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Ciao, compagno Ingrao

Quando si perde un maestro si resta un po’ più soli. Quando il maestro in questione si chiama Pietro Ingrao il senso di smarrimento aumenta ma dobbiamo vincerlo e dobbiamo, prima di tutto, pronunciare un enorme, profondo e commosso grazie! Grazie compagno Pietro per quello che hai dato all’Italia e alla politica. Grazie per aver dimostrato a tutti cosa significa essere di sinistra. Una vita passata a combattere le disuguaglianze, a rappresentare il popolo e gli ultimi spiegando loro (quando ancora non era un’ovvietà) che no, non era giusto togliersi il cappello davanti al padrone o inchinarsi di fronte a chi sfruttava il loro lavoro.

Hai praticato il dubbio lì dove c’era rigidità, forse anche per questo sei sempre stato considerato un eretico. Sempre in minoranza all’interno dei vertici del Partito ma sempre prezioso ed insostituibile con riflessioni che rappresentano tutt’oggi un patrimonio di valore incalcolabile. Tu stesso dicevi che è la pratica del dubbio la cosa che più ti ha contraddistinto dagli altri compagni ma anche quella che più ti ha ostacolato.

Pietro IngraoHai spiegato la bellezza e l’importanza dell’utopia: la politica deve pensare l’impossibile e l’ uomo deve avere il coraggio di volere la luna. Quella luna che oggi vedrai da più vicino. Quel tendere verso un’ideale è il carburante per attivare un vero processo di cambiamento collettivo e concreto nella società. E’ in quel cammino, che solo ad uno sciocco può sembrare vano, c’è la strada della buona politica.

Pietro IngraoAvevi ben capito, prima di altri, che l’indignazione e la speranza da sole non possono bastare. Non riescono a trasformare la realtà di un mondo che non ti piaceva. Per dirlo con le tue parole: Indignarsi non basta. Bisogna costruire una relazione condivisa attiva. Poi la puoi chiamare movimento o partito o in altro modo. Valuto molto più forte il rischio che i sentimenti dell’indignazione e della speranza restino, come tali, inefficaci, in mancanza di una lettura del mondo e di una adeguata pratica politica che dia loro corpo. Che l’indignazione possa supplire alla politica e, in primo luogo, alla creazione delle sue forme efficaci è illusorio.

Nel tuo agire politico non c’erano urli, slogan populistici ma erano presenti stile, eleganza e moralità. Ti definivi uomo dell’altro secolo ma avevi intuito che il futuro politico e sociale sarebbero passati dal web e a 90 anni hai aperto un blog nel quale salutavi i tuoi lettori con le parole di Brecht: “Il mondo è cambiato, ma il tempo delle rivolte non è sopito: rinasce ogni giorno sotto nuove forme. Decidi tu quanto lasciarti interrogare dalle rivolte e dalle passioni del mio tempo, quanto vorrai accantonare, quanto portare con te nel futuro“. Hai sempre continuato ad osservare la realtà e a riflettere su di essa con capacità rare, intuendo la direzioni errata che il mondo ha intrapreso.

Oggi se ne va un padre della Repubblica, un uomo che mi rende orgoglioso di  affermare “sono di sinistra”.

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...
Sali