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Cattive Acque, storie della Valle del Sacco

“…Per oltre cinquant’anni, da queste parti, si è pensato solo a produrre. Il fiume era una vacca da mungere, una ricchezza da spremere fino al midollo. L’industrializzazione, in queste terre, è arrivata così, con un piglio folle e spietato. S’è presa la valle a forza di zampate di cemento e lamiera, e s’è riversata nel Sacco come quel liquido verde e cocente. La modernità ha violentato questa valle per decenni, dopo averla adescata con un sogno di ricchezza duratura. Poi però l’ha abbandonata al suo destino e ai suoi incubi. Proprio come avrebbe fatto uno stupratore, un bruto non certo guidato da un demone forte, gagliardo, con gli occhi infuocati. A dominare gli uomini, qui, è arrivato un demone flaccido, pretenzioso e miope.” Carlo Ruggiero

Il secondo libro di Carlo Ruggiero, Cattive Acque – Storie della Valle del Sacco, rappresenta la sintesi perfetta di quello che i luoghi di buona parte di questa provincia erano e sono purtroppo diventati gettando al vento le immense potenzialità e possibilità. In quello specchio di acqua descritto nelle pagine finali, quell’oasi di paradiso e tranquillità chiamata Lago di San Giovanni Incarico, è rappresentato l’immenso potenziale inespresso di una terra che ha perso la sua genuinità e che adesso si trova a combattere per la sua sopravvivenza contro i mostri creati dal suo passato recente. A pochi metri da lì termina la sua corsa sfinita il Sacco, lì si incontra con il “Verde Liri”, lì poteva esserci un centro nevralgico per lo sviluppo turistico del Basso Lazio anche grazie ai resti romani della città di Fabrateria Nova creando un unicum di livello nazionale, lì c’è una storia scritta male che avrebbe dovuto avere un altro finale. Una metafora perfetta.

Cattive acque, copertina libroUn fiume, una valle, la storia della nostra provincia. Una trasformazione genetica: il DNA contadino che si tramuta in industriale. Una mutazione avvenuta a tappe forzate e senza alcun riguardo per il territorio, ma la natura può subire in silenzio, può sopportare, a volte sembra quasi dimenticarsi di noi. Poi con il tempo, però, ci mostra le sue ferite e il suo corpo martoriato ci ricorda che noi stessi siamo natura. Così le acque dei fiumi utili e preziose per le colture e per la sopravvivenza diventano “Cattive Acque”, nemici spietati, silenziosi che ci uccidono. Betaclorocicloesano, cianuro, lindano,  metalli pesanti, acque tossiche: quando mai la signora Annina avrebbe pensato di imbattersi in queste parole tanto difficili e pericolose. Quando avrebbe pensato che la morte delle sue mucche avrebbe fatto il giro del mondo. Lei che ancora adesso crede che quelle mucche siano state avvelenate da qualche contadino geloso del suo allevamento, non può concepire nella sua ferrea logica che siano state proprio il cianuro contenuto nelle acque del suo fiume, quello sul quale lei è vissuta in cui probabilmente avrà fatto il bagno, la causa della morte delle sue bestie.

Nei fiumi non scorrono solamente acque ma anche storie, le valli sono delle genti che le abitano ed allora il libro regala spazio proprio a questi racconti: c’è quello di Letizia che ha visto la sua casa incenerirsi dalla polvere nere della Marangoni Tyre e vicini morire di tumore uno dopo l’altro, oppure ci sono i racconti di Luigi, testimone chiave dei primi processi sulla vicenda, che dopo una vita in fabbrica a Colleferro il beta-hc ce l’ha nel sangue e che non si dà pace per i suoi colleghi morti uno dopo l’altro, ci sono i numeri drammatici delle pile di documenti che riguardano la diffusione delle malattie tumorali, ma c’è anche l’associazionismo dei giovani di Retruvasa che hanno ridato la vita e la speranza ad uno dei tanti capannoni abbandonati.

Cattive Acque è uno di quei saggi che si possono definire essenziali per chi vive su questo territorio, per chi sente queste terre sue ed è orgoglioso, nonostante i mille problemi che ci attanagliano e ci opprimono, di essere nato e vissuto proprio qui. Non ci si può nascondere, dietro i non so, i non ci riguarda, oppure rassegnarsi al vittimismo: conoscere e comprendere queste vicende deve essere la base per non commettere nuovi errori e per combattere i soprusi che ancora oggi ci vengono perpetrati. Proprio seguendo quest’ottica, l’autore Carlo Ruggiero, come già anticipato, chiuderà il progetto dell’Associazione Culturale L’Indifferenziato, “Dal libro alla realtà” dedicato ai ragazzi della terza media di San Giovanni Incarico. Abbiamo il dovere di spiegare loro cosa è successo a pochi km dalle loro case, abbiamo l’esigenza di creare una coscienza civica ed ecologica diffusa, l’unica speranza per iniziare un nuovo corso alla nostra storia.

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...
Sali