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La solitudine dei numeri uno

Come disse una volta Cichelli dopo il quarto piatto di sagnett’ e fasur’: l’appetito vien mangiando. Allora poco importa se questa squadra è una giovane neopromossa che siede per la prima volta al tavolo della C2 con l’obiettivo dichiarato di fare esperienza. La Sangiovannese, una volta arrivata al banchetto, ha l’onere e l’onore di confermarsi in questo campionato regionale. O quanto meno deve provarci con tutte le sue forze. Al di là del risultato tennistico imbarazzante (6-1 per l’Atletico Gaeta), quel che non si può accettare è una rosa che appare logora a livello fisico (e soprattutto mentale) proprio nella fase decisiva del torneo. La squadra scesa in campo sabato è soltanto una brutta copia della Sangiovannese che qualche mese fa conquistava vittorie contro colossi di questa categoria come il Ceriara o il Città di Cisterna. Una squadra troppo brutta (escluso Poggetto, s’intende) per essere vera. I ragazzi del Gasp possono ancora raggiungere il play-out, ma serve uno scatto d’orgoglio immediato che speriamo di vedere già a partire dalla prossima gara.

Fare delle pagelle dopo match di questo genere è un po’ come gettare una bomba all’idrogeno su di una autombulanza in panne, ma vabbè…

Le pagelle

Lombardi a fine gara scambia quattro chiacchiere con il suo amico immaginario

Christian Lombardi 6.5

Un passato da enfant prodige, debutta in pubblico come portiere già in età prescolastica affrontando avversari di 10 anni più grandi. In quel momento rivoluziona la storia di questo sport: l’obiettivo non è più realizzare un gol, ma scaraventare pallonate contro il suo corpo. 5 punti coscia, 10 punti petto, etc. Questa triste storia che parrebbe essere ambientata nella Romania di Nicolae Ceausescu, lo fortifica talmente tanto che oggi, pensate un po’, è  la riserva della riserva della Sangiovannese. Il terzo portiere per farla breve. Beh, quel bambino prodigio, in un sabato di marzo si ritaglia un momento di  (finta) gloria. La sua squadra sotto di 5 gol è ormai allo sbando, il Gaeta attacca e la Sangiovannese commette falli a ripetizione. Lombardi ha già neutralizzato un tiro libero, siamo allo scadere e i gaetani si portano di nuovo sul dischetto dei 9 metri. Difficile ripetersi, ma il portiere vuole salvare l’onore della Sangiovannese. L’avversario prende la ricorsa, tira. Il nostro eroe con balzo felino si distende e para. Lombardi felice emette uno dei suoi suoni gutturali, si esalta quasi quanto Goycochea a Italia ’90 e cerca l’incitamento di tifosi. La scena di gioia diventa però  immediatamente delle più meste quando Lombardi si rende conto che la curva ormai sfiduciata ha reagito alla prodezza con un grande Embè??? collettivo.  La solitudine di un portiere che risulterà essere per questa gara il migliore dei peggiori, il meglio del peggio, cioè il pessimo direbbe Carmelo Bene.

Antonio Lepore 4.5

Giornata decisamente “no” per il Gulliver di Tordoni. Senza nemmeno aver pagato i diritti d’autore al collega di sopra, si esibisce in alcuni rinvii di una bruttezza quasi unica, inventa così un nuovo gioco: mosca cieca con il pallone. Spesso in difficoltà di posizionamento, nelle uscite basse da kamikaze regala brividi ai tifosi. Poco attento, forse distratto da Lombardi vestito per l’occasione da operaio dell’ANAS, quasi offre il più facile degli assist a un attaccante avversario.

