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Immigrazione, la realtà dei dati

I numeri, le cifre, i dati non conoscono slogan, non si piegano al volere di questo e quello e ci mostrano la realtà. Su questo dovremmo formare le nostre idee e convinzioni, ma forse per pigrizia intellettuale, forse per un sistema d’informazione che preferisce interpretazioni discutibili alla realtà dei fatti, questo capita raramente, nonostante oggi serva davvero poco per informarsi. Capita sempre più spesso che una larga parte della popolazione, consapevolmente o colpevolmente, ritenga validi alcuni pensieri non supportati dalla prova dei numeri.
Quante volte abbiamo sentito da importanti esponenti politici e da persone comuni al bar, frasi come “Perché la Germania e la Merkel non si fanno carico dei migranti e degli immigrati?” oppure fantomatici slogan come “Ci stanno invadendo” neanche ci trovassimo in un film di fantascienza con annessa invasione degli alieni.
Leggiamo i dati (non provengono dal Kgb, nè da associazioni sovversive catto-comuniste e neppure dai bolscevichi dopo la conquista del Palazzo D’Inverno) che hanno elaborato l’OCSE e l’Eurostat. Queste inchieste sono state riprese nella primavera scorsa, data di uscita degli studi, dai numerosi siti italiani, quali il Sole 24 OreIl Post.

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Lo Studio dell’Ocse: http://www.oecd.org/migration/mig/OECD%20Migration%20Policy%20Debates%20Numero%201.pdf

Lo Studio dell’Ocse, pubblicato a Maggio scorso, fornisce dati chiari, precisi e puntuali sulla situazione:
1. L’anno nel quale i flussi migratori sono stati maggiori è il 2007. Dal 2007 al 2012, sono scesi del 14%.
2. In Italia nel periodo 2012-2013, i flussi migratori sono diminuiti del 22%. Nello stesso periodo, in Germania sono aumentati di un terzo.
3. La migrazione verso l’Unione Europea da paesi esterni all’Unione è calata del 12%, seguendo il trend di diminuzione iniziato nel 2008.
4. La notizia più sorprendente è sicuramente quella che riguarda la Germania. Il paese teutonico è diventato la seconda destinazione al mondo per gli immigrati permanenti. È giusto sottolineare che i ¾ di questi immigrati sono frutto della libera circolazione europea.
5. L’Austria, con i suoi 8 milioni di abitanti si è vista arrivare 17.425 domande, più dell’Italia con i suoi 60 milioni di residenti. In questo caso il dato si riferisce alle richieste di asilo politico.

migrazione

È bene fare una distinzione nelle diversi categorie di immigrazione, si parlerà infatti di quella legata alla manodopera, quella creata da situazioni di emergenza umanitaria e quella legata a questioni di ricongiungimento familiare. Proprio l’immigrazione riguardante la manodopera è calata drasticamente in Italia e in Spagna. Questo dato ha trainato un trend decrescente nell’analisi OCSE. La fonte maggiore di immigrazione è sviluppata da ragioni di ricongiungimento famigliare.

Cosa ci rimproverano Francia e Germania? Di non regolarizzare gli immigrati, lasciarli in clandestinità, permettendo loro di richiedere asilo oltralpe, contravvenendo in questo modo alle norme di Dublino che prevedono un’identificazione tra i clandestini di quelli che hanno diritto d’asilo, e l’applicazione della regola del primo paese sicuro. (rapporto dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa).

In allegato all’articolo anche le prospettive sulle migrazioni internazionali sempre pubblicato dall’Ocse.

Prospettive sulle migrazioni internazionali 2013 OCSE

Fine prima parte. Nel secondo numero il report Ocse, di luglio 2014, “Lavoro per gli immigrati, l’integrazione del mercato del lavoro in Italia”.

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Notizie su Umberto Zimarri

Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

5 Commenti

  1. Umberto Zimarri

    Ringrazio Mirco, per i dati che mi ha fornito ma soprattutto per aver pensato questo report 🙂

    • Umberto Zimarri

      Ciao e bentornata Qfwfq,
      come ti ha già detto Mirco questo è solo il primo di una serie di articoli d’approfondimento sulla questione, nei quali saranno sempre presenti studi internazionali ed autorevoli sulla questione. Ho preferito non allungare troppo l’articolo per facilitarne la lettura.
      Sicuramente fai bene a sottolineare il diverso livello d’informazione che dovrebbe esserci tra le persone comuni e gli esponenti politici. In quel passaggio, volevo far notare semplicemente come questa mancanza di informazione sia sviluppata ( in maniera volontaria??) a tutti livelli: alto, basso ed intermedio.
      Forse non è neppure un caso isolato, visto che ormai la politica persegue molto più logiche di marketing che ragionamenti e/o idee.

