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LIB(e)RO PENSIERO n. 25 – Per un’ecologia del profondo

«Ci sono più cose nella vita di ogni uomo di quante ne ammettano le nostre teorie su di essa.

La via da seguireTutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada.

Alcuni di noi questo “qualcosa” lo ricordano come un momento preciso dell’infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un’annunciazione: ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere. Ecco chi sono.

Questo libro ha per argomento quell’annuncio.

O forse la chiamata non è stata così vivida, così netta, ma più simile a piccole spinte verso un determinato approdo, mentre ci lasciamo galleggiare nella corrente pensando ad altro. Retrospettivamente, sentiamo che era la mano del destino.

Questo libro ha per argomento quel senso del destino».

LA VOCAZIONE

«Non la ragione per cui vivere; non il significato della vita in generale, o la filosofia di un credo religioso: questo libro non ha la pretesa di fornire risposte del genere.

Esso vuole rivolgersi piuttosto alla sensazione che esiste un motivo per cui la mia persona, che è unica e irripetibile, è al mondo, e che esistono cose alle quali mi devo dedicare al di là del quotidiano e che al quotidiano conferiscono la sua ragion d’essere; la sensazione che il mondo, in qualche modo, vuole che io esista, la sensazione che ciascuno è responsabile di fronte a un’immagine innata, i cui contorni va riempiendo nella propria biografia».

LA MENTALITA’ DELLA VITTIMA

«Noi appiattiamo la nostra vita con il modo stesso in cui la concepiamo. Abbiamo smesso di immaginarla con un pizzico di romanticismo, con un piglio romanzesco. Perciò questo libro raccoglierà anche il tema romantico e oserà vedere la biografia alla luce di grandi idee, come la bellezza, il mistero, il mito.

Una cosa va chiarita subito.

Il paradigma oggi dominante per interpretare le vite umane individuali, e cioè il gioco reciproco tra genetica e ambiente, omette una cosa essenziale: quella particolarità che dentro di noi si chiama “me”. Se accetto l’idea di essere l’effetto di un impercettibile palleggio tra forze ereditarie e forze sociali, io mi riduco a mero risultato. Quanto più la mia vita viene spiegata sulla base di qualcosa che è già nei miei cromosomi, di qualcosa che i miei genitori hanno fatto o hanno omesso di fare e alla luce dei miei primi anni di vita ormai lontani, tanto più la mia biografia sarà la storia di una vittima. La vita che io vivo sarà una sceneggiatura scritta dal mio codice genetico, dall’eredità ancestrale, da accadimenti traumatici, da comportamenti inconsapevoli dei miei genitori, da incidenti sociali.

Questo libro vuole smascherare la mentalità della vittima, da cui nessuno di noi può liberarsi, finché non riusciremo a vedere in trasparenza i paradigmi teorici che a quella mentalità danno origine e ad accantonarli. Noi siamo vittime delle teorie ancor prima che vengano messe in pratica. L’identità di vittima dell’americano contemporaneo è il rovescio della medaglia sul cui dritto campeggia tutta lustra l’identità opposta: l’immagine eroica dell’ ”uomo che si è fatto da sé”, che si è ritagliato il destino da solo con volontà incrollabile».

Ecologia del profondo.

NATURA E SOGNI, ANIMA E AMBIENTE

« La via opposta alla riduzione della natura al semplicismo cerebrale consiste nell’espandere la nozione di cultura fino a un’idea di ambiente molto più comprensiva.

Se ambiente significa, letteralmente, ciò che c’è intorno, allora si deve intendere tutto, ma proprio tutto, ciò che c’è intorno. Infatti la psiche inconscia sceglie in modo arbitrario tra le cose incontrate quotidianamente nell’ambiente. Informazioni minuscole e banali possono avere effetti psichici subliminali giganteschi, come mostrano i residui diurni nei nostri sogni.

Perché diamine siamo andati a sognare proprio quella cosa lì?

Gran parte della nostra giornata passa inosservata e non sarà mai più ricordata, ma ecco che la psiche pesca i rottami che galleggiano nell’ambiente e li consegna al sogno. Il sogno, l’impianto di riciclaggio dell’ambiente, trova nella spazzatura i valori dell’anima. Il sogno: un artista che si appropria di immagini presenti nell’ambiente per richiamarle alla memoria più tardi, in pace. Poiché lo spazio in cui ci aggiriamo è fatto di realtà psichiche Alchimia-600x491che influiscono sulla nostra vita, dovremo ampliare la nozione di ambiente nel senso di una “ecologia del profondo”, partendo dall’ipotesi che il nostro pianeta sia un organismo vivente, che respira e si autoregola. Poiché qualunque cosa abbiamo intorno può nutrire la nostra anima in quanto alimenta l’immaginazione, là fuori è pieno di materia animica. E allora perché non ammettere, con l’ecologia del profondo, che l’ambiente stesso è intriso di anima, animato, inestricabilmente fuso con noi e non già sostanzialmente separato da noi?

La visione ecologica restituisce all’ambiente anche l’idea classica di “providentia”: l’idea che il mondo provvede a noi, bada a noi, ci accudisce perfino. E ci vuole vedere intorno. Predatori, tornado, tafani in giugno sono soltanto frammenti del quadro. Provate a pensare a quante cose buone e profumate ci sono, invece. Credete che gli uccelli cantino solo per gli altri uccelli? Questo pianeta, respirabile, commestibile, bello e piacevole, rifornito e tenuto in ordine invisibilmente, ci mantiene tutti quanti grazie al suo sistema di sostegno alla vita. Questa sì è cultura.

L’ambiente, allora, sarebbe immaginato, ben al di là delle condizioni sociali ed economiche, al di là di tutto l’impianto culturale, come comprendente ciascuna piccola cosa che si prende cura di noi ogni giorno: i nostri pneumatici e le tazze di caffè e le maniglie delle porte e il libro che ho in mano. Diventa impossibile escludere come irrilevante questo pezzetto di ambiente a favore di quell’altro che invece avrebbe senso, come se si potessero disporre in ordine di importanza i fenomeni del mondo. Di importanza per chi? Anzi, dovrà cambiare la nostra stessa nozione di importanza; invece di “importante per me”, penseremo: “importante per altri aspetti dell’ambiente”. Ci domanderemo: questa cosa fornisce nutrimento ad altre cose che ci sono intorno o soltanto a me che sono intorno? Dà un suo contributo alle intenzioni del campo di cui io sono soltanto una piccola, effimera parte?

Ecologia del profondo: dove finisce l'ambiente e dove comincio io?Via via che si trasforma la nozione di ambiente, anche il nostro modo di vedere l’ambiente cambia. Diventa sempre più difficile dividere con un taglio netto psiche e mondo, soggetto e oggetto, qui dentro e là fuori. Non so più con certezza se la psiche è dentro di me o se io sono nella psiche come sono nei miei sogni, nelle atmosfere del paesaggio e nelle strade della città, come sono nella “musica sentita così intimamente da non sentirla affatto, ma finché essa dura, tu sei la musica”.

Dove finisce l’ambiente e dove incomincio io, e anzi, come posso cominciare senza essere in un qualche luogo, coinvolto intimamente e nutrito dalla natura del mondo?».

James Hillman (1996), “Il codice dell’anima. Carattere, vocazione, destino”, Adelphi , Milano 1997.

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"Quando non si conosce la verità di una cosa, è bene che vi sia un errore comune che fissi la mente degli uomini. La malattia principale dell'uomo è la malattia inquieta delle cose che non può conoscere; e per lui è minor male essere nell'errore che in quella curiosità inutile".

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