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L’amore che resta, il film della settimana

Se la settimana scorsa abbiamo potuto finalmente ammirare “A Dangerous Method” di Cronenberg, ora è il turno de “L’amore che resta”  di Gus Van Sant, il film della settimana per L’Indifferenziato.

Prima una breve carrellata delle altre uscite nei cinema italiani. Il thriller “Abduction” di John Singleton e lo scontato “Final Destination 5” di Steven Quale. Dalla Francia arriva il drammatico “Tomboy” di Céline Sciamma, e dall’oltremanica il sentimentale “Jane Eyre” di Cary Fukunaga. Per quanto riguarda le uscite di casa nostra, il consigliabile “Il Villaggio di Cartone” di Ermanno Olmi e le solite  inutili commedie, “Ex – amici come prima” di Carlo Vanzina e “L’amore fa male” di Mirca Viola.

“L’amore che resta” (titolo originale, Restless) è stato presentato per la prima volta alla 64esima edizione del Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. Il film si basa sulla piece teatrale, portata poi direttamente sul grande schermo, “Of Winter and Water Birds” di Jason Lew. Van Sant ha scelto come protagonisti, Mia Wasikowska, presente nel già citato “Jane Eyre”, “I Ragazzi stanno bene” e “Alice In Wonderland, e l’esordiente Henry Hopper, figlio di Dennis Hopper. Nel cast è presente un’altra figlia d’arte, Schuyler Fisk, figlia di Sissy Spacek.

Enoch (Henry Hopper) ha perso i genitori in un tragico incidente, è appena uscito da tre mesi di coma ed ha come unico amico un fantasma kamikaze giapponese, Annabel (Mia Wasikowska) ha un cancro e  poco tempo di vita da vivere. I due si incontrano ad una cerimonia funebre, dove il ragazzo è solito intrufolarsi. “L’amore che resta” racconta la storia di questi due giovani amanti, ma senza i soliti luoghi comuni e cliché che uno si aspetterebbe. Enoch si apre alla vita, e quel che  resta è la bellezza del ricordo. Il fulcro del film è proprio questa relazione sentimentale dove Van Sant inserisce le sue idee, la morte che va verso la vita, e l’importanza del ricordo. Ed è importante anche sottolineare il mito di Eros e Thanatos a cui fa riferimento il regista americano, con frasi come “La morte è facile, è l’amore ad essere difficile” oppure “Abbiamo così poco tempo per dire le cose che vogliamo dire. Abbiamo pochissimo tempo per tutto”.

Per la critica è da considerarsi uno dei film minori di Gus Van Sant, non all’altezza di “Will Haunting”, “Scoprendo Forrester”, “Elephant”, “Paranoid Park” o “Milk”, ma sicuramente ci lascerà qualcosa di nuovo su cui sognare, proprio come può essere la bellezza del ricordo.

Buona visione, ed ecco il trailer:

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Mauro Stracqualursi
"Bisogna sempre essere ebbri. Tutto è in questo:è l'unica questione. Per non sentire l'orribile peso del tempo.. che vi rompe le spalle e vi curva verso la terra... Dovete inebriarvi senza tregua.[...] Ma di che? Di vino,di poesia o di virtù,a Vostro talento. Ma inebriatevi. E se talvolta sui gradini di un palazzo, sull'erba verde d'una proda, nella solitudine tetra della Vostra camera, Vi destate, diminuita già o svanita l'ebbrezza, domandate al vento, all'onda, alla stella, all'uccello, all'orologio, a tutto ciò che sfugge, a tutto ciò che parla, domandate che ora è: ed il vento, l'onda, la stella, l'uccello, l'orologio, Vi risponderanno: E' l'ora di inebriarsi! Per non essere schiavi martoriati del Tempo, inebriatevi,inebriatevi senza posa! Di vino,di poesia o di virtù... a Vostro talento.." "Inebriatevi" - C. Baudelaire.

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