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“Nella mente dell’S.I. di Firenze”: la presentazione

Il professore Sidoti presenta Mirco Zurlo

Lo scorso fine settimana presso il Palazzo Rescigni di Isoletta d’Arce si è tenuta la presentazione del libro di Mirco Zurlo dal titolo “Nella Mente dell’S.I di Firenze”, che analizza il caso criminale diventato noto all’opinione pubblica come “i delitti del Mostro di Firenze”. Certamente il fatto di cronaca nera, con otto duplici omicidi commessi tra il 1968 e 1985, nelle campagne toscane, tra i più complessi e misteriosi avvenuti in Italia.
Sull’argomento esiste una bibliografia sterminata, ma tra i libri più esaustivi e completi troviamo quest’opera prima del dottore in Psicologia Clinica e in Scienze dell’Investigazione, Mirco Zurlo, introdotto sapientemente dal professore del corso di studi de L’Aquila, Francesco Sidoti, sociologo e criminologo.
Per i più, superficialmente, questa tremenda vicenda, ha già dei colpevoli: Pacciani e i suoi “compagni di merende”. Ma andando nel dettaglio e sfogliando le pregevoli pagine del volume emergono in maniera evidente dubbi e perplessità. Solo 4 degli 8 duplici omicidi hanno ufficialmente dei colpevoli: per il primo è stato condannato Stefano Mele; per gli ultimi 4 sono considerati esecutori materiali Pacciani, Vanni e Lotti su mandato di ignoti; gli altri 3 sono, ad oggi, delitti irrisolti senza responsabili.
Sia nel libro che nella suggestiva presentazione, Mirco, ci spiega la sua visione del caso partendo dagli strumenti e dai modelli teorici che ha utilizzato per analizzare le innumerevoli fonti processuali, investigative, giornaliste, criminologiche, storiche, psicologiche, criminalistiche.

Nel complesso emerge chiaramente la sua scrupolosa e metodica analisi, compiuta con un magistrale lavoro a ritroso di sottrazione, comparando tutte le prove, passando dalla pistola ai proiettili, dai fattori geografici al modus operandi per giungere a stilare un dettagliato profilo criminale del soggetto ignoto con particolare attenzione per gli aspetti che caratterizzerebbero la sua personalità.
Nel corso della presentazione, il dottore Zurlo, ha provato a rispondere in maniera esaustiva alle sei domande che la criminodinamica si pone nell’analisi di un caso criminale:
Cosa? (8 duplici omicidi di coppiette appartate in auto), Dove? (Nelle campagne dell’hinterland fiorentino), Quando? (Tra il 1968 e il 1985), Come? (Pistola calibro 22 e arma bianca + Modus Operandi ricorrente) Infine il Perché?  e il Chi? sono stati volutamente rimandati alla lettura approfondita del lavoro.

Una citazione di Sherlock Holmes, riportata dal Professore Sidoti, racchiude alcuni aspetti del lavoro di Mirco Zurlo:
“Non esistono delitti perfetti, ma solo investigatori distratti”.
Questa frase può, in parte, dare un senso ad una storia che da oltre 50 anni continua a far parlare di sé. Nel testo, molte risposte trovano il loro disvelamento e l’autore, come un chirurgo, ricuce storie, fatti e ipotesi.
Il libro dimostra, come sottolineato dal professore Sidoti, che Mirco Zurlo, non appare affatto un investigatore distratto, anzi…

Non vi resta che leggere il suo appassionante libro, per conoscere tutti i dettagli e l’incredibile mole di lavoro svolto nella complessa e sistemica analisi del caso.

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Mauro Stracqualursi
"Bisogna sempre essere ebbri. Tutto è in questo:è l'unica questione. Per non sentire l'orribile peso del tempo.. che vi rompe le spalle e vi curva verso la terra... Dovete inebriarvi senza tregua.[...] Ma di che? Di vino,di poesia o di virtù,a Vostro talento. Ma inebriatevi. E se talvolta sui gradini di un palazzo, sull'erba verde d'una proda, nella solitudine tetra della Vostra camera, Vi destate, diminuita già o svanita l'ebbrezza, domandate al vento, all'onda, alla stella, all'uccello, all'orologio, a tutto ciò che sfugge, a tutto ciò che parla, domandate che ora è: ed il vento, l'onda, la stella, l'uccello, l'orologio, Vi risponderanno: E' l'ora di inebriarsi! Per non essere schiavi martoriati del Tempo, inebriatevi,inebriatevi senza posa! Di vino,di poesia o di virtù... a Vostro talento.." "Inebriatevi" - C. Baudelaire.

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