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Narrativa Americana: I romanzi più belli di John Steinbeck

John Steinbeck
Continuiamo il nostro viaggio all’interno della Narrativa Americana, parlando di uno degli autori più noti del XX secolo: John Steinbeck.
Nato nel 1902 a Salinas in California, John Ernst Steinbeck, Jr. morirà a New York nel 1968. E’ stato autore di numerosi romanzi, novelle e racconti brevi, e considerato uno dei principali esponenti della cosiddetta “Generazione perduta”.
Insignito nel 1962 Premio Nobel per la letteratura, “per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”.

Ecco i 10 romanzi più belli.

John-Steinbeck-Al-Dio-sconosciuto10. Al Dio sconosciuto (To a God Unknown), 1933.

Romanzo “profetico” che prende il titolo dal discorso tenuto da san Paolo nell’Areopago di Atene, “Al Dio sconosciuto” fu pubblicato nel 1935 e tradotto da Eugenio Montale nel 1946. Racconta la storia di un contadino, Joseph Wayne, che lascia la vecchia fattoria del Vermont per traversare l’America e stabilirsi insieme ai fratelli in una fertile vallata della California. Le vicende, talora cruente, che si susseguono nella “terra promessa” raggiunta da questo indecifrabile sacerdote-colono, danno luogo a un quadro di sapore pagano – primitivistico – che Steinbeck ammanta di una luce sacrale.

9. Quel fantastico giovedì (Sweet Thursday), 1954.

Reduce dalla guerra alla nativa Monterey di California, Doc, un giovane biologo, vi ritrova immutati sole, mare e tradizioni, e con essi la vecchia compagnia di Cannery Row, il quartiere dell’allegra cittadina dove ha la sua casa. Qualcosa però è cambiato in lui: da uomo pacifico, soddisfatto della vita, Doc si scopre inquieto, scontento, intollerante del proprio mondo; cerca disperatamente una via d’uscita, illudendosi di trovarla nella ricerca scientifica. Sarà invece Suzy, una ragazza facile e priva di cultura, ma sincera e decisa che, comparendo in scena quasi per burla in “un fantastico giovedì”, indicherà a Doc la strada da scegliere e gli darà, col suo amore, la forza di percorrerla fino in fondo. Attorno ai due protagonisti ruota tutto il piccolo mondo provinciale del quartiere: il messicano, la ruffiana, lo sconcertante Hazel, quell’umanità “minore”, tanto cara a Steinbeck, che qui vive un felice eterno giovedì della vita.

8. La luna è tramontata (The Moon Is Down), 1942.

L’anelito alla libertà, la volontà di un popolo di non lasciarsi asservire dal nemico, ecco il “messaggio”de La luna è tramontata. Superato lo sbigottimento iniziale, la popolazione di un paese conquistato organizza la riscossa: l’aggressore deve essere battuto.
Una storia di gente semplice, abituata a fare i conti con sentimenti umili ed eterni: l’amore, l’odio, il senso della libertà e della dignità. Un’opera limpida e priva di retorica che trascende la cronaca per rendere omaggio al coraggio di un pugno di uomini normali destinati dalle circostanze a diventare eroi per proteggere le proprie tradizioni democratiche.

Pian della Tortilla7. Pian della Tortilla (Tortilla Flat), 1935.

Pian della Tortilla è un quartiere di Monterey dove vivono i “paisanos”, ultimi discendenti dei primi californiani: gente povera ma felice, amorale e intimamente innocente, superstiziosa ma serena, che truffa il prossimo con straordinaria inventiva e lavora solo quando è a corto di espedienti. Danny è un paisanos che inaspettatamente eredita una casa da un suo parente e con un gruppo di amici va a vivere in questa casa formando una comunità eccentrica e indisciplinata. Il racconto di una collettività stravagante e turbolenta nelle cui vene scorre sangue spagnolo, indio, messicano.

la_perla6. La perla (The pearl), 1947.

Sulla perla trovata in fondo al mare un pescatore messicano ha costruito il sogno di una vita migliore, il riscatto dalla miseria e dalla fatica. L’inquietudine e le passioni suscitate da questo fugace tocco della fortuna sconvolgono la sua vita, quella di sua moglie e del suo bambino. Contro la violenza non basta più l’amore di Juana, nè la solidarietà di alcuni poveri pescatori che si accontenteranno di poter vedere la fortuna da vicino.
Dalla grande fantastica avventura, Kino e i suoi torneranno alla fatica di tutti i giorni senza nemmeno quell’unico bene che la vita aveva loro dato: la pace con se stessi.

Vicolo cannery5. Vicolo Cannery (Cannery Row), 1945.

