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Il banchiere di Dio (2)

Roberto Calvi, l’uomo schivo e riservato  nella vita sociale ma deciso e senza scrupoli negli affari era restato solo con i suoi segreti: la sua famiglia l’aveva mandata in America per motivi di sicurezza, mentre  lo IOR, la P2 e  i mafiosi lo avevano abbandonato e inoltre la grande finanza milanese, non l’aveva mai accettato completamente, poichè lo considerava solamente un miscuglio di ambiguità e reticenza che pensava solamente al lavoro e non si divertiva mai. Illuminante, a tal proposito, è la citazione di Gianni Agnelli, allora Presidente di Confindustria, su Calvi: come si fa a vivere guardandosi la punta delle scarpe?  Rimasto senza appoggi e protezioni il Banchiere di Dio venne arrestato il 21 maggio 1981 per reati valutari.

NUOVA AMICIZIA– Da uomo furbo e navigato quale era, il banchiere appena fu in libertà provvisoria cercò di trovare nuovi “amici” in modo da poter riuscire a risollevare le sorti del Banco Ambrosiano. Trovò un nuovo interlocutore nel faccendiere Flavio Carboni. Carboni non è sicuramente una brava persona: è un finanziere  sardo legato a giri malavitosi come quello della Banda della Magliana e compare magicamente in quasi tutti i misteri italiani dagli anni ’80 ai giorni nostri. Fu proprio un killer della banda della Magliana, Danilo Abbruciati, a tentare di uccidere Roberto Rosone, direttore generale del Banco, che aveva avanzato numerose perplessità riguardo i finanziamenti della banca a Carboni e alla Mafia.

La fuga– Neanche le ultime disperate ed illegali mosse del duo Carboni-Calvi riuscirono a risollevare la situazione. Calvi non aveva altra scelta, doveva fuggire dall’Italia. Jugoslavia, Svizzera, Austria, Olanda e infine il 16 giugno 1982  Londra questo il tour europeo che il duo C&C compie per l’europa. Nella capitale inglese Calvi alloggia in un modesto alloggio nel quartiere di Chelsea. Uno degli uomini più potenti d’Italia era così rimasto solo e impotente in una piccola e insignificante stanza di un modesto hotel inglese. Solo con i suoi segreti e sarà  proprio  l’importanza di questi ad ucciderlo. il 18 luglio 1982 termina l’incredibile avventura del banchiere di Dio infatti venne   ritrovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra. Nelle tasche furono ritrovati mattoni, 15.000 dollari e un nuovo passaporto con le generalità modificate in “Gian Roberto Calvini”.  Molto più interessante fu il ritrovamento sempre nei suoi indumenti di un foglio con alcuni nominativi, tra i quali  quello dell’industriale produttore di armamenti e presidente di Elettronica s.p.a  Filippo Fratalocchi, quello del  democristiano Mario Ferrari Aggradi, del piduista Giovanni Fabbri, di Cecilia Fanfani, dell’amico di Sindona ed ex consigliere del Banco di Roma Fortunato Federici, del piduista e dirigente BNL Alberto Ferrari, del piduista e dirigente del settore valute del Ministero del Commercio Estero Ruggero Firrao e del Ministro delle Finanze del PSI Rino Formica.

La verita processuale– Per La magistratura inglese la morte di Calvi fu un semplice  suicidio. Il primo colpo di scena arrivò puntale appena  sei mesi dopo,infatti, la Corte Suprema del Regno Unito annullò la sentenza per vizi formali e sostanziali ed il giudice che l’aveva emessa venne incriminato per irregolarità; il secondo processo britannico lasciò aperta sia la porta del suicidio, sia quella dell’omicidio. Il processo successivamente arrivò in Italia e l’ultima sentenza a riguardo è del 2007. Venticinque anni dopo il ritrovamento sotto il ponte dei Frati Neri a Londra del corpo dell’ex presidente del vecchio Banco Ambrosiano, la corte d’Assise di Roma ha assolto l’ex cassiere della Cosa nostra Pippo Calò; il faccendiere Flavio Carboni, la sua ex fidanzata Manuela Kleinszig, l’ex boss della banda della Magliana Ernesto Diotallevi e Silvano Vittor. Gli imputati sono stati assolti per insufficienza di prove. Nella stessa sentenza però si legge anche che Nelle  “Roberto Calvi è stato ammazzato, non si è ucciso.

 

Approfondimento:  http://www.youtube.com/watch?v=RE4Hgz0l0qY

Fonti: Blu Notte- Misteri d’Italia, Wikepedia, Repubblica.it

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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