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Una storia dietro ogni numero

Cosa accomuna Albert Einstein,Victor Hugo, Giuseppe Garibaldi, Enrico Fermi e il Dalai Lama ? Sono stati per un tratto della loro vita rifugiati. Sì, è proprio così, alcuni delle più grandi menti del nostro passato hanno conosciuto violenze e soprusi, hanno subito discriminazioni per le loro idee  e hanno dovuto abbandonare il loro paese natale. Quello che accade anche oggi, ma che molte volte facciamo finta di non vedere, purtroppo. Secondo il rapporto pubblicato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale il numero di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni in tutto il mondo ha superato il livello di 50 milioni di persone.  Con l’obiettivo di sensibilizzare e far conoscere le immani condizioni di vita che queste persone sono costrette a subire nella loro patria e per sottolineare il coraggio, la determinazione e la voglia di vivere un’esistenza degna di questo nome,  l’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 4 dicembre 2000, in vista del 50 ° anniversario della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951.

Come possiamo leggere dal sito: http://www.unhcr.it/news/rapporto-unhcr-per-la-prima-volta-dalla-seconda-guerra-mondiale-il-numero-di-persone-in-fuga-nel-mondo-supera-quota-50-milioni, questo rapporto che  si basa su dati raccolti da governi, organizzazioni non governative partner dell’Agenzia e dallo stesso UNHCR, rivela che alla fine del 2013 si contavano 51,2 milioni di migranti forzati, ben sei milioni in più rispetto ai 45,2 milioni del 2012. “Siamo testimoni dei costi immensi che derivano da guerre interminabili, dal fatto di non riuscire a risolvere o prevenire i conflitti”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres. “La pace è oggi pericolosamente difficile da raggiungere. Il personale umanitario può costituire un palliativo, ma le soluzioni politiche sono di vitale importanza. Senza di queste, i livelli preoccupanti raggiunti dai conflitti e le sofferenze di massa, che si riflettono in queste cifre, sono destinati a continuare”. Il totale di 51,2 milioni di migranti forzati a livello mondiale costituisce un enorme numero di persone bisognose di aiuto, con implicazioni che si ripercuotono sia sull’entità degli aiuti internazionali dei paesi donatori, che sulle possibilità di assorbimento e la capacità di accoglienza dei paesi più prossimi alle aree di crisi dei rifugiati. “La comunità internazionale deve superare le proprie divergenze e trovare soluzioni ai conflitti che colpiscono oggi il Sud Sudan, la Siria, la Repubblica Centrafricana e altri paesi. È necessario che donatori non tradizionali si affianchino con maggiore impegno ai donatori di lungo corso. Questo perché oggi il numero di persone costrette alla fuga equivale alla popolazione di interi paesi di medie e grandi dimensioni, come la Colombia o la Spagna, il Sud Africa o la Corea del Sud”, ha detto Guterres.

1-Giornata-Mondiale-del-Rifugiato

Chiudiamo gli occhi e immaginiamo 50 milioni di persone, praticamente i 9/10 dell’Italia, lasciare le proprie case, i propri ricordi e tutti gli affetti per mettersi in movimento su mezzi di fortuna o peggio ancora a piedi.

L’unica cosa che mi viene in mente di fronte a questi numeri  è un appello al nostro animo: RESTIAMO UMANI  come ci suggeriva Vittorio Arrigoni. E’  un grido di speranza, un appello al umanità e alla sensibilità del genere umano. Molte volte ci dimentichiamo che dietro questi numeri ci sono emozioni, persone con i nostri stessi diritti, bambini che vorrebbero giocare e divertirsi proprio come i nostri. Non è buonismo, non è qualunquismo ho semplicemente la convinzione che su questa Terra, tutti dovrebbero avere pari dignità ed opportunità, che prima dei confini geografici ci sia qualcosa di più: l’appartenenza al genere umano.

Molte volte nella nostra Italia non succede così: c’è chi lucra sui rifugiati, c’è chi rimane impassibile davanti a quel cimitero marino che sta diventando lo stretto di Lampedusa, c’è chi si preoccupa davanti ad immagini raccapriccianti come quelle di centinaia di morti annegati della saturazione del mercato del lavoro. Nella nostra stessa regione, nella provincia di Latina, il fenomeno del capolarato è divenuto una triste realtà. Un articolo del quotidiano il Manifesto sottolineava come addirittura, i lavoratori stranieri (alcuni anche rifugiati) oltre ad essere sfruttati venivano dopati per produrre di più. A tal proposito  Mirco, un amico e autore dell’Indifferenziato, su facebook scrisse delle parole totalmente condivisibili:  non è una questione politica o di casta ma è un fatto umano: sono interessato molto più agli umani in sè che alle loro ideologie. L’arricchimento ai danni del più debole, sfruttatto e drogato per propri fini personali è un’aberrazione, è un non rispetto della vita e della dignità altrui. Non ne faccio una questione di nazionalità, così come non dovrebbe essere una questione di nazionalità (ma purtroppo a quanto pare continua ad esserlo), perchè ci sono anche lavoratori italiani sfruttatti e stra-sottopagati, qui come altrove: per me è soprattutto una questione di umanità che è andata a farsi fottere in nome del dio denaro, del successo, della ricchezza o dell’affermazione propria ad ogni costo e con ogni mezzo.  

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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