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Arrestati due boss: gestivano i rifiuti di Frosinone

Ormai erano ai confini di Roma, entrati dalla porta di servizio del Frusinate, attraverso un’impresa di nome “Bio Com” che Rifiuti e Camorragestiva l’impianto di Roccasecca. L’arresto di Salvatore Belforte e Salvatore De Vita, deciso dalla procura di Napoli ed eseguito dal Noe del Lazio, guidato dal capitano Pietro Rajola Pescarini, chiude un capitolo della lotta per lo smaltimento dei rifiuti e lascia intravedere gli scenari di rivalità per accaparrarsi il business laziale. Il proprietario della “Bio Com” è Giuseppe Buttone, cognato di Domenico Belforte (fratello di Salvatore) e titolare di quote della Sem e altre società di smaltimento dell’area di Caserta, ben introdotto nel cartello camorristico del Casertano (Casalesi).

Nella zona di confine tra Lazio e Campania, economicamente appetibile per il plusviscolo imprenditoriale che  la attraversa e sempre più vulnerabile per vie dell’emergenza, la “Bio Com” aveva una posizione di forza. Belforte e De Vita, del clan Belforte-Mezzacane, propaggine dei Casalesi, avevano i conoscenze e mezzi per poter salire di grado nel business dei rifiuti. Il metodo che erano riusciti ad imporre, nella provicia di Caserta come in quella di Frosinone, era la classica “cura” dei boss. Minacce e atti intimidatori imposti agli imprenditori affinche cambiassero le certificazioni dei rifiuti da pericolosi ad innocui. Non solo questo ovviamente:per lavorare ogni ditta era obbligata a versare tangenti al clan. Tra i primi a parlare di Salvatore Belforte quel Carmine Schiavone, cugino di Sandokan, il pentito a Domenico Bidognetti ha  aiutato  gli investigatori nelle indagini sul cartello camorristico casertano. Secondo l’ordinanza della Procura di Napoli: ” a fronte di una progressiva moderazione del fratello (Domenico Belforte), Salvatore diveniva sempre più acceso e violento, il braccio armato ed anche il capo militare del clan: un vero killer impulsivo e violento”.

 

Tratto dal Corriere della Sera di Giovedi 24 Novembre 2011. Cronaca di Roma.

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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