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Good Bye Discazzin!

Ieri sera, nel nostro solito bar, tra le varie chiacchiere che umidicce scorrevano sul bancone insieme a un cospicuo numero di birre, mi si faceva notare il singolare vezzo di un noto membro della comunità sangiovannese. Il suo nome è Marco Discazzi, già citato dall’esuberante White Riot nell’ irresistibile Codice Fardi, e la sua peculiare abitudine consiste nel bere birra in bicchiere dopo averla versata dalla bottiglia. Vi starete chiedendo “beh?  Che c’è di strano”? Niente, se ci trovassimo in un altro paese. Ma si dà il caso che siamo a San Giovanni Incarico, e consumare birra in tal maniera in un bar dove si serve birra alla spina è un’anomalia non da poco. Un’usanza desueta, perdonate la ridondanza. Come vedere un film in videocassetta o andare a mignotte senza preservativo. E per di più c’è un grosso rischio da considerare:  la pellicola potrebbe tradire le attese.

Prendo atto della bizzarra consuetudine del Discazzi e, dopo una divertita reazione di stupore, una riflessione sorge spontanea dalle mie mal ridotte sinapsi: Marco Discazzi è il vero e unico nemico della modernità, il primo degli “indignados”, nonchè ultimo dei romantici. Sì, definizioni ed epiteti pesanti, ma quantomai veritieri. Perchè dovete sapere che il Discazzi rifiuta” l’alcolico biondo” alla spina non per una questione di gusto o di praticità, bensì per un semplicissimo ma incrollabille complesso di nostalgia. Non gliene frega niente, al Discazzi, se è rimasto il solo a San Giovanni Incarico ad arredare il tavolino a cui siede con solinghe bottiglie 0.66 di Nastro Azzurro. Non vuole, non può e non deve arrendersi agli usi e ai costumi del presente, così privi di poesia e calore. Egli preferisce vivere nel passato, poichè crede fermamente che un’esistenza cristallizzata nei  ricordi sia più autentica della realtà sensibile che vive oggi. Non si tratta di un dozzinale e scontato “era meglio prima”, non rimpiange i vecchi politici, i valori di una volta, la Cardinale da giovane o la nazionale di Bearzot. Probabilmente sotto gli aspetti più pratici la sua vita ha anche avuto dei miglioramenti con il progresso, ma questo non ha importanza; a che serve non fare file all’uffico postale se non posso più vedere Maria Montessori sui miei soldi?

Discazzi vuole, con grande tenacia, tenere in vita il suo personalissimo piccolo mondo antico, e con esso i suoi problemi, le sue gioie e la sua confortevole quotidianità. Quando, felice, versa la birra nel bicchiere, il formarsi della schiuma gli inebria lo sguardo e, delicatamente, lo riporta indetro nel tempo. Alla stregua di Swann, protagonista della proustiana Recherche; certo, in quel caso era la fragranza della madeleine appena intinta nel thè a risvegliare i ricordi d’infanzia del tormentato personaggio creato da Proust. Ma questi sono dettagli. Parafrasi, che come sappiamo uccide la poesia. A’ la recherche de la biere perdue dunque, sebbene Discazzi sa benissimo che la birra, in sua presenza, perduta non è andata mai.

Mi viene in mente il film Good Bye Lenin! in cui Alex, giovane protagonista del film ambientato nella Berlino Est degli anni ’80, si prende cura della madre caduta in coma dopo un infarto. Il problema è che la genitrice è una fervente socialista devota alla causa della  DDR e, al momento dell’inatteso risveglio, le cose sono profondamente cambiate: il muro è crollato e le due Germanie si avviano verso la riunificazione. Per evitarle uno shock emotivo che potrbbe rivelarsi fatale, Alex nasconde la realtà alla madre (costretta a letto da una delicata convalescenza) allestendo una pantomima curata nei minimi dettagli; giornali e riviste dell’ormai defunta DDR, prodotti alimentari presi dagli scaffali vuoti di negozi abbandonati nell’ex Berlino Est. Persino le trasmissioni televisive sono le stesse di sempre, con i tg di partito e i cinegiornali che esaltano la grandezza e il valore del Socialismo. Come Alex, anche Discazzi cerca con tutte le forze di preservare il volto liscio del passato dalle rughe della modernità. Di rimandare, pur rasentando il ridicolo, l’avvento brutale del cambiamento. Se potesse pagherebbe in lire, farebbe telefonate dalle cabine a monete,  fumerebbe le “nazionali sfuse”, ascolterebbe musica dal mangianastri e si presenterebbe con dei fiori al primo incontro con una ragazza. E, ancora come il protagonista della pellicola, vorrebbe una Germania divisa, per continuare a credere che Est e Ovest siano le due uscite del casello autostradale quando si arriva in terra teutonica.

Ignora cosa sia un i-Phone, chi sia (stato) Steve Jobs, e non ha mai sentito nominare la parola social network. Rifiutando qualsiasi forma di progresso tecnologico, Discazzi assurge automaticamente al ruolo di strenuo oppositore del  capitalismo, del mercato azionario e della famelica globalizzazione. Il crine ricciuto, la carnagione scura e la pingue silouhette di questo nostrano antieroe danno una nuova identità all’archetipo del no global. Discazzi, autentico e solo “indignado”, è il simbolo di una stoica resistenza alla crisi economica e sociale che sta divorando le coscienze degli esseri umani, sempre più inaridite dalle logiche del consumismo compulsivo e dall’inestirpato assioma “produci, consuma, crepa”.

Nel loro secondo album Bachelite, gli Offlaga Disco Pax rendono omaggio all’atleta russo Vladimir Yashchenko con il brano Ventrale. Yaschenko, la cui disciplina era il salto in alto, fu l’ultimo degli atelti ad affrontare l’asticella con la tecnica ventrale appunto, di pancia, rifiutando di convertirsi alla più agevole, diffusa e ancora attuale tecnica Fosbury (di schiena). Divenne il volto della resistenza socialista all’egemonia culturale e politica dell’Occidente di stampo americano. Sebbene Discazzi sia quanto di più lontano dall’atletica leggera, io lo vedrei bene nell’atto dello scavalcamento ventrale dell’asticella, che probabilmente cadrà, toccata dalla voluminosa e debordante pancia. Ma non fa niente, perchè Discazzi ha già vinto. No pasaràn! 

 p.s. Ringrzio White Riot per avermi fatto conoscere il brano degli Offlaga. E per avermi fatto ricredere sul nazimaoismo e le ragazze madri.

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Dario Corsetti

un Commento

  1. Panz

    Altro titolo plausibile per questo articolo…Message in a bottle!

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