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Il 12 dicembre del 1969 e… quello del 2013

Ho visto bombe di stato scoppiare nelle Piazze e anarchici distratti cadere giù dalle finestre, cantavano i Modena City Ramblers nella canzone Quarant’anni ed avevano maledettamente ragione.. Il 12 dicembre alle ore 16:39, una bomba scoppiò nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Era la strage di Piazza Fontana. Cominciava così, la strategia della tensione.  Per dare un’idea della brutalità dell’accaduto basta riflettere sulle parole di Don Corrado Fioravanti: ” Ho visto l’inferno, mi è venuta incontro una ragazza senza un braccio, con l’altro mi ha tirato la tonaca e mi ha chiesto: Padre mi aiuti. Un uomo gridava: ” Non sento più la gamba, non la sento più”. La gamba era sparita.

Come ricorda il giudice Salvini, l’ultimo ad aver condotta un’istruttoria sulla vicenda, in un’intervista a Focus del 2006: ” Tutte le sentenze su Piazza Fontana anche quelle assolutorie, portano alla conclusione che fu una formazione di estrema destra, Ordine Nuovo, a organizzare gli attentati del 12 dicembre. Anche nei processi conclusesi con sentenze di assoluzione per i singoli imputati è stato comunque ricostruito il vero movente delle bombe: spingere l’allora Presidente del Consiglio, il democristiano Mariano Rumor, a decretare lo stato di emergenza nel Paese, in modo da facilitare l’insediamento di un governo autoritario. Come accertato anche dalla Commissione Parlamentare Stragi, erano state seriamente progettate in quegli anni, anche in concomitanza con la strage, delle ipotesi golpiste per frenare le conquiste sindacali e la crescita delle sinistre, viste come il “pericolo comunista”, ma la risposta popolare rese improponibili quei piani.

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Come troppo spesso è accaduto,  grazie a quella collusione e a quella cortina fumogena che da sempre ha accerchiato le stragi di stato in Italia, i colpevoli non sono finiti dietro le sbarre.  Fin da i giorni successivi all’attentato, le attenzioni degli inquirenti si concentrarono sulla pista anarchica. Invece la matrice era tutt’altra…

Nella vicenda di Piazza Fontana, però, bisogna fare chiarezza:  è sbagliato affermare che la matrice della strage sia ignota: si conosce, infatti, il movente e si conosce il fine.  La frammentazione delle indagini, i depistaggi, le coperture istituzionali, l’opera incessante della massoneria  ha permesso agli esecutori materiali e ai mandanti  di non essere giudicati colpevoli: come chiaramente spiegato da Salvini successivamente nell’intervista:  “La strage di Piazza Fontana non è un mistero senza mandanti, un evento attribuibile a chiunque magari per pura speculazione politica. La strage fu opera della destra eversiva, anello finale di una serie di cerchi concentrici uniti (come disse nel 1995, alla Commissione Parlamentare Stragi, Corrado Guerzoni, stretto collaboratore di Aldo Moro) se non proprio da un progetto, da un clima comune. Nei cerchi più esterni c’erano forze che contavano di divenire i “beneficiari” politici di simili tragici eventi. Completando la metafora, i cerchi più esterni, appartenenti anche alle Istituzioni di allora, diventarono subito una struttura addetta a coprire l’anello finale, cioè gli esecutori della strage quando il “beneficio” risultò impossibile poichè quanto avvenuto aveva provocato nel Paese una risposta ben diversa da quella immaginata: non di sola paura, ma di giustizia e di mobilitazione contro piani antidemocratici.

Alla luce delle vicende di questi giorni, dell’instabilità politica, dei manifestanti di estrema destra che protestano e vanno in giro con la jaguar, dei villani che voglioni bruciare  i libri, credo sia utilissima una riflessione su questi eventi:  nel paese dell’oblio si dimentica tutto rapidamente, le vicende scomode non si vogliono guardare e  in piazza o su facebook c’è  chi in maniera fiera ed orgogliosa si definisce fascista, non conosce neanche lontanamente cosa sia la strategia della tensione, però, magari si  commuove per Mandela o cita Pertini. Tra tutti i ceti sociali  c’è una grande insoddisfazione, ma questa indignazione  non porta  ad alcun risultato, poichè non si  analizza  in maniera approfonditala la realtà. Si vogliono semplificare in poche parole processi e fenomeni di un sistema politico/ economico/ sociale sbagliato. E’ troppo facile dire me ne frego e sostenere è tutta colpa dei politici, degli altri.  Le responsabilità, invece, sono da ricercare prima di tutto dentro di noi, dentro la nostra società dell’indifferenza. Quanta ipocrisia si vede tra quelli che sono contro il sistema, ma proteggono a spada tratta il loro sistema  fatto di privilegi, di favori, di clientela. Troppo semplice urlare, sbagliando ” A Morte la politica”.  Se non si creano le basi per un nuovo inizio, difficilmente le cose miglioreranno.

A tutti coloro che la pensano così, non c’è miglior risposta del discorso di Pietro Calamandrei:”. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo.
«La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.
È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica...

fonti:  http://www.focus.it/cultura/storia/La_verita_su_Piazza_Fontana_C12.aspx

Suggerisco per chi volesse approfondire le tematiche  dello stragismo il libro “LA REPUBBLICA DELLE STRAGI IMPUNITE”  di  Ferdinando Imposimato.

 

 

 

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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