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InFormazione mediatica: io, noi, loro ai tempi delle ruspe

8137e9ad9f7ed1fe05a06ec72f6b2126c8215cecE’ sorprendente come certi personaggi del passato siano riusciti a descrivere, con una lucidità che spesso ai contemporanei non appartiene, epoche mai vissute ma già chiaramente visibili alla loro sensibilità.
Erano uomini in anticipo sui tempi?
O forse non c’è nulla di sorprendente se quello che hanno descritto è quello che già poteva essere visto nella loro età e che continua a verificarsi con le inevitabili differenze in altre epoche e in altri contesti.
E se inconsapevolmente, noi esseri umani, funzionassimo proprio così?
Un paio di secoli fa, Arthur Schopenhauer sosteneva che «un’ipotesi svolge nella testa, una volta che vi si è insediata o, addirittura, vi è nata, una vita che somiglia a quella di un organismo, in quanto dal mondo esterno assimila soltanto ciò che le è giovevole e omogeneo, mentre respinge ciò che le è eterogeneo e nocivo, oppure, se non può assolutamente fare a meno di accoglierlo, lo espelle poi tale e quale».
Quanto contribuiscono le nostre convinzioni a distorcere gli eventi? Quanto contano i pregiudizi nel vedere le cose solo in un verso, non considerando anche il resto? L’informazione di massa ci racconta quello che accade o quello che vogliamo sentirci dire? E il pubblico è disposto a recepire anche quello che non piace?

Mercoledì 27 maggio. Roma, via Mattia Battistini. Un’auto non si ferma all’alt della Polizia e nella fuga investe 7 persone (per alcuni sono 9 ), uccidendo una donna.

prima pagina il tempo

La notizia fa il giro dei tg nazionali, in queste modalità: “tre rom fuggono dalla polizia e investono 9 persone: muore una donna. Catturata una rom, in fuga gli altri due”.
Nei giorni successivi si continua a parlare del tragico evento in maniera incessante e per certi aspetti decisamente morbosa. Non solo alcuni tg continuano ad aprire le loro edizioni con la stessa notizia, ma se ne parla quotidianamente anche in varie trasmissioni pomeridiane e serali. Subito dopo, si diffonde la notizia che l’auto sulla quale viaggiavano i tre è di proprietà di uno dei Rom, il quale ha intestato più di 20 autovetture (il vero proprietario è in realtà un italiano, pregiudicato, di Castellammare di Stabia).
Si passa così a parlare delle ricchezze dei ROM, dei furti, delle elemosina, dei campi da radere al suolo con le ruspe, di clandestini, di criminali, dello straniero, dell’altro, del nemico. Di tutto, fuorché del caso concreto.

Ritengo che sulle tragedie non si debba mai ricamare sopra, ma certi media e un certo pubblico non sembrano aspettare altro, anche se in questo caso c’è qualcosa che va oltre la classica spettacolarizzazione.
Si tratta di un evento di carattere eccezionale e quindi meritevole di così tanta e prolungata attenzione?
Beh, purtroppo no, se si tengono in considerazione le notizie di alcuni giorni prima….

1)* 8 maggio. Sassano (Salerno): ubriaco e drogato investe ed uccide donna in bicicletta.
2)9 maggio. Aprilia (Latina): due fratelli travolti e uccisi alla fermata dell’autobus. Ferito gravemente un terzo fratello.  
3)* 17 maggio. Celano (L’Aquila): investe due 15enni uccidendone uno. Poi si da alla fuga a piedi tra le campagne.

E quelle di qualche giorno dopo….

4)* 5 giugno. Jesolo (Venezia): auto uccide ciclista davanti alla moglie.
5)* 6 giugno. Terme Vigliatore (Messina): uccide il ciclista e scappa. I Carabinieri cercano il pirata.
6)* 7 giugno. Ascoli Piceno: ragazza di 30 anni investe e uccide un anziano.

Non sono notizie scelte a caso. Hanno tutte qualche analogia con i fatti di Roma ma nessuna di queste, ha avuto una risonanza mediatica nemmeno lontanamente paragonabile alla tragedia della capitale. Eppure sempre di tragedie si tratta, ma tutte sono rimaste confinate nella cronaca locale o al massimo hanno fatto una breve apparizione in qualche Tg.

Ma cosa rende quanto successo in via Battistini così mediatico e meritevole di tanta inFormazione?
Il modo in cui le notizie vengono diffuse dice molto sulla qualità dell’informazione ma dice anche qualcosa sul pubblico che quelle notizie aspetta di ascoltarle.
Dunque…
Tre rom, non si fermano all’alt della Polizia investono 9 persone (poi scese a 7) e si danno alla fuga: una donna muore sul colpo (la donna è di nazionalità filippina, ma la cosa per i media non ha la stessa rilevanza del gruppo di appartenenza dei responsabili).
Non esseri umani che uccidono e feriscono altri esseri umani, ma ROM che uccidono una donna. Come se l’etnia fosse una concausa o peggio, la principale responsabile dell’omicidio; come se chi guidava avesse ucciso in quanto Rom; come se la responsabilità penale fosse, in casi come questi, da addebitare al gruppo e non ai singoli.
E questo è il classico e ormai diffuso modo con cui le notizie vengono date in pasto agli ascoltatori che così le metabolizzano (e che così forse hanno trovato una maniera più “semplice” di digerirle): mettere in evidenza, nei titoli d’apertura o di prima pagina, la nazionalità o l’etnia del responsabile se, e solo se, appartiene a determinate razze, gruppi o paesi, lasciando in secondo piano (o tralasciando proprio) tutto il resto. Così si costruisce una realtà di “comodo”, figlia e complice di quei politici che preferisco gli slogan ai concreti tentativi di risoluzione dei problemi che esistono, oggi forse più di prima, ma che per interessi, per lucro, per consensi elettorali, è meglio se continuano a rimanere tali.

