La 43esima edizione della Coppa America, che si è svolta in Argentina dall’1 al 24 luglio, ha visto il trionfo dell’Uruguay che si è imposto in finale sul Paraguay con un sonoro 3-0. La “Celeste” si è dunque confermata ai massimi livelli calcistici migliorando il già sorprendente quarto posto del mondiale sud africano.La nazionale uruguayana è un mix perfetto tra la qualità di Suarez, Forlan e Cavani, il cuore e la forza fisica di atleti come Perez, Lodeiro e Alvaro Pereira e la solidità difensiva di Muslera, Lugano e Godin. A guidare questa nuova corazzata del calcio mondiale c’è “El Maestro” Oscar Taberez, che è riuscito a creare un gruppo coeso, unito, in cui la classe dei singoli e al servizio della squadra.
Proprio questa caratteristica è mancata alle due grandi deluse di questa edizione: il Brasile e l’Argentina.La Selecao e la Selección non hanno mai impressionato nel torneo, giocando un calcio molto al di sotto delle loro enormi potenzialità. I sogni delle due super potenze del calcio sud-americano erano riposti solo e soltanto sulle giocate dei singoli.L’Argentina, del CT Batista,squadra di casa si era affidata alle mani di Messi, Aguero e Higuain, però l’Albiceleste per tutta la durata del torneo è stata in palese difficoltà nella fase difensiva e nella gestione della palla a centrocampo. Messi era costretto a prendere palla sulla linea mediana e gli avversari moltiplicando la marcatura riuscivano a fermare il talento della Pulce.
Il Brasile di Mano Menezes,ha pagato una scarsa condizione fisica e la carenza di giocatori di elevato spessore tecnico a centrocampo. Sembra una bestemmia ma è cosi, la nazionale verde-oro da molti anni a questa parte non riesce a trovare centrocampisti capaci di imbastire una manovra di qualità. Inoltre il trio offensivo,Pato-Robinho-Neymar, molte volte è risultato troppo “leggero” fisicamente e si è sentita la mancanza di “O Fabuloso”.
Un’altra grande sorpresa e il Paraguay, pochi fronzoli e tanta sostanza (muscoli e calci), del CT Martino che è arrivato a giocarsi la finale con l’Uruguay. La caratteristica principale di questa nazionale è stata sicuramente la grande forza difensiva. Uomo simbolo del Paraguay è sicuramente il portiere para-tutto Villar. C’è da dire che se il Paraguay vorrà in futuro diventare una big dovrà lavorare molto sulla fase offensiva, infatti, la squadra è arrivata in finale senza vincere una partita nei tempi regolamentari.
La Coppa America 2011 ha visto anche i grandi risultati di Venezuela e Perù che sono arrivate in semi-finale. Da segnale nel Perù le ottime prestazioni del bomber in forza all’Amburgo Guerrero, e nel Venezuela un’ottima disposizione tattica; per la La Vinotinto, si tratta del miglior risultato di sempre.
Questa competizione ha ricordato a tutti che il calcio è un gioco di squadra, in cui non è il gruppo che gioca per i singoli, ma sono i singoli che devono mettersi a disposizione della squadra e ha rilevato ancora una volta che l’allenatore non deve essere solo un motivatore, più o meno bravo, ma deve curare la parte tattica in maniera maniacale, insomma come diceva Arrigo Sacchi: “Durante una partita di calcio, ciascuno di voi tocca la palla per due minuti. Su quei due minuti non ho nulla da dire: con la palla tra i piedi siete più bravi di me. Io sono qui per insegnarvi cosa fare negli altri ottantotto”.