Daniel Ricci 3

Lode a Mishima e Majakovskij.  Come spiegare quell’assist suicida per il quinto gol del Gaeta? Probabilmente con la nota passione per le scommesse. Fan della primissima ora di Marco Paoloni, ha stretto un accordo con gli Zingari per l’esito “Over 6.5”. Per portare a termine il suo piano diabolico ha somministrato segretamente dei tranquillanti ai compagni di squadra. La federazione prontamente indaga, ma tutto è destinato a dissolversi in una bolla di sapone. In tarda serata è infatti arrivata la dichiarazione di Manuel Stracqualursi: “Garantisco per il mio capitano, non ho mai bevuto questo presunto Gatorade al gusto di Valium, io sono così di mio“.

Giorgio Tori 6

E’ uno dei pochi a interpretare la gara con lo spirito giusto. L’ultimo ad arrendersi, determinato e intraprendente, realizza il gol della bandiera grazie alla decisiva collaborazione del portiere avversario. Nella seconda frazione di gioco si ritrova davanti all’estremo difensore in un paio di occasioni, ma fallisce come un Kluivert rossonero. Nessuno però pretende da lui il cinismo sotto porta di un Batistuta (abbiamo già Poggetto), quel che gli viene chiesto è agonismo e grinta. Dunque, la prestazione può essere considerata sufficiente, soprattutto se paragonata a quanto hanno fatto vedere molti altri compagni di squadra.

Aureliano Petrucci 4.5

Il numero 7 visto contro l’Atletico Gaeta non è nemmeno lontano parente del bomber da 18 gol in 21 gare. E’ l’Aureliano vecchia maniera: scende in campo con un congegno tascabile dotato di timer e tastiera su cui è obbligato a digitare 6 numeri (4,8,15,16,23,42) ogni 108 m.. secondi. Il Gasp gli ha spiegato che ciò serve a salvare il mondo e lui se l’è bevuta. Ma, evidentemente, è una cazzata; un modo come un altro per tenerlo sveglio. Dopo aver digitato i primi tre numeri però prende sonno e il piano fallisce.

Il soldato Cico e il Gasp

Gianmarco Cichelli  SV

Prima ancora che calciatore è tifoso e, come un abbonato Rai, ha un posto in prima fila per seguire la partita. Dalla panchina soffre come un animale in gabbia. Si alza, gesticola come un vigile urbano, urla e smadonna come un automobilista imbottigliato nel traffico cittadino. Insomma, mostra a suo modo il disappunto per le decisioni arbitrali. Il direttore di gara però mal digerisce il puntale commento tecnico da bordo campo  e dopo un “Ma che cazz stai a faaaaaaaa!!!!!???!!!” lo manda sotto la doccia in anticipo. Che poi qualcuno potrebbe chiedersi “ma, scusa, quale doccia se non ha giocato neppure per un minuto?”. Sudorazione nervosa.

Federico Renzi 4.5

Il peso delle tre partite in sette giorni probabilmente si fa sentire, ma gli impegni ravvicinati non possono essere un alibi se gli errori più vistosi arrivano già nei primi 20′ di gara. Si ricorda di essere El Pibe di San Cataldo quando il risultato è ormai compromesso, si mette quindi in evidenza con un paio di passaggi smarcanti che però un possono salvare una prestazione insufficiente. Nemo propheta in patria, disse qualcuno. Beh, sarà forse l’emozione di giocare a un tiro di schioppo da casa, ma il capitano morale di questa squadra spesso non ha offerto il meglio di sè davanti al pubblico amico. Certo è che, a quattro gare dalla fine, nonostante tutto puntiamo ancora su di lui. E’ l’unico in grado di svegliare lo spogliatoio.

Dario Corsetti 5

Si accomoda in panchina e soltanto il sopraggiungere della bella stagione non gli permette di presentarsi con la pelliccia alla Gianfranco Zigoni. Per almeno 25′ assiste impotente alla disfatta dei suoi, scende in campo con un inusuale “2” sulle spalle e qualche secondo dopo la Sangiovannese riduce le distanze con Tori. Intendiamoci, l’idolo di casa non mette piede nell’azione, ma ti viene comunque da pensare “Vuoi vedere che adesso con Pratto in campo niente niente forse forse...”. Ti perdi in qualche dubbio di troppo, non fai in tempo a completare la frase, ti volti e vedi Corsetti inseguire un avversario che da lì a un istante realizzerà il gol del 4-1. C’avevamo creduto ed è stato bello sognare.

