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Famiglie italiane in crisi – il credito di plastica

Uno studio della Banca d’Italia conferma il nostro paese (già ultimo nel 2008) come il più insolvente nel credito al consumo su una selezione di 8 stati europei. Il credito al consumo comprende tutte quelle attività di finanziamento per la spesa corrente delle famiglie. Parliamo quindi di finanziamenti di Banche, delle Poste Italiane, società di intermediazione finanziaria e negozi autorizzati alla vendita a rate.

Nell’ultimo decennio, la “vendita a rate”  ha avuto un grande boom tra le famiglie italiane; motivazione principale è una grande attività di marketing che tutti gli enti predisposti, dalle banche alle società di finanziamento, hanno effettuato su larga scala convincendo che si trattasse di un vero e proprio risparmio. Le famiglie si sono rassicurate che questa fosse di certo la soluzione migliore, e perché non dovrebbe esserlo? Si compra un bellissimo Tv da 50 pollici, si paga poco al mese.. una grande comodità! Magari serve anche un condizionatore, davanti al Plasma in agosto fa molto caldo però lo pagheremo poco per volta. La lavastoviglie? Lavatrice di ultima generazione? Cosi via. A questi “piccoli costi” dobbiamo aggiungere l’aumento negli anni del prezzo della benzina, delle bollette di gas, elettricità, acqua, rifiuti e quant’altro. D’altra parte non si è registrato un giusto adeguamento degli stipendi di pubblico e privato, con crisi economica e disoccupazione che la fanno da padrone.

Il risultato: ad oggi 1 famiglia su 10 (10,5%) in italia non riesce a saldare questi debiti per spese correnti.

Nel Regno Unito (con una crisi economica più profonda della nostra) sono solo 2,5 famiglie su 100 (2,5%) ad avere problemi.

Non molti sanno che il maggiore guadagno di una Banca, è proprio l’interesse che percepisce da un finanziamento. Questo spiega l’esponenziale aumento della pubblicità di questi prodotti finanziari, con la grande (e positiva) risposta delle famiglie italiane.

Prima colpa di questo sistema è il potere che le banche italiane hanno creato, radicandosi nella nostra politica, riuscendo a far diminuire i controlli dei contratti incomprensibili di questi finanziamenti, ma soprattutto far tacere tutte quelle istituzioni che dovrebbero tutelare il cittadino, primo lo Stato. Con una informazione più vera e presente la scelta di questi crediti al consumo da parte dell’acquirente italiano sarebbe stata molto diversa.

 

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Notizie su Simone Casinelli

Simone Casinelli
“le strategie di equilibrio sono tentativi di predizione circa il comportamento della gente” John Nash.

4 Commenti

  1. Jigglypuff

    Credo che la gente sbagli nell’usare questo metodo di pagamento. Pagare a rate è conveniente quando si ha la disponibilità dell’intero (o quasi) importo finanziato, deve essere solamente una comodità nel metodo dipagamento, altrimenti accade che ci stiamo comprando un oggetto che non possiamo permetterci e questo a lungo andare ci porta a situazioni nei casi estremi (ma non tanto) che non si riesce a ripagare il debito. La tv ci spiega solo come funziona ma non come usarlo correttamente!

  2. Simone Casinelli

    “comodità” è la parola giusta. Purtroppo non è in questione la famiglia che acquista a rate per comodità, ma chi per NECESSITA’ (calcolando il reddito mensile) vorrebbe avere le stesse opportunità di una famiglia benestante. Nel caso della famiglia “tipo” in questione, il problema non sarà più la “comodità” di pagare a rate, ma sarà quello di trovare il danaro per pagare “la rata”. ricordo che più del 40% delle famiglie italiane ha un reddito annuale inferiore ai 13.000 euro.

  3. Jigglypuff

    D’accordissimo, per quello ho detto che bisognerebbe avere la disponibilità dell’importo prima di finanziarlo altrimenti viene usato quel reddito che serve per le spese primarie. Io la colpa del fenomeno non la darei totalmente ai finanziatori (ogni venditore promuove il suo prodotto) ma bensì ad un tenore di vita cui si aspira ma che non è sostenibile in realtà. La colpa di questo? Secondo me la tv e gli stipendi al di sotto della media europea.

  4. Simone Casinelli

    le sue motivazioni sono in sintonia con il mio articolo, parlavo infatti di cattiva informazione e stipendi inadeguati.

    *(ogni venditore promuove il suo prodotto) – nel nostro caso questa frase è fuori luogo, in quanto chi negli anni ha promosso questa tipologia di prodotto non ha rispettato leggi sui contratti (stipulati da associazioni di consumatori) e ha usato pubblicità INGANNEVOLE (ricordo che è un reato)

    il mio però è un discorso contrario, in quanto l’italia è sempre riuscita a scappare da crisi profonde perché paese formica (risparmiatore). La storia insegna che l’italiano medio ha sempre messo da parte dei soldi per qualsiasi acquisto, questione culturale ovviamente, ma funzionale. ora la tendenza è cambiata, cosa secondo me negativa. ovvio che l’oggetto dell’articolo è la famiglia media che non ce la fa ad arrivare a fine mese, non chi ha l’importo da spendere. sarebbe assurdo che un soggetto che ha disponibilità immediata per un acquisto di vita quotidiana, scelga di pagare delle tasse e degli interessi altissimi.

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