Home / Speciale 25 Aprile / Buon 25 Aprile: ora più che mai ne abbiamo bisogno

Buon 25 Aprile: ora più che mai ne abbiamo bisogno

Buon 25 Aprile, lettori, compagni, amici e non, ora più che mai ne abbiamo bisogno. Con un tempismo beffardo anche ieri, la realtà politica con la vittoria dell’estrema destra in Austria ci ricorda che festeggiare oggi non è uno sforzo di retorica, non ha un valore celebrativo ma è un’esigenza urgente che ci deve permettere di riaffermare con forza, dignità e coraggio i valori costituenti della solidarietà, dell’accoglienza e della cultura dei diritti. L’oggi ci prende a schiaffi ma non abbiamo ancora capito l’importanza di svegliarsi.
Buon 25 AprileL’orizzonte Europeo, sogno allora utopico dei resistenti, oggi è sotto attacco e con esso i valori  delle costituzioni nate dalla sconfitta del nazifascismo.  Quella stessa Europa incapace di essere solidale e che vede ogni giorno morire e perire bambini nelle acque del Mediterraneo. Quella stessa Europa che dovrebbe essere dei popoli. Causa ed effetto circolari, dipendenti tra di loro, per un corto circuito sopra le nostre esistenze.

Buon 25 Aprile, dunque, a chi combatte contro i fascismi di ieri e di oggi, verso quelli che non si adeguano a considerare gli ultimi un peso e che non si accoderanno mai a quella codarda abitudine di schierarsi sempre con i più forti per essere spietati con i deboli e stucchevolmente deboli con i forti.

Buon 25 aprile a quelli che provano a migliorare il territorio nel quale vivono, che non si adeguano “al si è sempre fatto così”, a quelli che non si abituano allo scorrere a volte monotono, a volte indecente delle cose.

Buon 25 aprile a Giulio Regeni, a tutti i giornalisti sotto scorta e a chi combatte ogni giorno le mafie.

Buon 25 aprile, ai combattenti ma soprattutto alle combattenti curde che ricordano al mondo cosa significa la parola dignità.

Buon 25 Aprile a chi ancora Resiste, Resiste e resiste ancora. Come ha scritto il nostro amico Giulio Cavalli, “Resistenza significa, di questi tempi, anche la forza di stare in piedi e con lo sguardo diritto. Resistere significa partecipare e non essere indifferenti”. Resistere significa dare un seguito a quegli ideali di giustizia di libertà, di giustizia presenti nelle struggenti lettere dei partigiani condannati a morte. Quelle righe che dovrebbero essere la bussola della nostra società ma che purtroppo, se va bene, vengono spolverate una volta l’anno.

25 aprile 2016

Buon 25 Aprile perché come ci ricorda , c’è bisogno di rendere viva e attiva la giornata odierna. “Per la memoria attiva, il 25 Aprile è sempre un progetto. A maggior ragione oggi. Quando leggiamo la mostruosa contabilità degli annegati nel Mediterraneo. Quando assistiamo alle stragi degli assassini nichilisti dell’Isis. Quando sentiamo il frastuono dei bombardamenti in territori vicini e vicinissimi. Quando vediamo ancora sventolare svastiche e vessilli fascisti in tanti Paesi d’Europa, compreso il nostro. Quando in città ad ogni angolo c’è qualcuno che chiede la carità. Quando il figlio o il nipote è disoccupato da anni o l’altro, laureato, serve il caffè al bar. Quando alle ragazze, ai ragazzi, viene negata di fatto una speranza di felicità. No, così non si può andare avanti“.

Buon 25 Aprile, per rigettare con forza le teorie revisionistiche che provano a farsi breccia. A loro rispondiamo con fermezza con le parole di Italo Calvino: “dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’ erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’ Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’ era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta“. Asor Rosa commentando proprio i Sentieri dei Nidi di Ragno, di Calvino stesso, in un articolo del 2000 su Repubblica, ci lascia su questo punto una riflessione illuminante e un pericoloso presagio:  “Cerchiamo d’ immaginarci come fosse una città, una campagna, un paese italiano negli anni terribili fra il ‘ 43 e il ‘ 45, quando la minaccia della morte e della repressione gravava sull’ intera comunità nazionale. Ci sono due case vicine e molto simili, l’ una accanto all’ altra, abitate da famiglie più o meno della stessa condizione. Una certa mattina da una delle due case esce un giovane, prende la strada dei boschi e sale in montagna, imbraccia l’ arma che gli porgono e comincia a sparare contro i guardiani dell’ oppressione e dell’ ingiustizia, gli alleati di una forza d’ occupazione feroce; dall’ altra casa, esce un giovane, coetaneo dell’ altro, si dirige alla più vicina caserma, indossa la divisa delle Brigate nere e comincia a sparare contro il primo e se lo prende lo appicca ad un albero, come a Bassano del Grappa, a Padova, ecc. ecc. Il senso della storia è che al primo dobbiamo quel che non avevamo, cioè quel tanto di libertà e giustizia che i tempi, particolarmente inclementi, ci hanno garantito; il secondo, se avesse avuto “ragione”, ce ne avrebbe ancor più ferocemente privato che in passato. Se la distinzione fra i due non è mantenuta, – se un qualsiasi italiano, se un giovane di oggi non pensa che, se fosse accaduto a lui di trovarsi in quella situazione, si sarebbe affiancato a quel suo antico coetaneo che saliva lungo quel sentiero verso un destino di precarietà e di sofferenza – non vuol dire soltanto che si legge male la storia del passato: vuol dire che della libertà e della giustizia non ce ne importa nulla oggi. Ma questo è il vero senso della storia, oggi. Si rilegge il passato in quel modo perché si vive il presente in questo modo. Lo schema ideologico-storiografico è perfettamente funzionale allo schema ideologico-politico: anzi, questo determina quello. In formule subdole e striscianti avanza in Italia una nuova forma di pensiero fascista, che tende, per ora cautamente, a ricollegarsi all’esperienza storica passata e, appunto, a giustificarla, a raddrizzarla, a rimetterla sul piedistallo da cui era caduta. La manovra a tenaglia fra operazione politica e operazione intellettuale è di giorno in giorno sempre più evidente”.

Buon 25 Aprile anche a chi oggi dice non festeggio, perché non capiscono o non vogliono capire che possono scrivere sui social questo loro pensiero, proprio perché qualcuno ha donato la propria giovane vita per la libertà. Ora come allora i partigiani hanno combattuto per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi era contro.  La grandezza dei resistenti e dei costituenti li rende piccoli e  se permettete anche un po’ miserabili e insignificanti rispetto alla realtà storica.

A tutti coloro che hanno combattuto, combattono e combatteranno per la libertà ieri, oggi e domani un enorme e commosso grazie.

VIVA L’ITALIA CHE RESISTE SEMPRE.

ORA E SEMPRE RESISTENZA.

 

Commenti

commenti

Notizie su Umberto Zimarri

Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

Rispondi

Il tuo indirizzo eMail non sarà Pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati. *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Sali