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De Gregori: chiamatelo Artista!

Per lui, per il musicista che non ama farsi chiamare né poeta né cantautore ma per brevità soltanto artista, per colui che la musica lo ha apostrofato regalmente con l’appellativo di ‘principe’, avevo in mente qualcosa di diverso, qualcosa che non seguisse le ‘regole’ del buon giornalismo, della bella scrittura, ma qualcosa che fosse solo dettato dall’ammirazione e dalla stima che io provo verso chi si cela dietro la colonna sonora della mia vita. Lui, Francesco De Gregori.

L’ho conosciuto, musicalmente, allo scoccare dei miei 20 anni ma già qualche anno prima mi ero imbattuta in qualche suo gioiello disseminato per casa, tra Antonello Venditti, Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla, tre dei suoi ‘compagni di viaggio’. Venditti ha segnato il suo esordio con “Theorius Campus”. Correva l’anno 1972, mentre Venditti cantava “Roma Capoccia”, De Gregori deliziava con “Dolce Signora che bruci” e cominciava forse a capire di voler far quello per tutta la vita. Per i critici del tempo era un innovatore, per i più impietosi quasi ermetico, per il pubblico un genio. Dopo arrivarono Alice, Rimmel, Pablo, Buonanotte Fiorellino, Niente da capire, Buffalo Bill, Atlantide, Santa Lucia, Festival, Generale, Stella Stellina, Viva l’Italia. Non ero ancora nata ma sarei venuta al mondo soltanto per ascoltarne una e per “Titanic”, il mio disco preferito. Inciso giusto un decennio dopo il suo debutto, sarebbe stato figlio del suo incontro precedente con Dalla e con De André. “Canzone per l’estate” avrebbe consegnato alla storia il suo sodalizio con il cantastorie della ‘Scuola di Genova’: “Com’è che non riesci più a volare?”.

Alcuni dei suoi versi hanno segnato dei momenti precisi della mia vita, qualche situazione scomoda, qualche mio sbalzo d’umore, qualche incontro strambo, qualche precoce addio. Poi una frase mi ha cambiato l’esistenza. “Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, giurò che lo farò”. Mi ci rispecchiavo in quella donna cannone che non aveva paura di essere bella come voleva qualche brutto screanzato. Nel 1985 sono venuta al mondo e con me ‘La storia’, e lui che diceva ‘Siamo noi questo piatto di grano’. Poi ‘Mimì Sarà’ e ‘Il Canto delle Sirene’ hanno preceduto di poco le sue “Canzoni d’amore”, l’inizio di un nuovo decennio. Gli anni Novanta. Ho girato l’Italia con ‘Viaggi & Miraggi’ e mi sono chiesta più volte il perché ‘non si deve provare a provare’. ‘Amore nel pomeriggio’ è il disco del nuovo millennio e quel suo ‘cuoco di Salò’ alzò un polverone. Racconta di come morirono i repubblichini, senza però assolverli. Lui, appassionato da sempre di storia, trova sempre l’ispirazione giusta per narrare dei fatti. Molti si sono ‘appropriati’ di ‘Sempre e per Sempre’ perché forse tutti giurano, almeno una volta nella vita, di rimanere ‘dalla stessa parte’. Poi chissà se mantengono la promessa. Fischi del vapore, padroni, e canti di lavoro in coppia con Giovanna Marini fanno rotta verso il folk e la musica popolare. E non ci dispiace affatto. ‘Pezzi’ e ‘Calypsos’ hanno 11 mesi di differenza, tra il 2005 e il 2006, e molti affermano che sono i tempi in cui De Gregori si avvicina come non mai allo stile di Bob Dylan. Fino a che sopraggiunge il 2008 e il suo valzer lento dal titolo ‘Per brevità chiamato artista’.

Una nuova estate lo vede protagonista di molti palcoscenici italiani. Io aspetto ansiosa il 5 settembre per rivederlo e riascoltarlo, come se tutte queste canzoni le avesse scritte solo per me e come se io fossi magicamente il suo ‘angelo di Lyon’. Lui… ‘Principe da palcoscenico e vittima d’aprile, che calcola i cani che macina i cuori e dà  la buonanotte ai fiori. Doppio come un doppio gioco se dice oggi intendeva domani. Lo zoppo che cammina dritto e il pittore senza mani. Invitaci stasera a cena basta che mi chiami’.

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Clauz
Sono nata 26 anni fa, in un paese del casertano, in una domenica di giugno quando Johnny Depp compiva appena 22 anni. Sono cresciuta tra le Barbie, le formule chimiche di mia madre, il Commodor 64 di mio fratello, i marchingegni di mio padre, il pane di mia nonna e le macchine fotografiche dei miei zii. Non ho talenti particolari: non suono alcun strumento musicale, non pratico alcuno sport, non so disegnare nè tantomeno cantare. So fare una sola cosa: scrivere. Laureata in Giornalismo, provo ad essere una freelance. Dopo essere entrata nell'Albo dei Pubblicisti, ho cominciato a collaborare con Il Mattino. Ora collaboro pure con L'indifferenziato!

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