Per quanto questo post sia nato proprio per evitare a chi lo legge di potersi in qualche modo intossicare con i funghi, non di meno è necessario mettere in guardia il lettore che questo può succedere. È importante quindi fornire alcune informazioni sull’argomento, in modo che, se malauguratamente questo dovesse accadere, si possa essere preparati ad affrontare l’evenienza.
Intossicazione da funghi, dal Blog: http://www.dietadimagranteveloce.it/
L’intossicazione da funghi si può manifestare in vari modi, a seconda delle specie responsabili, con tutto un insieme di sintomi che vanno sotto il nome di “sindrome”.
“Le cause perché nascono velenosi sono molte. E ciò qualora nascono ove senno chiavi rugginosi, o panni fradici, o che sieno appresso a qualche caverna di serpenti, o in sugli alberi che producono li frutti loro velenosi e mortiferi.” Questo era quanto Mattioli, un importante botanico, scriveva riguardo ai funghi nel 1500.
Funghi velenosi: pregiudizi o verità.
Come si può vedere, in quel periodo della storia della micologia, si sapeva molto poco, per non dire nulla dei funghi, e anche le specie conosciute erano molto poche. Soprattutto non si riusciva ancora a capire perché mangiando i funghi, che quasi sempre fornivano una buona pietanza, qualche volta si potesse star male e, in qualche caso, addirittura morire. Non conoscendo ancora la natura botanica dei funghi e il fatto che gli esemplari velenosi nascono sempre velenosi perché è nella loro natura, si è cercato di abbinarli a quanto in natura poteva essere nocivo, come appunto le piante che producono frutti velenosi, le tane dei serpenti, i ferri arrugginiti e così via.
Quello che però il Mattioli non poteva assolutamente immaginare, era che queste sue affermazioni, che oggigiorno possono fare sorridere il lettore, si dimostrassero comunque così vicine alla realtà. Infatti, l’inquinamento massiccio del territorio sta, di fatto, rendendo pericolosi dei funghi, da sempre considerati commestibili.
Uno studio svizzero ha dimostrato come anche i funghi buoni possano diventare pericolosi per la presenza di alcune sostanze nocive (come certi metalli pesanti, in particolare cadmio, mercurio e piombo), nel terreno dove crescono. Questo pericolo però si può verificare solamente in zone dove esiste una grossa concentrazione nel terreno di tali metalli, quali i bordi delle strade di grande comunicazione per il piombo e la vicinanza di miniere o discariche per gli altri. Una maggiore attenzione deve essere invece rivolta ai funghi che si raccolgono nelle campagne, specialmente se sono coltivate a frutteto.
È infatti davvero impressionante il numero dei trattamenti chimici che vengono effettuati sulle piante dalla fioritura alla raccolta. Ai trattamenti contro insetti dannosi si assommano anche quantità massicce di diserbanti; tutte questi prodotti vengono vaporizzati sulle piante e giocoforza anche sul terreno, contribuendo a rendere i funghi raccolti alquanto pericolosi.
A seconda del tempo che passa tra il momento dell’ingerimento dei funghi e il manifestarsi dei primi sintomi, si parlerà di sindromi a incubazione corta (qualora l’intervallo di tempo sia compreso tra qualche minuto e qualche ora) e sindromi a incubazione lunga (qualora vada da mezza giornata fino addirittura a qualche giorno).
In ogni caso è sempre bene rivolgersi ai vari centri antiveleni che sono presenti nei maggiori ospedali. Ecco I principali centri antiveleni italiani
Intossicazione da funghi: sindromi a incubazione corta
Sindrome muscarinica.
Intossicazione a carico del sistema nervoso centrale con vasodilatazione, rallentamento dei battiti cardiaci, restringimento delle pupilla, il tutto accompagnato anche da nausea, vomito e diarrea. Il veleno che provoca questa intossicazione è la muscarina, che a dispetto del nome è presente solo in quantità molto piccole in Amanita muscaria ed è molto più abbondante in altre specie fungine, quali le piccole Clitocybe bianche (C. dealbata, C. cerussata, C. phyllophila) e molte specie del genere Inocybe (tra cui I. patouillardii, considerata estremamente tossica, talvolta mortale).
Antidoti: Per questo tipo di intossicazione esistono però degli antidoti specifici, come il solfato di atropina e la tintura di belladonna.
Sindrome digestiva.
I funghi sono ricchi di una sostanza, la chitina, molto difficile da digerire e, inoltre, contengono in abbondanza uno zucchero, il trealosio, per la digestione del quale l’organismo elabora un enzima particolare, la trealasi. Mancando per carenze genetiche questo enzima, il trealosio fermenta provocando dei fenomeni diarroici talvolta anche molto importanti.
Ne consegue quindi che sia per abbondanza di libagioni, sia per carenze organiche, può succedere anche di sentirsi male dopo aver mangiato dei funghi considerati dalla letteratura sicuramente commestibili.
Tra questi ricordiamo: Clitocybe nebularis, Armillaria mellea, Amanita rubescens e altre.
