Capita spesso che si parli di legalità e antimafia con parole gonfie di retorica che restano significanti privi di significati all’interno di sermoni del tutto sterili. E’ assai più raro che simili tematiche vengano affrontate con sferzante e intelligente ironia come potentissimo strumento di lotta. Giulio Cavalli, ospite lo scorso venerdì all’interno della manifestazione “Parole, Musica e Colori” promossa da L’indifferenziato, è l’esempio concreto della forza dirompente della risata abbinata alla denuncia.
In questo senso il libro “L’innocenza di Giulio”, presentato nella piazza Falcone e Borsellino di San Giovanni Incarico, si conferma – per usare le parole di Gian Carlo Caselli – “un potente antidoto contro la patologia che affligge pesantemente il nostro paese: la perdita della memoria che sconfina dell’amnesia, l’irresponsabile sottovalutazione del pericolo che si corre quando si occulta il passato”.
Cavalli, attraverso gli atti processuali, ha svelato quell’impostura propinata dai mass media sull’innocenza di Giulio Andreotti e ha contribuito a far conoscere – anche a San Giovanni Incarico – una verità forse troppo scomoda per la storia dell’Italia repubblicana : prescritto non è esattamente un sinonimo di innocente!
Ma, aspetto forse ancor più decisivo, Cavalli ha posto l’attenzione sugli “andreottismi” sopravvissuti allo stesso Andreotti. Troppo spesso infatti nella seconda e nella terza Repubblica abbiamo assistito ad attestati di stima e forme di venerazione nei confronti di quei politici avventurieri e spericolati – moderni epigoni del Divo -abilissimi nel destreggiarsi tra le zone grigie ai confini della legalità, talvolta oltrepassando gli stessi.
Le parole di Cavalli, nel libro così come in piazza, restano vitali per sfatare i luoghi comuni e gli eroismi fasulli che hanno caratterizzato le rappresentazioni mitologiche della mafia diffuse da TV e giornali in questi anni.
Pubblichiamo di seguito parte della presentazione del libro “L’innocenza di Giulio”. Ci scusiamo per la qualità del video, ma forse mai come questa volta ad essere importanti sono le parole più delle immagini.