Carlo Petrucci 3

Sotto l’aspetto tecnico il calciatore non si discute, si ama. Tifosi e avversari rimangono ipnotizzati nel vederlo quando, poco prima di calciare un qualsiasi pallone, muove la gamba come un tanghero professionista. Un futuro assicurato a Ballando con le stelle per lui. Per quel che riguarda invece il presente, il problema è che sul rettangolo di gioco i suoi neuroni vanno sistematicamente in standby. Pizzicotti agli avversari, spallate assassine, duelli rusticani, numeri degni del peggior Pasquale Bruno detto O’ Animale. I cartellini gialli ormai non si contano più per questo Paolo Montero dai piedi buoni. Allora sempre lode al vivido organizzarsi del brivido tra la suola e la tomaia (per dirla alla Giovanni Raboni), ma con atteggiamenti simili il giocatore al massimo può ambire a una comparsata in un eventuale remake di qualche poliziesco all’italiana anni ’70. La mala ordina o Milano odia: la polizia non può sparare, tipo.

Pierpaolo Bastoni SV

Nomen omen e ti aspetti uno che rincorre gli avversari con la clava, un Fred Flintstone prestato al futsal. In effetti il paragone con il preistorico Zimarri ci sta tutto. Si danna l’anima (e non solo quella) correndo da una parte all’altra, arriva persino al tiro ma ciabatta miseramente. Privo di forze, ma comunque con la faccia da duro, si volta verso la platea come a dire “e mo’ v’aspettavate pure il gol?“. Pochi minuti giocati, giudizio sospeso almeno fino alla prossima uscita.

Mattia Tedeschi SV

Nessuna traccia, tant’è che sul sito web di una nota trasmissione televisiva Rai che si occupa di persone scomparse abbiamo trovato la sua scheda e tra i segni particolari c’è una rivisitazione dell”indovinello della sfinge: Qual è l’animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo tre e alla sera nuovamente quattro? La stessa scheda aggiunge che “Già in passato gli era capitato di assentarsi ma mai per periodi così lunghi e, soprattutto, senza avvertire“.

Il fascino indiscreto di Poggetto

Luca Petrucci 4

Mica facile gestirsi tra la vita d’atleta e quella da star. Eppure il nostro Petrucci passa con disinvoltura dalle ospitate all’Area Disco in compagnia dell’amico-collega Gianni Sperti agli allenamenti con la Sangiovannese. L’impegno non manca mai ed infatti in settimana ha realizzato una tripletta nella sconfitta per 10-5 sul campo del Ceriara. Tre gol decisivi quasi quanto quelli di Larrivey al San Paolo, ma comunque utili per guadagnare fiducia e per sperare in una maglia da titolare. Purtroppo però nelle gerarchie del mister, il 55 è più o meno dietro il sig. Alessandro (l’autista) e l’accompagnatore Rocco Fraioli. Insomma il Gasp, pur di non farlo giocare più di 10 minuti, è disposto a convocare qualche calciatore di Pontecorvo che passa lì per caso. Quando entra in campo assistiamo a qualche discesa sulla fascia che più che altro sembra essere il defilè di un modello di Carlo Pignatelli. Per il resto null’altro da segnalare. A sua discolpa c’è lo scarso minutaggio, in quanto non è mai facile entrare nel vivo match quando si è costretti a fare la spola tra campo e panchina. Però, tutto ciò ha scarsa importanza, come suggerisce un aforisma dello stesso Poggetto: “preferisco perdere ed essere bello, piuttosto che vincere ed essere brutto: sono un esteta.”

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Il saltimbanco

un Commento

  1. Io il peso delle 3 partite in 7 giorni non l’ho sentito perchè martedi non sono potuto andare a Ceriara, purtroppo il mio è un problema di testa,ho smesso di crederci da 2 o 3 partite alla salvezza!

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