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La libreria del Villaggio : Viaggio verso la maturità

Joseph Conrad

Il viaggio della libreria continua navigando verso terre sconosciute, e stavolta il tragitto volenti o nolenti ci riguarda tutti.

Per farlo mi ispiro ad un autore che di viaggi ne fece parecchi, nella vita e di riflesso anche attraverso i suoi romanzi.

In questo nuovo appuntamento parlerò di Joseph Conrad, all’anagrafe Jozef Teodor Nalecz Konrad Korzeniowski (03/11/1857 – 03/08/1924).

Conrad, scrittore polacco naturalizzato Britannico, accende l’interesse del sottoscritto, e credo anche di chiunque abbia letto qualche sua pagina, per la sua filosofia che lo porta ad accostare l’animo umano ad una terra selvaggia, creandone un’affascinate similitudine.

‘Terra selvaggia’ in quanto piena di lati nascosti o sconosciuti, sconosciuti a volte anche a se stessi. La coscienza di sé, che abita e influenza la mente, rappresenta un’incognita. Spesso un individuo crede di conoscersi bene, ma in realtà non si finisce mai d’imparare, soprattutto da se stessi.

Se Conrad viene considerato come uno dei maggiori scrittori moderni è proprio per la sua visione riguardante l’io interiore dall’uomo.

Maestro di prosa ma non solo, può essere considerato senz’altro uno dei pionieri del modernismo. Caratteristica stilistica che facilita lo scorrere delle sue pagine comunque dense di stimolanti spunti e tematiche ricercate.

I suoi romanzi, che hanno un evidente carattere romantico, si ispirano in modo ricorrente alla figura dell’anti-eroe. Infatti ci parla dell’uomo analizzandolo come essere semplice e modesto, per lo meno visto dell’esterno, perché è ciò che c’è dentro di ‘lui’ ad essere molto complesso e indiscutibilmente molto più interessante.

Lo stile di Conrad, congiuntamente ai suoi contenuti, ha influenzato altri scrittori come Ernest Hemingway o David Herbert Lawrence e ispirato alcuni film, uno su tutti Apocalypse Now, tratto dal suo “Cuore di tenebra” che parla della discutissima guerra del Vietnam.

(Puntualizzerei che la fama della pellicola “Apocalypse Now” dovrebbe scaturire dalla penna di Conrad, e non viceversa).

Un’immagine emblematica di Apocalypse Now

 

Martin Sheen

 

 

 

 

 

Gran parte della sua giovinezza la passò navigando in mare; dalle varie esperienze avute viaggiando trovò le ispirazioni per molti dei suoi lavori tra cui “La linea d’ombra” (The shadow line).

Questo romanzo che è scritto in prima persona parla di un ufficiale che è in servizio su una nave in viaggio nei pressi di Bangkok. Improvvisamente il protagonista, stanco della sua vita senza obbiettivi stimolanti, rinuncia al suo incarico e sbarca dalla nave trovando per breve tempo una sistemazione a Singapore, fin quando il caso vuole che gli venga offerta la possibilità di riscattarsi dalla noia e dall’insofferenza che si erano impadronite di lui, accettando il comando di una nave rimasta senza capitano, causa decesso.

Al principio, salendo sulla nuova nave da capitano, il protagonista si sentirà al settimo cielo per aver in un sol colpo bruciato parecchie tappe di quella che sarebbe dovuta essere una lunga gavetta. In seguito i suoi umori cambieranno.

Quella che si appresta ad intraprendere sarà infatti una traversata estremamente difficoltosa, ma proprio affrontando le varie avversità che lo metteranno a dura prova (epidemie tropicali, tempeste e bonacce senza fine) il capitano riuscirà suo malgrado a scalare la sua ‘gavetta interiore’. Quella che nessuna moneta può comprare.

 

 

Il romanzo, risalente al 1917, potrebbe avere una duplice chiave di lettura.

Può essere considerato come un’ ironica metafora della prima guerra mondiale, per la contemporaneità tra la data di pubblicazione e le tematiche trattate al suo interno, come ad esempio l’importanza del cameratismo a bordo di una nave da governare.

Oppure ci si può soffermare sui frequenti riferimenti sul conflitto tra il ‘giovane’ protagonista e il ‘vecchio’, figura che viene rappresentata da almeno altri due personaggi del romanzo, come il vecchio capitano deceduto . Con i rispettivi pregi e difetti dell’uno e dell’altro. Questo fa si che si sviluppi attorno alla trama il tema dell’esperienza, della saggezza e della maturità..

Il tutto sempre in chiave piuttosto ironica, scelta che tende a sdrammatizzare in modo apprezzabile il racconto.

 

Senz’altro la morale centrale del romanzo riguarda invece proprio la “Linea d’ombra”, che non è altro che il momento in cui si prende coscienza di sé, è quel momento della vita di ogni individuo in cui si diventa Uomini (o Donne, per la par condicio).
Il momento dello svezzamento, in cui ci si rende conto di essere da soli come entità ed in tale condizioni si deve affrontare il mondo che ci circonda. Sia esso fatto di tempeste, mare piatto, o di bonaccia che non porta da nessuna parte e che consuma a vuoto le riserve di energia; fra compagni di viaggio tal volta affidabili e fedeli, tal volta no. Alla fine del romanzo probabilmente potrete ammirare nella vostra mente una scena incantevole:  l’immagine di una tempesta, alla fine della quale le nuvole scivolando in silenzio si dissolvono,  lasciano spuntare il primo raggio di sole, la sua luce che vi passa sulla testa, la Linea d’ombra, il mondo che si divide tra penombra e luminosità, quest’ultima che progressivamente illumina tutto ciò che c’è davanti e intorno, mettendo in chiaro tutto ciò che prima non si riusciva a percepire.Tutto sembrerà più facile da affrontare. O per lo meno, distinguendo i contorni di ogni cosa, ci si potrà provare con maggior consapevolezza.

La linea d’ombra che si fa distinguere all’ improvviso, quasi furtivamente, sta lì a simboleggiare il confine con la maturità.

Nel momento in cui essa appare all’orizzonte, non importa quanto ci si senta pronti o insicuri nell’affrontarla, non c’è virata che tenga, non resterà che oltrepassarla.

Il libro è breve ed economico. Dovrebbe valere di più, ma va benissimo così!

Un consiglio : Chi può capire cosa significa creare una scena del genere da dei fogli di carta stampati non può privarsi di questo romanzo. E chi pensa di non poter capire, per disinteresse, che ci provi comunque perché ne vale la pena.

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