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Delitto di Arce: E’ LA SVOLTA BUONA?

Parte prima: la scomparsa e le indagini.

 

“Non esistono delitti perfetti ma solo investigatori distratti”. (Sherlock Holmes)

 

Il tempo scandisce le nostre esistenze ad intervalli ripetitivi. Eppure non lo percepiamo mai allo stesso modo. C’è una variabile data dalle sensazioni in questa costante della vita.

Per chi rincorre un sogno, una gratificazione, la propria realizzazione, quel cammino seppur lungo difficilmente pesa. Per un padre che cerca un’atroce verità, quell’attesa, anche qualora si rivelasse breve, avrebbe comunque la consistenza di un macigno. Per Guglielmo Mollicone, quell’attesa dura da anni, più di dieci oramai. Anni che non sono bastati per dare un volto agli assassini di sua figlia.

Serena Mollicone, una studentessa di Arce (FR), non aveva compiuto nemmeno 18 anni quando scompare.
E’ il 1 giugno 2001. Quella mattina (un venerdì), Serena deve recarsi all’ospedale di Isola Liri per eseguire un’ortopanoramica e poi a scuola, all’Istituto Psicopedagogico di Sora, per scrivere la sua tesina di maturità. Esegue l’esame medico qualche minuto dopo le 8,37, ora in cui paga il ticket.
A scuola però, quel giorno, la ragazza non arriverà mai.
Diversi amici la notano nei pressi della cartolibreria “Emporio” intorno alle 9,30. In quella zona c’è una fermata dell’autobus che porta però in direzione Arce e non verso Sora.
Qualcosa le fa cambiare idea oppure aveva già programmato di non andare a scuola? Se fosse vera la seconda ipotesi, perché portare con se il materiale della tesina?

Tornando agli eventi di quella mattina, alle 9,30 terminano gli avvistamenti ritenuti certi…almeno per ora.

Alle 14,30 ha un appuntamento a Sora con il fidanzato, Michele Fioretti, ma Serena non si presenta. Tale fatto, fa allarmare il fidanzato che inizia a cercarla freneticamente. Telefona diverse volte al padre di Serena, Guglielmo Mollicone, il quale non sa dirgli nulla. Nel tardo pomeriggio scatta il primo allarme per la scomparsa della ragazza.

Sabato 2 giugno, le ricerche di parenti, amici, volontari e Carabinieri proseguono ma senza alcun risultato.

Domenica 3 giugno alle ore 12,15 circa, in località Fontecupa, comune di Anitrella (a circa metà strada fra Isola Liri ed Arce), viene ritrovato il cadavere della ragazza da alcuni volontari della Protezione civile.

Il corpo, nascosto tra arbusti e vecchi elettrodomestici abbandonati, è “composto” con nastro adesivo e filo di ferro. Il viso è coperto da una busta della spesa “Eurospin”. Le mani sono legate dietro la schiena.
Dall’esame autoptico si saprà che la ragazza è stata prima tramortita da un colpo sulla tempia sinistra sferrato con un corpo contundente, ma la morte è avvenuta per asfissia meccanica dovuta all’occlusione totale degli orifizi nasale e buccale.

Una lenta e lunga agonia che secondo il medico legale, può essere durata dai 30 minuti alle 10 ore.

 

 

 

Il video che segue riassume brevemente le indagini svolte dagli inquirenti, dal giorno del ritrovamento del cadavere fino a qualche mese fa.

 

http://www.youtube.com/watch?v=Owy8noxAr5I

 

Concluso il processo a carico di Carmine Belli, per quasi 3 anni, le indagini hanno un brusco rallentamento. Si torna al punto di partenza ma con scarsi elementi in mano. Senza una pista concreta da seguire, nel marzo 2010, il Procuratore Capo di Cassino chiede l’archiviazione del caso. Il Gip, un po’ a sorpresa, decide di concedere una proroga alle indagini. Perché? E’ emerso qualcosa di nuovo? C’è da approfondire qualche aspetto che in passato è stato trascurato?

Per fare un po’ di chiarezza sulla scelta del Gip, bisogna fare un passo indietro ed affrontare uno dei tanti punti oscuri che ruotano intorno a questo omicidio.

L’11 aprile 2008, il brigadiere dei Carabinieri, Santino Tuzi viene trovato morto a bordo della sua auto, ucciso da un colpo di pistola al petto. Per la Procura di Cassino non ci sono dubbi: suicidio per una delusione sentimentale (fine di una relazione extraconiugale). Pochi giorni prima però, accade qualcosa di strano e inaspettato.

Il brigadiere Tuzi nel 2001 prestava servizio ad Arce e la mattina del 1 giugno era di turno in caserma. Il 28 marzo 2008, ascoltato dalla Procura come persona informata sui fatti, racconta al magistrato che il giorno della sua scomparsa, tra le ore 11,00 e le 12,00 Serena citofona al cancello della caserma dei Carabinieri. E’ proprio Tuzi che le apre e che la vede entrare nell’appartamento del maresciallo Mottola. E’ una rivelazione che fa saltare dalla sedia gli inquirenti e che se fosse confermata da altri riscontri aprirebbe nuovi orizzonti investigativi. Tuzi viene riascoltato nuovamente il 9 aprile ma stavolta ritratta tutto. Viene fissato un confronto con il suo superiore il maresciallo Mottola per il 14 aprile. Tre giorni prima però, il brigadiere si toglie la vita.

I parenti e gli amici più stretti non credono al suicidio amoroso, sono invece convinti che la sua morte sia legata al caso Mollicone. Cosa si nasconde dietro questo tragico epilogo?

Nella stessa direzione delle rivelazioni del brigadiere Tuzi sono da interpretare una serie di sms anonimi che iniziano ad arrivare alla trasmissione “Chi l’ha visto?” a partire dall’aprile 2010. Si tratta di messaggi brevi  ma che contengono indicazioni estremamente precise su luoghi e persone che sarebbero coinvolte nel delitto. Si parla della caserma, dell’ex carcere di Arce, di Marco Mottola (il figlio del maresciallo), del negozio Eurospin di Isola del Liri. I messaggi vengono inviati dall’aprile al giugno 2010, proprio pochi giorni dopo la richiesta di archiviazione delle indagini da parte del Procuratore di Cassino. Una semplice casualità?

Nel luglio del 2010 il Gip concede una proroga alle indagini.

Nella decisione del giudice, quanto hanno pesato la precisione e l’accuratezza degli sms anonimi sommati alle dichiarazioni del brigadiere Tuzi? Quante persone ci sono in questa storia che sanno molto di più di quello che hanno dichiarato?… (fine prima parte)

 

Gli altri articoli:

Mitomania e anonimatohttp://www.lindifferenziato.com/2011/08/01/delitto-di-arce-e%E2%80%99-la-svolta-buona-parte-seconda/

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"Quando non si conosce la verità di una cosa, è bene che vi sia un errore comune che fissi la mente degli uomini. La malattia principale dell'uomo è la malattia inquieta delle cose che non può conoscere; e per lui è minor male essere nell'errore che in quella curiosità inutile".

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