Home / Cultura / Cinema / 25 Aprile: Cinema e Resistenza

25 Aprile: Cinema e Resistenza

A differenza della filmografia riguardante “la giornata della memoria”, sono molto più particolari e meno numerosi i film sul tema della Liberazione e della Resistenza. Tra i grandi maestri che hanno saputo da subito vedere e riportare  tutte le angosce e i dolori della seconda guerra mondiale, soprattutto il neorealismo di Roberto Rossellini con la sua Trilogia della guerra: Roma Città Aperta, Paisà e Germania Anno Zero.

Roma città aperta (Roberto Rossellini, 1945).
È considerato il manifesto del neorealismo e uno dei capolavori del cinema mondiale. La vicenda inizia dopo l’armistizio di Cassibile: gli Alleati sono sbarcati in Italia e avanzano verso nord ma ancora non sono giunti nella capitale, dove la resistenza è già attiva. Memorabile la scena con la formidabile Anna Magnani nel ruolo della popolana Pina che insegue il camion dove è tenuto il suo amato Francesco.

Il sole sorge ancora (Aldo Vergano, 1946).Dopo l’8 settembre 1943 i soldati abbandonano i loro reparti e se ne tornano a casa. Nel periodo che segue c’è chi ha occasione di unirsi ai partigiani e chi pensa di avere interessi da salvaguardare.

Paisà (Roberto Rossellini, 1946).
Il film, girato con attori prevalentemente non-professionisti, rievoca l’avanzata delle truppe alleate dalla Sicilia al Nord Italia. È costituito da 6 episodi: Sicilia, Napoli, Roma, Firenze, Appennino Emiliano, Porto Tolle.

Achtung! Banditi! (Carlo Lizzani, 1951).
La guerra partigiana a Genova e nell’Appennino ligure dall’organizzazione clandestina in città e nelle fabbriche fino alla battaglia aperta sui monti e al passaggio dei repubblichini tra le file dei partigiani.

Gli sbandati (Francesco Maselli, 1955).
Dopo l’8 settembre: nella campagna milanese un gruppo di giovani borghesi sfollati trascorre il suo tempo nell’indecisione: entrare nella resistenza contro i tedeschi? Rifugiarsi in Svizzera? Almeno uno di loro, il nobile Andrea s’impegna grazie anche all’esempio di un’operaia e di alcuni partigiani.

Il generale della Rovere (Roberto Rossellini, 1959).
Nella Milano del ’43 Bertone, anziano imbroglione, arrestato dalle SS tedesche, si spaccia per generale badogliano della Resistenza e s’immedesima tanto nella parte che si fa fucilare.

Tutti a casa (Luigi Comencini, 1960).
Dopo l’8 settembre 1943 un sottotenente ligio ai superiori, non vedendo arrivare ordini, scioglie le fila del suo reparto mandando tutti a casa. La traversata da nord a sud dell’Italia, flagellata dalla guerra e in preda all’anarchia, lo fa maturare.

La lunga notte del ’43 (Florestano Vancini, 1960).
14-12-1943: per rappresaglia contro l’uccisione del n. 1 del fascismo di Ferrara (in realtà assassinato su mandato di un gerarca concorrente), le Brigate Nere fucilano undici antifascisti o presunti tali.

Una vita difficile (Dino Risi, 1961).
Panoramica su vent’anni di vita italiana attraverso le vicende di un ex partigiano giornalista che si inserisce nel sistema di una borghesia reazionaria.

Le quattro giornate di Napoli (Nanni Loy, 1962).
Il film descrive la rivolta popolare scoppiata a Napoli spontaneamente a seguito della fucilazione di alcuni marinai italiani, il 28 settembre 1943 e che in quattro giorni sconfisse e mise in fuga i tedeschi dalla città prima dell’arrivo degli alleati. Il film è dedicato al dodicenne, medaglia d’oro al valor militare, Gennaro Capuozzo.

Salò o le 120 giornate di Sodoma (Pier Paolo Pasolini, 1975).
Durante la Repubblica di Salò 4 signori, che rappresentano i quattro poteri, si riuniscono insieme a quattro Megere, ex meretrici, e a ragazzi e ragazze, partigiani o figli di partigiani in una villa protetta dai soldati repubblichini e dalle SS. Per 120 giorni sarà in vigore un regolamento che permette ai Signori di disporre a piacere delle loro vittime e proibisce, pena la morte, ogni insubordinazione o pratica religiosa.