Per questo non dovremmo meravigliarci se poi….
3 giugno. Roma. Agguato razzista choc: “Sei rumeno, vattene dall’Italia”. E gli tagliano due dita.

Ma quello che succede oggi, non è così diverso da quello che è già accaduto più volte in passato.
La storia dell’umanità è anche una storia di comportamenti che si ripetono, una storia di nemici, spesso più presunti che reali, più interiori che esterni. Il nemico si muove di pari passo con l’uomo, mutando forma e aspetto a seconda dei tempi e delle culture; secondo alcuni ce ne sarebbe addirittura bisogno. In principio erano i portatori di deformazioni fisiche, poi i lebbrosi, poi fu la volta delle malattie veneree, poi toccò ai folli, agli untori, agli eretici, alle streghe, ai poveri, ai “negri”, agli ebrei, agli “zingari”, ai “froci”, agli albanesi, ai rumeni, ai barboni, agli immigrati, ai condomini, al vicino di casa, all’altro. Ma ragionando così non si salva nessuno, nessuno…e un giorno potrebbe toccare a noi, a te, a me.

Nel 1945 lo scrittore americano Richard Wright pubblica il romanzo “Ragazzo negro”. Una parziale autobiografia in cui mette in evidenza come ogni volta che un membro della comunità afro-americana commetteva un delitto, la responsabilità veniva attribuita sistematicamente ai “negri” e mai al singolo autore indicato con nome e cognome.
Richard tra mille difficoltà famigliari e altrettante ostilità dei bianchi riesce a salvarsi grazie ai libri (nonostante fossero proibiti ai neri) e alla sua passione per la letteratura. Grazie alla cultura prende coscienza della propria dignità e riesce a trasformare la propria rabbia nella determinazione di diventare un uomo maturo.

acquedotto-feliceL’esperienza di Richard potrebbe essere l’esperienza di uno dei tanti “nemici” dei giorni nostri; o potrebbe essere stata l’esperienza di uno dei tanti baraccati dell’Acquedotto Felice e della scuola 725 che grazie alla caparbietà di un prete e dei suoi collaboratori ce l’hanno fatta: anche loro provenivano da altre regioni, anche loro vivevano ammassati in baracche e catapecchie, in condizioni estreme, ma non per questo dovevano essere “rasi al suolo” e spazzati via.

N.B.

La vittima della tragedia di Roma è di nazionalità filippina. Due dei feriti sono francesi, uno è moldavo, uno filippino e tre italiani.
*Notizia 1. La vittima è una 27enne rumena che si stava recando a lavoro in bicicletta. Dall’autore del reato, un uomo del posto di 35 anni, i media hanno rivelato solo le iniziali, S. E., aveva un tasso alcolemico pari a 1,6 grammi per litro ed è risultato positivo all’uso di cocaina e cannabinoidi.
*Notizia 2. Le vittime sono Amandeep Sidhu e Sandeep Kaur, fratello e sorella indiani di 19 e 20 anni. Il terzo fratello rimasto ferito gravemente ha 16 anni. Il conducente dell’auto è un 39enne di Aprilia, appassionato di motori (la vettura dell’incidente è una vecchia Uno Turbo), non è stato arrestato. Per saperne di più.
*Notizia 3. La vittima, un ragazzino 15enne si trovava su uno scooter insieme a un suo coetaneo. L’autore del reato, un 32enne della zona sotto effetto di alcool, è fuggito a piedi tra le campagne. La polizia, dopo averlo identificato, lo ha arrestato.
*Notizia 4. La vittima è un anziano turista tedesco in vacanza a Cavallino. Alla guida dell’auto c’era una 38enne di Cavallino Treporti.
*Notizia 5. La vittima è un ciclista romeno di 31 anni, Aurelian Iordache. L’auto dopo averlo travolto ha proseguito la sua corsa. I carabinieri stanno cercando di rintracciare chi era alla guida della vettura.
*Notizia 6. La vittima è un 76enne di Ascoli Piceno. Al volante dell’auto c’era una ragazza di 30 anni. L’automobilista è stata arrestata dai carabinieri per omicidio colposo e posta agli arresti domiciliari ma nella stessa serata il magistrato ha deciso di rimetterla in libertà.

Ognuna di queste notizie poteva essere messa in risalto, evidenziando la nazionalità delle vittime o dell’automobilista ma sarebbe stato altrettanto fuorviante; avrebbe significato utilizzare la stessa modalità all’inverso dell’informazione di massa. Una informazione sempre più interessata, costruita, ingannevole, inadeguata, sempre più spettacolo e intrattenimento, sempre meno contenuti. Ma ciò che non prendiamo in considerazione per limiti, ignoranza, interessi o paure inconfessate è ugualmente reale; anche se non entra nei nostri pensieri e nelle nostre riflessioni può esistere in fatti, comportamenti e, attraverso di essi, accadere.

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Mirco Zurlo
"Quando non si conosce la verità di una cosa, è bene che vi sia un errore comune che fissi la mente degli uomini. La malattia principale dell'uomo è la malattia inquieta delle cose che non può conoscere; e per lui è minor male essere nell'errore che in quella curiosità inutile".

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