insistenti e concentrati su Ustica. Se con questo si considera che la bomba alla stazione sia stata probabilmente opera dei N.A.R. (Nuclei Armati Rivoluzionari), tra i quali militava il noto terrorista Valerio Fioravanti, che aveva certi legami con Massimo Carminati della “banda della Magliana” e che entrambe le organizzazioni talvolta svolgevano “lavori su commissione” per conto dei servizi segreti, si arriva alla conclusione che gli anni ’70/’80 sono forse tra i più controversi e imperscrutabili della nostra storia non solo recente.
Sono gli anni in cui venne scoperta l’esistenza della loggia massonica “Propaganda 2” di cui facevano parte figure di rilievo della politica, quindi statisti ma anche agenti dei servizi segreti, grossi imprenditori, generali (4 dell’A.M.) e giornalisti . Per cui, per quanto certe affermazioni o semplici allusioni possano sembrare visionarie e confutabili, lasciano enormi punti interrogativi sui quali riflettere. Dubbi sui quali varrebbe la pena documentarsi perché, che lo si accetti o no, siamo figli di quegli anni; veniamo da quello Stato, da quelle organizzazioni segrete delle quali erano membri personaggi tutt’oggi titolari di posti di rilievo nel nostro paese. Persone che in un modo o nell’altro hanno deciso e influenzato le varie politiche da cui oggi, nel 2018, dipendiamo.
Questo film documentario, con i suoi tempi lenti e le improvvise rivelazioni, descrive fedelmente l’Italia al termine dello scorso millennio; una società apparentemente monotona e profondamente instabile, lasciando sentimenti direi discordandi nell’animo. Alla fine del film ci si sente indignati, impotenti e frustrati, ma anche pervasi da una scintilla di speranza che proprio non vuole e non deve morire.
Immergendomi nella stesura di quest’articolo sono stato preso da tanti temi dalla mole forse troppo pesante e vasta; mi sono perso un pò negli anfratti di un periodo storico eccessivamente articolato da poter essere raccontato in poche righe, ma l’ho fatto con l’intento di valorizzare una pellicola forse immeritatamente sconosciuta ai piú e di riportare a galla idealisticamente non solo il DC-9 con le sue 81 innocenti vittime, me anche alcune teorie che troppo facilmente qualcuno é riuscito a far sprofondare negli abissi della memoria.
“Chi in tempo di pace ci ha abbattuto un aereo di linea”?
Per non dimenticare…ecco a voi il trailer.
Buona visione e a presto.
https://www.youtube.com/watch?v=s37epuh_Sw4
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Complimenti Marco! Ottimo articolo!
Grazie!!
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