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Il fumo elettronico è meglio?

Molti test sul nuovo gadget sono ancora contraddittori.

sigaretta elettronica

Statistiche significative, suffragate da un’ampia letteratura scientifica, ancora non ce ne sono. Per il momento si può dire che le sigarette elettroniche rientrano tra le «metodiche dolci» con cui provare ad allontanarsi dal tabagismo, facendo affidamento sull’assenza di 62 sostanze cancerogene di gruppo 1 liberate dalla combustione del tabacco e riconosciute dalla Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Sicurezza e innocuità del prodotto, invece, sono concetti ancora da dimostrare.
Su questi due punti, a fine 2012, l’Istituto superiore di Sanità è stato chiaro: l’e-cig è meno tossica della sigaretta tradizionale, principale causa di malattia e morte nel mondo occidentale. Ma non si può affermare che sia del tutto innocua. «La farmacocinetica sull’assorbimento di nicotina dalle sigarette elettroniche non è ancora stata studiata ed è probabilmente diversa da un dispositivo all’altro – spiega Roberto Boffi, pneumologo responsabile del Centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano -. A chi mi chiede come smettere di fumare non posso consigliarla: non ci sono garanzie legali ed etiche che permettano di prescriverla. A chi desidera comunque usarla suggerisco di avvisare il proprio medico».
Tra le sigarette elettroniche, in realtà, ce n’è una priva di nicotina, al momento oggetto di sperimentazione in alcuni ospedali italiani. È l’unica a essere acquistabile in farmacia. Le più recenti e sofisticate, invece, non prescindono dall’alcaloide del tabacco, responsabile dell’attivazione del circuito della dopamina che innesca gratificazione, piacere e benessere.
Nelle «bionde» del terzo millennio è l’assenza di combustione a scongiurare il rischio di inalare sostanze tossiche, come monossido di carbonio, catrame, polveri sottili, cadmio, berillio e polonio-210, collegate al fumo tradizionale. Nella nube che si sprigiona dopo ogni «svapata» si ritrovano, oltre agli aromi, nicotina, glicerolo e glicole propilenico: sostanze, queste, usate anche in prodotti cosmetici e farmaceutici. Ma non per questo, secondo Boffi, del tutto innocue. «Il glicerolo, se riscaldato oltre il punto di fumo, produce acroleina, un’aldeide irritante per le mucose. Non siamo in grado di dire se l’atomizzatore di tutte le sigarette elettroniche non superi mai questa temperatura».
Di studi, sull’argomento, se ne fanno molti. Tra gli esperti c’è Riccardo Polosa, ordinario di medicina interna al Policlinico di Catania e responsabile della Lega antifumo. Uno studio da lui guidato e pubblicato sul «Bmc Public Health» ha dimostrato la riduzione o l’abbandono del consumo di sigarette nel 55% dei protagonisti dell’indagine:
40 fumatori incalliti che non avevano palesato la volontà di smettere di fumare e che per 24 settimane hanno usato un solo tipo di dispositivo.
«La sigaretta elettronica è uno straordinario surrogato di quella a base di tabacco, ma diversi studi hanno rivelato che può essere utile per chi vuole abbandonare il vizio. La vaporizzazione consente di mantenere quell’abitudine nella gestualità fondamentale per il fumatore».
È, per il momento, anche escluso il rischio di overdose da nicotina. C’è chi ha accusato tosse secca e bruciore alla gola, scomparsi nel tempo. Un team greco ha invece evidenziato gli effetti fisiologici a breve termine sull’apparato respiratorio: una riduzione dell’ossido nitrico esalato (mediatore di processi legati alle infiammazioni) e un aumento delle resistenze al flusso delle vie aeree, associata a iperreattività bronchiale. Restano dibattuti, però, i nodi legati al fumo passivo e a quello «di terza mano»: ciò che si deposita sulle superfici e che può interagire con altri inquinanti.

Articolo di Fabio Di Todaro, tratto da <<La Stampa – Tutto Scienze>>.

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