Una delle parole più usate e abusate dai mass media è la parola emergenza. Ci sono dati, però, che squarciano l’ipocrisia delle finte emergenze e ci mettono davanti gli occhi una dura realtà: L’Italia colleziona un’altra maglia nera, è ultima tra tutti i paesi dell’Ocse, nella classifica che mette a confronto le 24 nazioni più industrializzate, per le “competenze alfabetiche” degli adulti. Il distacco dalle altre nazioni europeo è cospicuo: un 10 per cento al di sotto della media Ocse in entrambi i campi. Successivamente lo studio dell’istituto è ancora più duro: il 70 per cento dei nostri connazionali hanno competenze ritenute al di sotto del “minimo indispensabile per vivere e lavorare nel XXI Secolo”
Le cause di questo poco invidiabile primato? Credo che ci saremmo dovuti preoccupare del contrario vista la politica dei continui tagli all’istruzione, della svalutazione continua del merito. Durante questa interminabile crisi la spesa per l’istruzione è passata dal 10% al 8%. Insomma il celeberrimo motto di Tremonti con la cultura non si mangia è diventato opinione comune, ma soprattutto una triste realtà. La cultura, invece, dovrebbe e potrebbe essere il petrolio e il motore del nostro Bel Paese.
La storia ci insegna che nulla accade per caso, ma soprattutto ci ricorda che un popolo più ignorante è più facile da governare e da ingannare. L’Ocse sottolinea come non ci si riferisca ad un alfabetismo vero e proprio, leggere e saper contare, ma sottolinea come molti siano incapaci ad usare le informazioni che possono acquisire anche attraverso le tecnologie digitali. Non a caso la stragrande maggioranza degli italiani si informa nei tg delle due maggiori reti tv( una di B, l’altra dei partiti) con tutto quello che tale decisione comporta.
Nello stivale dei conflitti d’interessi, quello sull’informazione ha occupato per anni la scena nazionale, ma raramente si è messo in relazione questa vergognosa situazione italiana con la situazione culturale del Paese. Per quello che mi riguarda, invece, questo sarà ricordato come uno dei marchi di fabbrica di questa Seconda Repubblica. Leggere ed eleggere sono sulla stessa lunghezza d’onda.
certo che inserire l’Italia (in fase acuta di deindustrializzazione) in una classifica in cui si confrontano le nazioni “più industrializzate” è una ottima premessa!
per quanto riguarda la produttività siamo persino dietro la Grecia.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-24/italia-fanalino-coda-produttivita-180535.shtml?uuid=AbSkRvaI
ciao