La tv e i giornali usano e abusano troppo spesso della parola emergenza. Tutto rientra nella categoria dell’eccezionalità, della situazione straordinaria ed imprevedibile. Alcuni siti hanno usato questo termine anche sull’argomento di questo post, l’analfabetismo funzionale, errando clamorosamente, a mio modo di vedere. Purtroppo qui si tratta di un fenomeno ben radicato e di lungo corso che spinge il nostro Paese in testa a classifiche poco lusinghiere. I dati delle ricerche ci fanno guardare in faccia la realtà, anzi, in realtà, ci prendono proprio a schiaffi.
Cos’è l’analfabestismo funzionale? Con questo termine “si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana“. Tradotto questa persona è capace di leggere, scrivere, aggiornare il suo status su facebook, magari lanciare invettive e condividere pure notizie, però non è in grado di comprendere e analizzare contratti, situazioni complesse ma soprattutto non riesce a valutare globalmente testi scritti in modo da intervenire attivamente e in maniera propositiva nella società in cui vive. Si tende a facilizzare e semplificare concetti e situazioni anche complesse ( guerre, crisi economiche, politiche) ma così facendo in molti casi si perdono informazioni fondamentali e si modifica la realtà.
Secondo l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, invece definisce l’analfabetismo funzionale come “misurato dalla stima delle capacità di lettura, scrittura e matematiche nei vari ambiti della vita sociale i quali influenzano l’identità individuale e il suo inserimento nella società. Da questa prospettiva, l’alfabetismo include non solo la lettura e scrittura ma anche l’acquisizione di quelle capacità necessarie per un comportamento effettivo e produttivo all’interno della società.” Quali sono le inabilità di queste persone? Non capire le politiche del governo e la conseguente espressione di voto, i benefici e i costi di un investimento, l’incapacità di assistenza per i compiti a casa dei propri figli, il non riuscire a discernere le informazioni ( le bufale sui “social network”) e addirittura il calcolare male il resto dovuto al supermercato.
L’infografica inserita in seguito, riguarda l’Italia ed è tratta dal rapporto dell’Ocse ” Skills Outlook 2013“. In precedenza anche l’Eurostat e l’Human Devolopment Report hanno analizzato i paesi dell’Eurozona, ma tutte le ricerche concordano su un punto: l’Italia è al primo posto.
La sintesi brutale è in queste parole: “Il 47% degli italiani, ci dice l‘OCSE, si informa (o non si informa), vota (o non vota), lavora (o non lavora), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare: una capacità di analisi, quindi, che non solo sfugge la complessità, ma che anche davanti ad un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale, lo spread) è capace di trarre solo una comprensione basilare.”
Il Pdf in seguito Country note – Italy (ITA), invece, riassume alcuni passaggi fondamentali della ricerca:
• Le competenze linguistiche e matematiche degli adulti italiani sono tra le più basse nei paesi OCSE.
• La performance degli italiani varia secondo le caratteristiche socio-demografiche ma le differenze tendono ad essere simili a quelle riscontrate in media nei paesi partecipanti.
• Come nella maggior parte dei paesi partecipanti all’inchiesta, esiste un’ampia differenza tra le competenze linguistiche e matematiche dei residenti nati in Italia e quelli nati all’estero. In oltre, in tutti i paesi tra cui l’Italia, le competenze degli adulti sono fortemente correlate con i loro livelli d’istruzione.
• L’utilizzo delle competenze linguistiche e matematiche sul posto di lavoro è più limitato in Italia rispetto agli altri paesi mentre la risoluzione di problemi complessi al lavoro è molto frequente.
• Le competenze linguistiche e matematiche hanno un effetto positivo sulla riuscita nel mercato del lavoro e sulla vita sociale. Tuttavia, in Italia, gli effetti sul salario di tali competenze come del livello di istruzione
Le conseguenze sociali, politiche e culturali di questa situazione sono incalcolabili, senza alcuna retorica, mi chiedo può esserci democrazia ma anche semplicemente uno stato efficiente, se le persone giudicano e valutano in base solamente alle proprie esperienze senza considerare i principi elementari di causa, effetto, conseguenze dirette e indirette a medio e lungo termine? Perché se c’è uno spread economico questo è sicuramente collegato anche con quello culturale: non può esserci alcun futuro per un Paese che non ha un capitale umano valido o più semplicemente che non riesce a vivere, capire e interpretare il mondo complesso che lo circonda.