Questa sindrome è possibile si manifesti anche nel caso di ingestione di funghi che contengono delle tossine con principi lassativi (Ramaria formosa, R. pallida e qualche boleto del genere Suillus). Non si tratta comunque mai di episodi molto gravi: si risolvono di solito nel giro di qualche ora, non appena lo stomaco e l’intestino riescono a espellere le sostanze che li hanno provocati.
Sindrome resinoide.
Si tratta di una sindrome gastroenterica molto violenta, che si manifesta in genere molto rapidamente dopo l’ingestione (da qualche minuto a qualche ora) con forti dolori di stomaco, vomito e diarrea. Le specie responsabili di questo tipo di avvelenamento sono: Tricholoma pardinum, Omphalotus olearius, Entoloma lividum, i boleti del gruppo di Boletus satanas, nonché alcune russule e alcuni lattari acri.
Intossicazione da funghi: sindromi a incubazione lunga.
Sindrome falloidinica.
Causata dalle tre amanite mortali: Amanita phalloides, A. verna e A. virosa, e soprattutto dalla prima di questa, non perché più velenosa delle altre, ma perché molto più diffusa. È questa l’intossicazione che causa il 90% degli avvelenamenti da funghi con esito mortale.
Vi sono però molte altre specie che provocano lo stesso tipo di avvelenamento, come molte piccole lepiote che crescono abbondanti nei parchi cittadini sotto ai cedri (Lepiota brunneoincarnata, L. subincarnata, L. josserandii ecc.) e alcune specie di galerine vicine a Galerina marginata.
I primi sintomi di questo tipo di avvelenamento si manifestano in media dopo 7-8 ore dall’ingestione, ma qualche volta anche il giorno dopo. Questo significa che al loro comparire, i veleni hanno avuto tutto il tempo per provocare dei danni, spesso irreparabili.
La sindrome comporta malessere generale, seguito da vomito e diarrea anche di grande intensità, con conseguente disidratazione, talvolta con qualche fase di miglioramento, seguita però dal riacutizzarsi dei sintomi. L’organo più colpito da questa intossicazione è il fegato, ma con conseguente compromissione dei reni e del cuore.
Questo avvelenamento è spesso mortale, ma anche nei casi più fortunati i danni a carico del fegato si soffrono per tutta la vita.
Sindrome orellanica.
È la più lenta a manifestarsi; appare anche dopo 10-20 giorni dall’aver mangiato i funghi e la diagnosi complicata proprio dal fatto che raramente si mettono in rapporto i disturbi che si manifestano con gli alimenti consumati magari una settimana prima.
Questo tipo di avvelenamento, spesso con esito mortale, è provocato da Cortinanus orellanus, C. specio-sissimus, C. splendens, ma anche da molti altri cortinari di colore giallo ocra-brunastro. L’intossicazione provoca danni soprattutto a carico dei reni, con insufficienza renale progressiva.
Sindrome gyromitrica.
Questo tipo di avvelenamento è dovuto principalmente a Gyromitra esculenta, ma anche a G. gigas, Helvdla infida e altri.
I veleni di questi funghi non sono di per sé molto potenti, ma hanno la prerogativa di accumularsi nel nostro organismo; si hanno cioè delle intossicazioni, talvolta anche gravi, da funghi considerati dalla letteratura commestibili.
I sintomi incominciano dopo 6 ore (a volte anche dopo 48) manifestandosi inizialmente con una fase gastrointestinale acuta (vomito e diarrea spesso violenti), che muta poi in crisi epatica spesso accompagnata da emolisi. Vengono segnalati anche episodi con esito mortale.
Intossicazione da funghi allucinogeni
Sindrome panterinica.
Le sostanze responsabili di questo tipo di intossicazione sono presenti in alcune specie del genere Amanita, in particolare A. pantherina, A. muscaria e sembra anche A. gemmata. Queste sostanze, a seconda di come si combinano tra di loro, provocano dei fenomeni di differente intensità.
Sono tutti comunque a carico del sistema nervoso, con ipertensione, tachicardia, vaso costrizione, talvolta con in più tutto un insieme di sintomi allucinogeni, tanto che, in alcune zone della Russia e dell’Alaska, A. muscaria veniva usata dagli stregoni per avere delle visioni. Questi fenomeni lasciano il fisico alquanto prostrato, ma solo raramente hanno esito mortale.
Sindrome psilocybina.
Sindrome di tipo allucinogeno dovuta alla presenza in alcuni funghi della famiglia Strophariaceae di un composto simile allo LSD, che venivano usati in alcune zone dell’America centrale per manifestazioni di stregoneria.
L’uso di questi funghi ha coinvolto ultimamente un numero sempre più grande di giovani, specialmente in Inghilterra e in altre nazioni del Nordeuropa, tanto che le specie responsabili sono vietate alla raccolta.
Sindrome emolitica.
Dovuta a tossine contenute in molte specie di funghi, abitualmente buoni (come numerose amanite e molti ascomiceti tipo le morchelle e Helvella) ma che provocano disturbi se mangiati crudi o cotti inadeguatamente. Queste tossine, che sono termolabili, vengono infatti eliminate da una cottura normale.
La sintomatologia si manifesta con disturbi di vomito e diarrea; la causa principale è dovuta alla distruzione dei globuli rossi del sangue a opera di queste tossine, con talvolta dei danni anche abbastanza gravi.