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Il banchiere di Dio

Nei primi due articoli de “Le logiche del potere” ho cercato di mettere in contrapposizione le figure opposte di Giulio Andreotti e Giorgio Ambrosoli: il primo, con le sue logiche e i suoi modi, rappresentava il potere politico italiano, il secondo  l’eroe borghese, ovvero il semplice cittadino che compie il suo dovere e  il suo lavoro diventando per questo un  eroe. Analizzando le storie così distanti di questi due personaggi si trova un punto di incontro/scontro nella figura di Michele Sindona, ossannato e venerato dal divo Giulio nonostante fosse  il mandante dell’omicidio  Ambrosoli. In questo articolo, però, racconteremo una storia iniziata proprio dopo il crack di Michele Sindona:questa è l’incredibile e oscura avventura del banchiere di Dio, Roberto Calvi.1971

Il Banchiere di Dio-  “Quando due persone conoscono un segreto, questo non è più un segreto”. Basta questa frase per capire la personalità del protagonista del nostro articolo.Calvi è un uomo schivo, riservatissimo, che non ama la vita mondana e che ha come pensiero fisso quello degli affari. Questo,però, non è il racconto di un uomo semplice, ma è uno dei più intricati misteri d’Italia. Soldi, tanti soldi, ma anche faccendieri,monsignori, dittatori, mafiosi e assassini  sono tutti uniti da un sottile filo rosso in questo gigante intreccio di potere. La sua carriera cominciò nel 1947, quando entrò nel Banco Ambrosiano, il cui motto era quello  di offrire credito senza infrangere i principi etici del cristianesimo, infatti, per iscriversi come soci, bisognava addirittura consegnare il certificato di battesimo e il certificato di buona condotta  che doveva essere fornito dal parroco. Nell’arco di trenta anni , Calvi riuscì a raggiungere prima la carica di direttore generale nel Banco Ambrosiano e poi  nel 1975 quella di presidente.Il suo obiettivo era chiaro: lanciare la sua “creatura” nella finanza mondiale tramite spericolate e illegali speculazioni finanziarie.

Le “amicizie“- Fondamentali, a questo scopo,  sono le amicizie con membri della loggia massonica deviata P2, di cui in Calvi, Sindona, Gelli e Marcinkusseguito divenne membro,  e i  legami con esponenti del mondo degli affari ma soprattutto della mafia. Nel 1968 conobbe Michele Sindona divenendone socio in affari; nel 1975 Sindona gli presentò Licio Gelli e Calvi entrò nella loggia P2. La svolta decisiva per la sua carriera però, è sicuramente l’incontro con l’arcivescovo Paul Marcinkus il numero uno dello IOR, la banca vaticana.  I modi di fare poco chiari,  lo portarono a creare e ad intrecciare una fitta rete di società fantasma con sede nei principali paradisi fiscali, il tutto con la supervisione dello IOR. E’ proprio la banca vaticana il punto centrale di tutta questa incredibile matassa finanziaria infatti, l’impero di Calvi si sviluppa a dismisura diventando il fulcro del riciclaggio dei soldi sporchi della criminalità, ma anche di operazioni  internazionali: dal  traffico di armi nella guerra del Falkland ai finanziamenti  su richiesta del Vaticano ai«Paesi e associazioni politico-religiose» soprattutto nell’Europa orientale (ad esempio Solidarność) e in America Latina (come i Contras) «allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste».

La crisi del Banco Ambrosiano–  La prima grave crisi del banco è del 1977 , la mattina del 13 Novembre i muri di Milano furono tappezzati di manifesti in cui si denunciavano le presunte irregolarità del Banco. L’artefice era stato Michele Sindona, che voleva vendicarsi di Calvi, poichè questi non aveva  voluto prestare dei soldi alle sue banche. Successivamente  alcuni ispettori della Banca d’Italia analizzarono attentamente  la situazione del Banco Ambrosiano e denunciarono molte irregolarità che furono prontamente segnalate al giudice Emilio Alessandrini, il quale venne però tragicamente  ammazato  il 29 gennaio 1979 dai  terroristi di estrema sinistra  di Prima Linea. Nel periodo successivo il  Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di liquidità, che  venna risolta  grazie all’aiuto della BNL e dell’ENI. Nel 1980 il Banco era di nuovo sull’orlo del baratro, ma la situazione si risolse  tramite  un nuovo finanziamento dell’ENI di 50 milioni di dollari. Ma come riuscì Calvi ad ottenere tutti questi soldi dall’ ENI? Dagli atti processuali risulta certificato che  pagò tangenti a Claudio Martelli e Bettino Craxi.

” Tanto tuonò che piovve” e così l’impero dell’Ambrosiano si ridusse quel che era:  un cumulo di debiti bancari.  Il crack avvenne nel 1981, subito dopo la  scoperta della loggia P2. Senza la protezione di Gelli e compagni, Calvi si trovò solo poichè anche i vecchi “amici” dello IOR gli avevano voltato le spalle.

« Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest…; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato… »

Fine prima parte

 


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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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