  2. Non metterei sullo stesso piano l’approssimazione dei discorsi di importanti esponenti politici e di persone comuni al bar, i primi hanno il dovere di informarsi.
    I dati sono interessanti ma, se ho capito bene, riguardano soltanto la permanent migration che, secondo la definizione dell’OECD, comprende persone cui è stato concesso il permesso di soggiorno permanente, persone ammesse con un permesso di durata limitata rinnovabile, persone che entrano grazie alla libera circolazione (come i cittadini dell’UE all’interno della stessa). Naturalmente sono esclusi i visitatori temporanei e le persone che entrano nel paese con permesso non rinnovabile o limitatamente rinnovabile (turisti, business visitors, lavoratori stagionali, studenti internazionali, scambi accademici, tirocinanti, fornitori di servizi, etc.)
    Il punto è che la permanent migration, sempre secondo la definzione dell’OECD, non include i richiedenti asilo ma solo coloro la cui domanda d’asilo è stata accettata ed è stato concesso il permesso di soggiorno a lungo termine; non include i movimenti non autorizzati e le regolarizzazioni di massa di persone che sono entrate illegalmente; non include coloro che sono entrati e hanno soggiornato oltre la durata del visto. Dunque in questo caso i dati ci mostrano una realtà solo parziale (e poco reale) poiché non tengono in considerazione un fenomeno molto ampio e complesso di cui esistono solo stime approssimative. Non è un dettaglio irrilevante. ciao

    • Mirco Zurlo

      Ciao Qfwfq, bentornata/o a commentare! 🙂
      L’articolo di Umberto è solo il primo di una serie che prova a trattare l’argomento in maniera differente dal modo in cui generalmente se ne parla. Parte cioè dai dati disponibili, da dove (secondo il mio parere) dovrebbe partire una qualsiasi riflessione equilibrata e magari costruttiva su un argomento che è complicato, delicato, estremamente complesso di suo.
      L’idea di fondo è quella di mettere i nostri lettori nelle condizioni, di farsi un’idea (qualunque essa sia) avendo come base di ragionamento la concretezza delle cifre ufficiali. E nei prossimi articoli ci saranno altri dati e altre cifre su cui sarà possibile fare ulteriori e diverse riflessioni.
      Credere che questi dati rappresentino la realtà nella sua totalità sarebbe certamente fuorviante (esiste come in ogni indagine che abbia a che fare con gli esseri umani il fenomeno del “numero oscuro”, qua ancora più oscuro e sfuggente di altri studi), ma ignorare completamente le cifre a disposizione (come è prassi comune) è altrettanto sbagliato.
      Concordo con te soprattutto su di un punto: la realtà è più complessa di quella che appare o che riportano le cifre; l’immigrazione che coinvolge il nostro Paese (ma non solo l’Italia) può essere vista da prospettive differenti ma nessuna di esse (a mio parere) dovrebbe fondarsi su presupposti palesemente falsi o manipolati ad arte, su bufale, su giudizi a priori, su dogmi ideologici, su fanatismi di partito. E oggi questo accade di continuo in tv, nelle radio, nelle piazze, sui giornali, sui social network. A che serve o (meglio) a chi serve???

  3. Grazie ragazzi 🙂
    Condivido il vostro intento e i vostri messaggi, partire dai dati (anche parziali) per non cadere nella trappola delle leggende metropolitane e della retorica degli slogans è un ottimo metodo. Purtroppo c’è un mondo che le cifre non possono rilevare, non per questo va trascurato, soprattutto quando si parla di una parte di popolazione che ritiene validi alcuni pensieri non supportati dalla prova dei numeri. Il fatto è che nella vita quotidiana i numeri e le statistiche non hanno grande valore, l’approccio è quasi sempre pragmatico, quello che conta è solo la percezione della realtà. Ed io non intendo prendere le distanze da tutto questo.
    p.s. Quando ho letto che “la politica persegue molto più logiche di marketing che ragionamenti e/o idee” mi è tornato in mente il selfie di barbara d’urso con matteo renzi.
    Alla prossima puntata, ciao ciao!

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