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L’Intervista de L’Indifferenziato a Erri De Luca

E’ Erri De Luca il protagonista del nuovo numero dell’intervista de L’Indifferenziato.

Ospitare il pensiero di uno dei maggiori scrittori contemporanei italiani è senz’altro un grandissimo traguardo per questa rubrica e per l’Associazione Culturale L’Indifferenziato.
Mai come in questo caso le presentazioni sembrano superflue, vista la celebrità del nostro gradito ospite: Erri De Luca nasce a Napoli nel 1950. Il suo primo romanzo  Non ora, non qui esce nel 1989 ma prima svolse numerosi mestieri manuali quali operaio, camionista, magazziniere e muratore.

Dalla biografia, presente sul suo sito, si può leggere che “nel  1999 è a Belgrado durante i bombardamenti della Nato, per stare dalla parte del bersaglio. A questo periodo risale l’amicizia con il poeta Izet Sarajlic di Sarajevo, conosciuto durante la guerra di Bosnia, e di Ante Zemljar poeta e comandante partigiano della guerra antinazista“.  Grande amante della montagna, pratica alpinismo: le sue montagne preferite sono le Dolomiti. Nel settembre 2013 e’ stato incriminato per “istigazione a commettere reati”, in seguito a interviste in sostegno della lotta NOTAV in Val di Susa. Il processo iniziato il 28 gennaio 2015 si è concluso dopo cinque udienze il 19 ottobre 2015 con l’assoluzione ” perché il fatto non sussiste.

Nel video in seguito la dichiarazione spontanea durante il processo.

Oggi vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi.

 

L’Intervista de L’Indifferenziato a Erri  De Luca

Intervista Erri De LucaDa dove e come nasce un romanzo di Erri de Luca? Cosa significa per lei “scrivere”?

Dalla vita svolta, da fatti accaduti, dall’ascolto di storie: una di esse diventa premura di mettermi a scriverla. Lo faccio a penna su quaderno e questa lentezza mi aiuta a svolgerla.

Cinque aggettivi ( con le relative motivazioni) per descrivere l’Italia di oggi?

Corrotta, per primato riconosciuto ufficialmente in Europa, familiare perché questo vincolo tiene anche dentro nuclei disastrati, impareggiabile per concentrazione di cultura e bellezza, contadina perché il vino è il nostro prodotto più esportato e l’agricoltura sta aumentando di nuovi addetti, solidale perché il volontariato costruisce e regge il vero prodotto interno lordo, quello del darsi una mano.

Nel suo ultimo lavoro, “La Natura Esposta”, ha affrontato tra gli altri, il tema dei migranti. Crede che l’Europa, nel futuro prossimo, riuscirà, finalmente, a crescere e a diventare matura per affrontare collettivamente questa sfida?

I flussi migratori non possono essere fermati e l’Europa ha bisogno di nuova manodopera, dunque la fantomatica integrazione avviene continuamente, attraverso il lavoro, la scuola, la musica, il cibo, le festività religiose. L’Europa è una esperta mangiatrice di risorse umane.

Da uomo di cultura, come spiega la crescita esponenziale del razzismo e della xenofobia che stiamo vivendo nel mondo contemporaneo? In un rapporto causa-effetto, è il razzismo che alimenta partiti di ultradestra, o sono le idee dei vari Salvini, Le Pen, Orban che inducono nel popolo queste convinzioni?

La destra è ridotta a aizzare paure e sentimenti di avversione, non propone, specula sul lato peggiore di ognuno di noi. La sua presenza ci stimola a essere più aperti, più attenti. Si possono sfruttare in politica anche i sentimenti opposti, di coraggio, di solidarietà, di ospitalità.

In passato sugli anni di Piombo ha dichiarato: “Io non li chiamo così. Saranno stati anni di piombo per gli idraulici che ancora facevano gli scarichi con quel materiale, non era ancora arrivato il pvc”. In che modo definirebbe, quindi, quella stagione politica?

Li chiamo anni di rame, buon conducente di elettricità, perché l’Italia era un circuito elettrico di lotte che collegavano sud e nord, studenti e operai, braccianti e soldati di leva. 

Guardando, indietro, rifarebbe tutte le scelte che ha compiuto? In particolare sarebbe ancora un militante di “Lotta Continua”?

 Ho partecipato di grandi movimenti perché c’erano e non potevo disertarli. La sua domanda è inapplicabile a oggi che sono un cittadino singolo e senza appartenenza a una comunità di lotta politica.

Che idea si è fatto riguardo il referendum Costituzionale del 4 dicembre? Ritiene questa riforma un momento cruciale per lo sviluppo democratico ed economico del Paese, come ha dichiarato il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, o crede sia un inutile stravolgimento della Carta Costituzionale, utile solamente ad accentrare il potere nelle mani di pochissime persone, come sostengono i comitati del No?

Considero la Costituzione l’equivalente laico di un testo sacro, dunque per me è intoccabile. Contiene il più alto ideale di democrazia, qualunque intervento non la riforma, la guasta.

«La Tav va sabotata, ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti… Sono necessarie a far comprendere che la Tav è un’opera inutile e nociva… Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni, il sabotaggio è l’unica alternativa», per queste sue parole pronunciate in Val di Susa ha subito un assurdo processo per “istigazione a commettere reati”. Il 19 ottobre del 2015 è stato assolto perché il fatto non sussiste.  Mi piacerebbe chiederLe, cosa pensa della Giustizia, intesa come istituzione: Erri De Luca crede nella Giustizia e nell’opera della Magistratura?

Credere nella magistratura è un atto di fede e io non sono credente. Ogni processo è un caso a parte, ogni magistrato è una persona a sè. 

Napoli, oggi, non può fare mosse liberatorie, il nemico lo ha dentro: è la sua distanza dal resto d’ Italia. È stata una capitale europea troppo a lungo per accontentarsi di essere solo un capoluogo di regione, questo ne fa un’ isola anomala”. Cosa servirebbe oggi a Napoli per essere ed essere considerata una capitale europea? Lei spesso in passato ha definito Roma e Napoli non appartenenti al centro-sud ma al mondo intero, forse è proprio questa consapevolezza  ed aspirazione che manca alle due “capitali” oggi?

 Roma e Napoli sono città stato, come Atene e Sparta nell’antica Grecia, fanno storia a sé. Oggi Napoli ha un sindaco magistrato eletto due volte dal popolo e non dai partiti. Ha congelato il malaffare che rischia di morire per inedia. Napoli oggi è un esperimento italiano.

Restando a Napoli, se chiude gli occhi quali sono le prime tre immagini che le vengono in mente della città partenopea?

Il molo di Mergellina

Molo di Mergellina

Molo di Mergellina

il Forte di Sant’Elmo

Forte Sant'Elmo

Forte Sant’Elmo

la via Monte Di Dio in cui sono cresciuto.

Via Monte di Dio

Via Monte di Dio

In chiusura apriamo uno sguardo sul futuro. Viviamo in un epoca estremamente complessa e delicata. Qual  è la preoccupazione maggiore di Erri de Luca verso il futuro e quale la sua più grande speranza? In ultima battuta, cosa consiglia di fare ad un ventenne del 2016?

Non ho figli e perciò sono poco interessato al futuro. Mi piace immaginare una generazione successiva che inaugurerà la grande economia della riparazione di tutti i guasti che abbiamo accumulato. Noi siamo una generazione sperimentale, assorbiamo e moriamo per agenti e radiazioni che nessuno della specie umana ha conosciuto prima di noi. Siamo cavie di noi stessi. Immagino una generazione nuova che si metta il camice e faccia risanamento.

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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