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Uguaglianza, soprusi e la lezione di Salvador Allende.

Comune alla democrazia, all’oligarchia, (alla monarchia) e ad ogni costituzione è la necessità di badare a che nessuno si innalzi in potenza tanto da superare la giusta misura. Aristotele

La vicenda sulla decadenza del senatore B., va ben al di là della questione tecnica e prettamente politica. é chiaro a tutti, infatti, che in ballo non c’è solo la sopravvivenza del Governo Letta, ma il principio di ugualianza di fronte alla legge e l’art.3 della Costituzione Italiana. Si sta decidendo se quella frase presente  in tutti i Tribunali, “La legge è uguale per Tutti” sia diventata un slogan retrò oppure il fondamento sul quale si dovrebbe basare uno stato di diritto.

Riflettendo sulla società che ci circonda si può affermare con matematica certezza che quel principio di ugualianza, già da troppo tempo, è stato attaccato e demolito, non solo nelle aule di giustizia ma soprattutto nella vita quotidiana.  Mi riferisco,più che al concetto giuridico, al concetto  sociale di ugualianza: dalle grandi città ai piccoli centri, nelle fabbriche e nei condomini  le prevaricazioni di chi riveste una certa posizione politica e sociale sono diventate una  normale consuetudine quotidiana.  La realtà è che restiamo il Paese descritto da  Manzoni nei Promessi Sposi: in ogni angolo troviamo i bravi e Don Rodrigo, gli azzercarbugugli, e soprattutto tanti, troppi Don Abbondio. Proprio grazie all’inerzia di quest’ultimi abbiamo sopportato di tutto, così, i nostri diritti sono diventati “gentili concessioni dall’alto del potere”. Non si può condannare il leader di milioni di italiani, questa è la motivazione scandita a memoria dai fedelissimi del Cav, come se una carica, qualsiasi essa sia,  elevasse la persona ad un rango superiore, in una sorte di novello Re Sole in possesso di poteri speciali. Le privazioni dei più elementari diritti in politica, nel lavoro, nelle piazze o nelle manifestazioni (si pensi alla Diaz o a Bolzaneto) avvengono grazie a questa logica di disugualianza sistematica.  La cosa più grave è che le persone  sembrano  sia  completamente anestetizzate: non vedono, non reagiscono o forse preferiscono  non farlo.

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L’11 settebre di quarant’anni fa, Salvador Allende, subiva un golpe militare capitanato da Augusto Pinochet.  Poche persone, in questa Italia, conoscono i suoi ideali e il suo insegnamento. Riuscì a portare avanti in maniera non violenta,  riforme socialiste che presero il nome di “rivoluzione con empanadas e vino rosso”, a sottolinearne il carattere pacifico. Qual’è il legame tra Allende e quello scritto in precendenza? Semplice, purtroppo rispondere: la prima ragione ce la spiega in maniera impeccabile Alessandro Gilioli, nostro ospite in un’intervista, nel suo post nel quale dichiara espressamente che il Golpe Cileno ” È stato il laboratorio in cui i Chicago boys hanno sperimentato quelle ricette economiche che poi, a partire dagli anni ‘80, hanno applicato in quasi tutto il resto del mondo. Insomma non è solo del Cile che stiamo parlando. È dell’inizio della ‘lotta di classe dall’alto verso il basso‘. E dell’inizio di un percorso di silenziamento e soffocamento della democrazia: attuato prima con i carri armati, poi – più soavemente e perfino più efficacemente – con l’egemonia dei mercati sulla politica. Questo è quello che ci dice questo anniversario. Che quindi, purtroppo, non è affatto un anniversario.

La seconda ragione, se volete, è più romantica ed idealistica  è  sta nel discorso pronunciato  prima poco di morire dal leader Socialista. Parole  che restano ancora oggi una guida, un simbolo contro le ingiustizie e le prevaricazioni, ma anche un monito verso coloro che “hanno la forza ma non la ragione”.

“Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.”

Per scaricare il discorso completo  Discorso Allende

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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