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LIB(e)RO PENSIERO n.21 – Il democidio

scontri Ucraina“Noi soffriamo di una malattia mortale e ci affanniamo invece di curare un dito ferito. Non ha forse il Leviatano del potere politico inondato la Terra con un diluvio di sangue, come se egli fosse stato creato per giocare a divertirsi con lei?” (Edmund Burke)

 

DEMOCIDIO: uccisione di persone o popolo da parte del governo; il termine include anche il genocidio, il politicidio e l’omicidio di massa.

<< Rudolph J. Rummel è uno dei maggiori scienziati della politica del mondo. Eppure la sua opera è nota quasi esclusivamente nell’ambiente accademico americano e agli studiosi europei di Relazioni Internazionali. Le ragioni della scarsa notorietà dello scienziato verso il grande pubblico (anche se già candidato al Premio Nobel per la pace e Professore Emerito di Scienza Politica dell’Università delle Hawaii), dei suoi voluminosi e dettagliati studi, basati su una metodologia empirica e statistico-matematica minuziosa e competente, sono riassumibili in un semplice fatto: l’oggetto della sua rigorosa ricerca è urtante e scomodo. Nel corso della sua lunga e scrupolosa carriera di studioso egli infatti ha posto nel fuoco della sua analisi il problema della violenza politica, sia internazionale (la guerra), che ‘interna’ alle aggregazioni politiche e la ricerca delle sue cause. Venticinque anni di ricerche condotte con stringente metodologia empirica lo hanno condotta a individuare un nesso inequivocabile fra concentrazione del potere politico e violenza, correlati in misura direttamente proporzionale e riassumibile nella formula, di stampo ‘actoniano’: il potere uccide; il potere assoluto uccide assolutamente. […] La principale conclusione alla quale approda Rummel, è che la concentrazione del potere è la cosa più pericolosa che possa esistere sulla terra e i suoi detentori possono frequentemente trasformarsi in assassini…

[…]

Rummel si accorge, in un continuo andirivieni analitico fra dimensione ‘interna’ e ‘internazionale’, che nel XX secolo non ci sono stati solo 38 milioni di morti in guerra e  genocidi mirati, ma circa 170 milioni di persone, ossia quattro volte tanto le vittime provocate da tutte le guerre del secolo, civili o interstatali, sono state uccise a freddo (non per scopi bellici) dai governi: soprattutto da quelli nelle mani dei quali il potere è più concentrato e assoluto.

Questa sconvolgente scoperta, cioè che la concentrazione del potere negli Stati più coerenti con la loro natura di monopolisti della violenza è più letale delle guerre civili e di quelle interstatali, anche di quelle totali (prive di limitazioni), aprirà a Rummel la via alla teoria del ‘democidio’: i governi, in misura direttamente proporzionale al grado di concentrazione del potere del quale dispongono, uccidono i popoli assoggettati e disarmati in modo freddo, pianificato, spesso prefissando le quote di cittadini da eliminare. Maggiore è il potere concentrato negli Stati, maggiori sono le probabilità che le persone vengano uccise dai poteri pubblici e spogliate dei propri beni. I genocidi e i politicidi (eliminazione degli oppositori politici) costituiscono solo componenti infinitesimali del democidio, omicidio di massa intenzionale e sistematico perpetrato dai governi, dalle classe politiche che si stanno impadronendo di una macchina statale o che cercano di consolidarla.

[…]

D01Cosa ha reso possibile le dimensioni del democidio del XX secolo? Se la teoria di Rummel è corretta, la ragione va cercata nella sovranità assoluta, nella concentrazione del potere favorita dal monopolio della violenza, caratteristica primaria degli Stati, accoppiata a ideologie legittimanti, ma criminali, prodotte e fatte accettare dagli uomini che impersonano lo Stato.

[…]

Le cause dei democidi, così difficili da concepire e comprendere, richiedono la cooperazione e lo sforzo esplicativo di tutte le scienze biologiche, umane, politiche e sociali. Tuttavia, già dall’acquisizione rummeliana sulle conseguenze della concentrazione del potere, si intravede una parte di quei vasti orizzonti d’indagine, di quel continente inesplorato che lo studioso americano dischiude. Il potere centralizzato e illimitato infatti è una solida base per identificare le condizioni e le opportunità, il contesto favorevole al verificarsi dei democidi. Intanto, le dosi di paura e di terrore necessarie per conquistare e mantenere il potere aumentano in misura direttamente proporzionale alla posta in gioco. Il tentativo di instaurare una gestione monopolistica della violenza su vasta scala, incontrando più resistenze del previsto, si trasforma facilmente in regime di terrore  ed sterminio pianificato. Aggregazioni politiche del tipo statuale moderno, poi, che per loro natura esigono unità e omogeneità interne, fino al delirio della formazione dell’uomo e della società ‘nuovi’, sono spinte a eliminare tutto quello che deborda, in quanto non assimilabile, da questo “letto di Procuste”. Il monopolio della violenza è il presupposto, il carattere ‘strutturale’ che consente il democidio; la logica dell’unità-omogeneità ne è il motore principale.

[…]

La legittimazione dei delitti di massa compiuti dai governi esenta gli attori responsabili dai vincoli morali che normalmente si applicano alle persone e passa per la capacità funzionale di mantenere l’ordine interno. In nome della salvezza dello Stato e della nazione, i ‘nemici’ interni di queste dinamiche statuali implicite (colore che non accettano di essere uniformati, che sono recalcitranti o inadatti alle pratiche egualificanti del potere, oppure ontologicamente ‘non-uniformabili’), vanno eliminati in quanto minacce permanenti. Il democidio è il prodotto immancabile di queste circostanze, accompagnate da un odio viscerale per la diversità, per il pluralismo, per tutto ciò che contrasta con la coerenza unitaria dell’order imposto all’interno dello Stato. Viene condotta da agenti governativi, la burocrazia statale moderna (strumento di funzione sovrana), attore primario di democidi  resi “affare di ordinaria amministrazione”. Impersonale  e leale nei confronti di chi detiene il potere, che la premia favorendone, per la loro fedeltà, i quadri peggiori, essa agisce indisturbata…>>.

(Alessandro Vitale, “Introduzione” a Rudolph J. Rummel, “Stati assassini. La violenza omicida dei governi”, Rubettino, Roma 2005, pp. IX-XIV, XIX-XXI )

<< Il potere uccide; il potere assoluto uccide in modo assoluto. Questo nuovo Principio del Potere emerge dai miei precedenti lavori sulle cause della guerra ed è il tema centrale di questo libro sul genocidio e sull’omicidio di massa, che ho definito ‘democidio’. Più il potere è concentrato nelle mani di un governo, più potrà agire arbitrariamente in base ai capricci e ai desideri delle élites dominanti, più questo governo tenderà a fare la guerra agli altri governi e più facilmente ucciderà i propri sudditi e quelli stranieri. Più limitato è il potere di un governo, più il potere è frammentato, controllato e bilanciato, meno risulterà aggressivo verso l’esterno e meno potrà commettere un democidio >>.

Rudolph J. Rummel, “Stati assassini. La violenza omicida dei governi”, Rubettino, Roma 2005, pp. 4, 41.

 

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"Quando non si conosce la verità di una cosa, è bene che vi sia un errore comune che fissi la mente degli uomini. La malattia principale dell'uomo è la malattia inquieta delle cose che non può conoscere; e per lui è minor male essere nell'errore che in quella curiosità inutile".

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