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“E’ stato il figlio”, il film della settimana

“Conoscevo uno che per un graffio alla macchina ammazzò suo padre”…

A pochi giorni dalla presentazione al pubblico durante la 69a mostra del cinema di Venezia, dove ha ottenuto il premio per il “miglior contributo tecnico”, esce nelle sale italiane questa commedia grottesca ad opera di Daniele Ciprì. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Roberto Alajmo.

Esordio alla regia per lo sceneggiatore e direttore della fotografia Daniele Ciprì, senza Franco Maresco. La coppia Ciprì-Moresco divenne famosa soprattutto con il programma televisivo “Cinico Tv”.

Per questa nuova avventura, Ciprì ha messo su un cast di tutto rispetto: Toni Servillo, Giselda Volodi, Fabrizio Falco (vincitore a Venezia del Premio Marcello Mastroianni, all’ attore o attrice emergente), Aurora Quattrocchi, Benedetto Ranelli, Piero Misuraca, Alfredo Castro, Giacomo Civiletti, Pier Giorgio Bellocchio.

La trama. Il racconto viene narrato in un tempo futuro, all’interno di un ufficio postale, in un giorno come tanti. E’ un signore trasandato di nome Busu (Castro), ad introdurre la storia della famiglia Ciraulo, come le altre microstorie che di giorno in giorno racconta per uccidere il tempo che consuma la sua solitudine. Busu però si sofferma più a lungo sui Ciraulo, raccontandone anche i dettagli, quasi come gli appartenessero. Narra le vicende di una famiglia disagiata, composta da Nicola Ciraulo (Servillo), con la moglie Loredana (Volodi) ed i figli Tancredi (Falco) e Serenella, che vivono insieme ai nonni, Fonzio (Ranelli) e Rosa (Quattrocchi), in una continua precarietà. La famiglia acquista una grossa automobile, utilizzando il denaro ottenuto come risarcimento dallo Stato, a causa della morte della figlia Serenella, colpita da un proiettile vagante ed uccisa. Ma Il denaro ritarda ad essere erogato e la famiglia si dà alle spese, prendendo prestiti da un usuraio.

 La storia è ambientata in Sicilia, ma è stata girata interamente a Brindisi. E’ una storia tragicomica, una tragedia familiare dove la realtà diventa grottesca, grazie soprattutto ai personaggi che diventano delle vere e proprie maschere reali. La perdita della figlia non viene vista come tragedia, ma solo come la possibilità di poter accrescere il  bisogno materiale, come può essere una macchina arrugginita, che non fa altro che evidenziare la propria mediocrità e totale dissoluzione sociale. Non a caso premio della Fotografia a Venezia, tutte le immagini, le inquadrature, girate superbamente da Ciprì.

Ecco il trailer. Buona visione.

Fonte: http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=49108&film=E-stato-il-figlio

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Mauro Stracqualursi
"Bisogna sempre essere ebbri. Tutto è in questo:è l'unica questione. Per non sentire l'orribile peso del tempo.. che vi rompe le spalle e vi curva verso la terra... Dovete inebriarvi senza tregua.[...] Ma di che? Di vino,di poesia o di virtù,a Vostro talento. Ma inebriatevi. E se talvolta sui gradini di un palazzo, sull'erba verde d'una proda, nella solitudine tetra della Vostra camera, Vi destate, diminuita già o svanita l'ebbrezza, domandate al vento, all'onda, alla stella, all'uccello, all'orologio, a tutto ciò che sfugge, a tutto ciò che parla, domandate che ora è: ed il vento, l'onda, la stella, l'uccello, l'orologio, Vi risponderanno: E' l'ora di inebriarsi! Per non essere schiavi martoriati del Tempo, inebriatevi,inebriatevi senza posa! Di vino,di poesia o di virtù... a Vostro talento.." "Inebriatevi" - C. Baudelaire.

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