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Mondiali 2014: Cotti e Mangiati

Il mondiale del  2014 è come quello il 2010: Italia fuori al primo turno. I sogni mundial si infrangono al minuto 81’, sul colpo di testa del fiero capitano uruguagio Godin. E’ giusto dire, senza se e senza ma, che l’eliminazione, nonostante lo scandaloso arbitraggio dell’arbitro Messicano, è giusta. È giusta, perché, la nostra nazionale ha giocato sempre con il braccino corto, non ha mai avuto il coraggio di osare e perché no, di divertire. Mister Prandelli si è dimesso dopo la partita (chapeau, per quello che mi riguarda il lato umano non si discute) e con lui anche il Presidente Abete (in questo caso dovrebbe essere approfondito anche il lato morale oltre che quello dirigenziale).
Le cause come sempre sono molteplici e vanno da una condizione atletica che definire imbarazzante è limitativo, ad un tasso tecnico generale abbastanza mediocre, alla mancanza di lucidità nel preparare e nel leggere la partita del ct azzurro.
Francamente è difficile capire l’involuzione del gruppo dall’ottimo europeo di due anni fa e della buona fase di qualificazione alle prestazioni sbiadite ed opache di questi tre incontri. Scrivo tre incontri, perché neanche la partita con l’Inghilterra può essere considerata superiore alla sufficienza per una squadra che vuole andare avanti nella competizione. Il calcio è fatto anche e soprattutto di profondità, non si può pensare di giocare uno pseudo  tiki-taka ad un ritmo da processione parrocchiale. Buona parte dell’Europeo e le qualificazione alla fase finali del mondiale, sono state giocate con un modulo il 4-3-1-2 che non è mai stato riproposto durante il nostro breve mondiale: la mancanza di idee chiare (se non quella di dare la palla a Pirlo o Verratti) e di movimenti di squadra sincronizzati ed eseguiti con i tempi giusti, sono state costanti poco gradite dei nostri incontri. C’è un episodio chiave che testimonia la confusione mentale: il tentativo di contropiede Cassano-Pirlo, che obiettivamente è qualcosa al limite della follia. Un mondiale contraddistinto sempre da un eccesso di difensivismo, di timore quasi reverenziale verso i nostri avversari di turno (giocare con una sola punta con la Costa Rica, il cambio Balotelli-Parolo?). Traspare nelle dichiarazioni post gara uno spogliatoio non proprio unito: pare che anche in questo caso è in atto una guerra tra la vecchia guardia ( Buffon, De Rossi, Chiellini, Barzagli) e i nuovi ( Balotelli, Cerci su tutti).  Nel calcio, che è uno sport di squadra,  lo spogliatoio unito è una di quelle cose che fa veramente la differenza: certamente , se queste voci fossero confermate,  anche questo ha pesato sul risultato complessivo degli azzurri.

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Ovviamente questa però è solo la punta di un iceberg che ha radici molto più profonde: dopo il disastro tragi-comico di quattro anni fa, c’è stato qualche radicale cambiamento nella gestione del movimento in Italia? È nata una rivoluzione per capire dove e quando sbagliamo nella formazione dei giovani calciatori? Cosa ha fatto la Federazione per incentivare sullo sviluppo dei settori giovanili italiani? Probabilmente il grosso del problema è tutto qui: basta guardare le rose, non dico delle prime squadre, ma delle primavere italiane per rendersi conto che lo spazio per i giocatori italiani è pochissimo. Per capire che il futuro non è roseo, basta guardare i risultati delle nazionali giovanili: l’Under 19 ha vinto l’ultimo titolo europeo nel 2003 (la manifestazione si svolge ogni anno) e tranne l’argento del 2008 le altre prestazioni sono state un mezzo disastro. Questo ha fatto sì che  l’Italia non si sia nemmeno qualificata per la fase finale degli ultimi due mondiali under 20.
Pesa, infine, la mancanza di competitività e di qualità della serie A: confrontarsi ogni domenica con i migliori giocatori del pianeta era uno stimolo ed un “allenamento” formidabile e in un certo senso esclusivo per gli atleti italiani. Oggi il ritmo e la qualità del nostro campionato sono scesi a livelli medio-bassi, basta mettere piede in Europa che son dolori di pancia.
Mi sembra del tutto evidente che ci sia qualcosa di profondamente errato nel struttura dell’organizzazione, o forse più semplicemente anche nel calcio siamo rimasti indietro di vent’anni: l’italia di prima non c’è più,  il mondo corre ad una velocità doppia e noi siamo rimasti a guardare.

p.s il cambio Immobile- Cassano con una squadra che dovrebbe cercare il contropiede entra di diritto nei grandi misteri del pianeta

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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  1. loscemodelvillaggio
    loscemodelvillaggio

    Troppi stranieri nei nostri campionati e quei pochi giovani che abbiamo non si sa come gestirli ,col risultato che parecchi di loro vengono “bruciati”.Anzi , direi fumati.Siamo andati in Brasile con Cassano che ha avuto un operazione al cuore,Paletta,Tiago Motta e mi fermo qui.Che fine hanno fatto Criscito,Ariaudo,El Sarawi,Santon,Giovinco,Gilardino,Quagliarella???Tutte gestioni sbagliate e posti occupati da calciatori di altre nazioni, a volte di dubbie provenienze.
    Non vorrei innescare una discussione troppo vivace,ma va detto che hanno contribuito alla Nazionale di più il Pescara e il Toro (reputate squadrette)che l’Inter,il Napoli,la Roma e il Milan.E chissà perchè…Poi ci lamentiamo se Balotelli si vede come il miglior attaccante italiano e a 24 anni si monta la testa.L’avremmo fatto tutti,chi più chi meno.

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