Romanzo della maturità di John Steinbeck, Vicolo Cannery narra di un mondo in cui vivono usurai, pescatori, ruffiani, giocatori ed emarginati di tutte razze. In questo microcosmo di diseredati spicca la figura di un solitario e misterioso biologo che, nonostante la differenza di classe, si interessa a loro instaurando un rapporto di affettuosa amicizia e solidarietà umana. Insieme imparano a farsi burla del destino riuscendo a costruirsi un’esistenza degna di essere vissuta, che finisce per rendere questi personaggi eroi e simboli del vivere quotidiano. Nella narrazione scanzonata delle avventure di questa umanità, Steinbeck restituisce il ritratto tragico e al tempo stesso comico di uomini e donne vittime di un grande equivoco morale, l’altro volto del benessere americano.

La battaglia4. La battaglia (In Dubious Battle), 1936.

Nel 1933 il presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosvelt, si trovò a dover fronteggiare una crisi disastrosa, conseguenza diretta del crollo del 1929. Furono anni difficili e occuparsi di letteratura implicò un impegno sociale fino a quel momento sconosciuto. A questa nuova generazione apparteneva Steinbeck, che in questo romanzo narra la storia di uno sciopero di braccianti, del suo fallimento e di uomini che trasformano la propria disperazione in lotta per il riconoscimento dei propri diritti fondamentali. Pubblicato nel 1936 e tradotto in Italia da Eugenio Montale nel 1940, il romanzo riassume lo spirito di un’epoca, un’opera in cui viene presentata un’immagine atroce, scandalosa ma anche poetica del New Deal americano.

La valle dell Eden3. La valle dell’Eden (East of Eden), 1952.

In un moderno Eden, la valle percorsa dal fiume Salinas, nella California settentrionale, si intrecciano le complesse vicende di varie generazioni, gli Hamilton e i Trask. È un mondo primitivo e pagano, popolato da personaggi – contadini e sognatori, uomini e donne simboli del bene o del male – dietro i quali agiscono conflitti primordiali, ataviche miserie che si tramandano di padre in figlio come una forza acuta e invincibile. Una saga famigliare che tra odi e antagonismi scorre parallela ai grandi momenti della storia americana, dalla guerra civile al primo conflitto mondiale.

uomini_e_topi2. Uomini e topi (Of Mice and Men), 1937.

Pensato per un pubblico – i braccianti della California – che non sapeva né leggere né scrivere, Uomini e topi è un breve romanzo, ricco di dialoghi, che, nelle intenzioni di Steinbeck, avrebbe dovuto essere in seguito adattato, come difatti avvenne, per il teatro e per il cinema. Protagonisti, sono due lavoratori stagionali, George Milton, e l’inseparabile Lennie Little, un gigante con il cuore e la mente di un bambino, che il destino e la malizia degli uomini sospingono verso una fine straziante. Il ritratto di un’America stretta dalla sua peggiore crisi economica nella drammatica rappresentazione di un maestro.

Furore1. Furore (The Grapes of Wrath), 1939.

Il romanzo narra la storia della famiglia Joad, coltivatori dell’Oklahoma, costretti ad abbandonare le loro terre a causa della siccità. La famiglia, come molte altre nella loro stessa situazione, intraprende un lungo viaggio verso la California, dove, secondo quanto appreso da un volantino, sembra esserci lavoro per tutti. A partire, su un camioncino sgangherato, sono ben tre generazioni: i nonni, i genitori ed i figli. Il lungo viaggio per la California, la terra che nel loro immaginario diventa una vera e propria terra promessa, non sarà privo di incidenti e di perdite.
All’arrivo in California lo scenario che si presenterà alla famiglia Joad sarà ben diverso da quello immaginato e la situazione molto più complicata.

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Mauro Stracqualursi
"Bisogna sempre essere ebbri. Tutto è in questo:è l'unica questione. Per non sentire l'orribile peso del tempo.. che vi rompe le spalle e vi curva verso la terra... Dovete inebriarvi senza tregua.[...] Ma di che? Di vino,di poesia o di virtù,a Vostro talento. Ma inebriatevi. E se talvolta sui gradini di un palazzo, sull'erba verde d'una proda, nella solitudine tetra della Vostra camera, Vi destate, diminuita già o svanita l'ebbrezza, domandate al vento, all'onda, alla stella, all'uccello, all'orologio, a tutto ciò che sfugge, a tutto ciò che parla, domandate che ora è: ed il vento, l'onda, la stella, l'uccello, l'orologio, Vi risponderanno: E' l'ora di inebriarsi! Per non essere schiavi martoriati del Tempo, inebriatevi,inebriatevi senza posa! Di vino,di poesia o di virtù... a Vostro talento.." "Inebriatevi" - C. Baudelaire.

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