Novecento (Bernardo Bertolucci, 1976).
Atto II: negli anni ’30 le strade di Olmo e Alfredo si separano. Il primo, vedovo, fa il norcino e continua la lotta; il secondo si rinchiude nel privato. Il 25 aprile 1945 si processano i padroni, e i due si ricongiungono.

L’Agnese va a morire (Giuliano Montaldo, 1976).
Ucciso dai tedeschi il marito comunista che faceva vita politica clandestina, contadina analfabeta della Bassa padana partecipa alla lotta partigiana come staffetta, emancipandosi anche come donna. E il 1 (e l’unico) film italiano sulla Resistenza che ha per protagonista una donna.

I Piccoli Maestri (Daniele Luchetti, 1997).
Nella primavera del 1944 alcuni universitari antifascisti di Vicenza, simpatizzanti del Partito d’Azione, salgono sui monti del Bellunese (Agordino) e poi nell’altopiano di Asiago a fare la lotta partigiana per bande. Dopo aver conosciuto la paura dei rastrellamenti, gli stenti, le crudeltà della guerra chiudono la loro esperienza a Padova nell’aprile 1945. Operazione non riuscita, forse impossibile in partenza.

La notte di San Lorenzo (Paolo & Vittorio Taviani, 1982).
Da un paese della Toscana nell’agosto 1944 un gruppo di uomini, donne e bambini fugge dai tedeschi nel rischioso tentativo di raggiungere la zona già occupata dall’esercito americano.

Il Partigiano Johnny (Guido Chiesa, 2000).
Johnny, studente di letteratura inglese, ritorna ad Alba all’indomani dell’8 settembre. Ha deciso di combattere il regime antifascista ma non vuole entrare nelle bande comuniste. Parte solitario per le colline delle Langhe dove si unisce casualmente alla prima brigata che incontra, la brigata Garibaldi. La vita del partigiano e completamente diversa dall’avventura poetica che si era immaginato nei suoi sogni di letterato. Dopo un attacco tedesco la sua formazione e costretta a sbandare e Johnny si unisce ad una formazione azzurra, il cui capo Nord lo affida al presidio di Mango.

L’uomo che verrà (Giorgio Diritti, 2009).
Inverno, 1943. Martina, unica figlia di una povera famiglia di contadini, ha 8 anni e vive alle pendici di Monte Sole. Anni prima ha perso un fratellino di pochi giorni e da allora ha smesso di parlare. La mamma rimane nuovamente incinta e Martina vive nell’attesa del bambino che nascerà, mentre la guerra man mano si avvicina e la vita diventa sempre più difficile, stretti fra le brigate partigiane del comandante Lupo e l’avanzare dei nazisti. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il bambino viene finalmente alla luce. Quasi contemporaneamente le SS scatenano nella zona un rastrellamento senza precedenti, che passerà alla storia come la strage di Marzabotto.

Commenti

commenti

Notizie su Mauro Stracqualursi

Mauro Stracqualursi
"Bisogna sempre essere ebbri. Tutto è in questo:è l'unica questione. Per non sentire l'orribile peso del tempo.. che vi rompe le spalle e vi curva verso la terra... Dovete inebriarvi senza tregua.[...] Ma di che? Di vino,di poesia o di virtù,a Vostro talento. Ma inebriatevi. E se talvolta sui gradini di un palazzo, sull'erba verde d'una proda, nella solitudine tetra della Vostra camera, Vi destate, diminuita già o svanita l'ebbrezza, domandate al vento, all'onda, alla stella, all'uccello, all'orologio, a tutto ciò che sfugge, a tutto ciò che parla, domandate che ora è: ed il vento, l'onda, la stella, l'uccello, l'orologio, Vi risponderanno: E' l'ora di inebriarsi! Per non essere schiavi martoriati del Tempo, inebriatevi,inebriatevi senza posa! Di vino,di poesia o di virtù... a Vostro talento.." "Inebriatevi" - C. Baudelaire.

un Commento

  1. per completare la filmografia sulla II guerra mondiale e resistenza e dopo guerra bisogna ricordare “La ciociara” di De Sica ( da me paricolarmente amato) del 1960, importantissimo film che ha conquistato il I oscar per il film straniero; il film “La Storia” di Luigi Comencini del 1986; e infine “la ragazza di Bube” di Luigi Comencini del 1963 ( sulla situazione post-bellica)

Rispondi

Il tuo indirizzo eMail non sarà Pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati. *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Sali