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In questo mondo libero… e diseguale.

Questo articolo prende il nome da un bellissimo e drammatico film del regista inglese Ken Loach, per l’appunto intitolato “In questo mondo libero”.

Nella pellicola si racconta la storia di Angie, divorziata e con un figlio undicenne Jamie, per il quale come ogni mamma farebbe di tutto. Grazie all’aiuto dell’amica Rose, le due donne deluse dai continui ed ingiusti licenziamenti, stanche di subire soprusi, decidono di mettersi in proprio creando un’agenzia di reclutamento per immigrati.  A poco a poco la protagonista del film si trasforma fino a diventare un vero e proprio “mostro modero” che non si rende conto di essere tale: per generare guadagni facili l’agenzia darà lavoro ad immigrati clandestini trovandoli un alloggio fatiscente, passaporti falsi, posti letto divisi da due o più operai, turni da 12 ore di lavoro. Ken Loach, come sempre illuminante, ci mostra la faccia peggiore del capitalismo e di questo sistema economico che ha distrutto diritti, calpestato le conquiste sociali del dopoguerra, generato povertà e disuguaglianze ma soprattutto ha creato nelle persone insensibilità verso le condizioni delle persone che ci vivono affianco: la parola io, ha sopraffatto l’interesse collettivo del noi. Non conta, quindi, come si fa ad avere il denaro per comprare i giochi al proprio figlio o dove trovo i soldi per apparire un vincente nella società. Non ha alcun valore l’idea che per generare questo profitto delle persone possano essere degli schiavi odierni o in alcuni casi perdere la vita magari essendo genitori, proprio come chi decide di sfruttarli. È mai possibile che l’antica legge Homo homini lupus si sia impadronita del pianeta?

Su questo argomento credo sia necessario fermarsi a riflettere su alcuni numeri che ci mostrano con drammatica crudeltà lo stato delle cose:

ll 46% del patrimonio mondiale si trova nelle mani dell’1% dei nuclei famigliari. La ricchezza mondiale è cresciuta del 4,9% tra la metà del 2012 e la metà del 2013 – il periodo esaminato dal Credit Suisse – e del 68% in questi ultimi 10 anni. La percentuale più ricca dei nuclei famigliari ha inizio a partire da una fortuna di 753’000 dollari (557’000 Euro) e accumula il 46% del patrimonio mondiale – la cifra è in aumento; mentre i due terzi delle famiglie, il cui patrimonio resta stabile, rappresenta solamente il 3% della ricchezza globale. Occorre avere un patrimonio di 4’000 dollari (circa 3’000 euro) per essere nella metà più ricca del pianeta, e di 75’000 dollari (55’500 euro) per essere tra il 10% più ricco. In Russia il paese con maggiore livello di disuguaglianze il 35% della ricchezza Russa è detenuta da 110 persone.
( da http://www.consumerismo.it/tutte-le-cifre-dellausterity-mondo-il-46-della-ricchezza-e-nelle-mani-dell1-della-popolazione-5891.html)

L’Italia è tra i paesi europei che registrano le maggiori diseguaglianze nella distribuzione dei redditi, e con livelli di disparità superiori alla media della compagnia Europea. Lo studio di Bankitalia uscito nel dicembre 2012 parla chiarissimo e ha sottolineato come la metà più povera delle famiglie detenga il 9,4% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco ha il 45,9%.

Inoltre, secondo uno studio dell’Oxfam, dalla fine del 1970 la tassazione per i più ricchi è diminuita in 29 paesi sui 30 per i quali erano disponibili dati. Ovvero: in molti paesi, i ricchi non solo guadagnano di più, ma pagano anche meno tasse. Questa conquista di opportunità dei ricchi a spese delle classi povere e medie ha contribuito a creare una situazione in cui, nel mondo, 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza è aumentata negli ultimi trent’anni.

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Come scrivono in un interessante articolo su MicroMega di Sylos Labini e Giorgio Ruffolo (http://temi.repubblica.it/micromega-online/le-disuguaglianze-insostenibili/) parlando del politiche economiche liberiane-Thacheriane: “Questa idea ha aperto la strada alle privatizzazioni e alla deregulatio dei mercati finanziari (inclusa la proliferazione dei paradisi fiscali) per permettere agli “spiriti animali” di dispiegare liberamente tutta la loro forza propulsiva. Così lo Stato diventa un “disturbatore”, fonte di sprechi e di inefficienza, e pertanto deve essere ridotto ai minimi termini. “La società non esiste, ci sono solo individui e famiglie. E nessun governo può far nulla. La gente deve pensare a se stessa”: così Margaret Thatcher in una sentenza diventata tristemente famosa.
Dall’inizio degli anni ’80, il drastico ridimensionamento della capacità di intervento dello Stato nell’economia e il progressivo indebolimento dei lavoratori, che cominciano a subire i ricatti delle delocalizzazioni produttive, interrompono l’espansione della classe media che si era registrata nell’Età dell’Oro (1945-1973). Ma una crescita fondata su diseguaglianze crescenti può destabilizzare l’economia riportando indietro di anni il livello di benessere della popolazione. Joseph Stiglitz ha sintetizzato i risultati delle sue ricerche in una formula che dimostra come diseguaglianza e sviluppo economico siano inversamente proporzionali
”.

È chiaro anche ad un bambino che la vera battaglia politica da compiere è proprio questa: ridurre le disuguaglianze ed è ancor più evidente che alla lunga questo sistema imploderà perché la pace sociale non potrà essere più garantita. Non è un caso che in Francia come in Ungheria diventi primo partito l’estrema destra fascista, razzista e xenofoba.  Chiudo tornando al film, l’anziano padre di Angie, laburista ed ex operaio, quando capisce realmente il lavoro che fa la figlia si rivolge a lei dicendole: Sono tornati i vecchi tempi? E’ anche questa la resistenza dei nostri giorni e come disse l’immenso Sandro Pertini rivolgendosi ai giovani: “La libertà senza giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame”.

Fonti:http://temi.repubblica.it/micromega-online/le-disuguaglianze-insostenibili/
http://www.consumerismo.it/tutte-le-cifre-dellausterity-mondo-il-46-della-ricchezza-e-nelle-mani-dell1-della-popolazione-5891.html

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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