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Delitto di Arce (parte terza: LE TRACCE DELL’ASSASSINO)

 

Secondo l’anonimo autore delle due lettere inviate alla giornalista de “La Provincia”, Angela Nicoletti, l’assassino di Serena Mollicone avrebbe agito in modo tale da evitare il principio di Locard (ogni contatto lascia tracce).

E’ riuscito nel suo intento?

Si può davvero aggirare il principio di interscambio?

Bisogna partire da un presupposto: il fatto che su di un cadavere non siano state trovate tracce, dell’oggetto o del corpo che con esso sono venuti a contatto, non esclude la loro presenza effettiva. La bravura (conoscenza professionale) e la meticolosità (competenza metodologica) degli investigatori, ma a volte anche il “colpo di fortuna” e l’intuizione, risultano determinanti per il raggiungimento dell’obiettivo.

 

LE TRACCE DI LOCARD

All’interno del nastro adesivo che legava le gambe della studentessa di Arce, sono stati repertati due frammenti di impronte digitali, di cui uno con 12 punti caratteristici.

I punti caratteristici identificativi sono detti “minutiae” e sono presenti quando il decorso naturale della linea papillare subisce delle variazioni (termini di linea, biforcazioni, occhielli, tratti). Ogni essere umano ha delle minutiae che lo differenziano e lo rendono unico.

Per la giurisprudenza italiana occorre una corrispondenza di almeno 16-17 punti caratteristici (uguali per forma, dimensione e orientamento) per un’identificazione che offra piena garanzia di attendibilità.

A livello internazionale però non c’è omogeneità. In molti Stati bastano 12 punti, in India e Sudafrica ne occorrono soltanto 7 o 8. Negli USA e in Canada non è richiesto un numero minimo ma si lascia la dimostrazione d’identità alla valutazione dell’esperto di dattiloscopia.

Se in Italia, 12 punti caratteristici non forniscono certezza assoluta di compatibilità, costituiscono comunque un ottimo indizio investigativo su cui lavorare.

C’è però dell’altro: sul nodo del filo di ferro che stringeva le caviglie di Serena, è stato rinvenuto del tessuto epiteliale (pelle delle dita), dal quale è possibile estrarre DNA. E’ un’altra traccia lasciata dall’assassino?

 

L’ASSASSINO DI SERENA

La persona (o le persone) che ha messo fine alla vita della giovane studentessa, come evidenziato dall’esame autoptico svolto dalla dottoressa Antonella Conticelli, è colui (o colei) che ha tappato con nastro adesivo e busta di nylon, gli orifizi nasale e buccale della ragazza. Il colpo alla tempia subito da Serena infatti, le ha fatto perdere conoscenza, ma non era idoneo da solo a provocare la morte. Il legatore l’ha condannata all’asfissia con ferocia e crudeltà, lasciando trapelare dal suo modus operandi tratti di maniacalità.

 

UNA SVOLTA INASPETTATA?

Non esistono le sorprese, esistono i sorpresi” è una frase che sintetizza bene quanto è accaduto il 27 giugno 2011. Davanti ad un fenomeno, se tutte le informazioni esistenti venissero raccolte, ordinate e valutate in maniera rigorosa, non avremmo da meravigliarci delle sue conseguenze. Ma non è cosa semplice in questo preciso contesto storico e sociale dove siamo bombardati da una marea di informazioni per lo più irrilevanti, false, fuorvianti, parziali.

La notizia che si inizia a diffondere quel lunedì è di quelle forti: ci sono 5 nuovi indagati per il delitto di Arce.

 

 

Nel registro degli indagati della Procura di Cassino finiscono: Franco Mottola (il maresciallo ex comandante della caserma dei Carabinieri di Arce), Marco Mottola (il figlio del maresciallo), Francesco Suprano (carabiniere in servizio nella caserma di Arce nel 2001), Michele Fioretti (il fidanzato di Serena), Rosina Partigianoni (madre di Michele) e ignoti.

Il 4 luglio 2011 una sesta persona viene raggiunta da un avviso di garanzia. Si tratta di Anna Maria Mottola (moglie del maresciallo Franco Mottola e madre di Marco).

Per tutti, l’accusa formulata dal procuratore Mario Mercone è: omicidio volontario e occultamento di cadavere.

I sei sotto accusa però non sono sospettati di aver ucciso la ragazza in concorso fra loro. Si tratterebbe in realtà di due ipotesi differenti e alternative di cui l’una esclude l’altra. Perchè? Su cosa si basano le due piste investigative?

(fine terza parte)

 

 

Gli altri articoli:

La scomparsa e le indaginihttp://www.lindifferenziato.com/2011/07/28/delitto-di-arce-e-la-svolta-buona/

Mitomania e anonimato: http://www.lindifferenziato.com/2011/08/01/delitto-di-arce-e%E2%80%99-la-svolta-buona-parte-seconda/

Le ipotesi investigative: http://www.lindifferenziato.com/2011/09/01/delitto-di-arce-quarta-parte-le-ipotesi-investigative/

Le novitàhttp://www.lindifferenziato.com/2011/11/30/delitto-di-arce-novita-2/

 

 

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Mirco Zurlo
"Quando non si conosce la verità di una cosa, è bene che vi sia un errore comune che fissi la mente degli uomini. La malattia principale dell'uomo è la malattia inquieta delle cose che non può conoscere; e per lui è minor male essere nell'errore che in quella curiosità inutile".

3 Commenti

  1. Mirco Zurlo

    14/09/2012

    “negativi i risultati dell’esame del Dna e delle impronte digitali rilevate sui sei indagati”.
    http://osservatorelaziale.it/index.asp?art=2852

  2. Mirco Zurlo

    05/01/2014

    “Nuovi test del Dna con esito negativo svolti su 272 persone e consegnati alla procura prima di Natale.
    […]
    Era stato chiesto un mese di proroga in quanto gli uomini del Ris stavano comparando tra le impronte dattiloscopiche e le tracce di Dna rinvenuti sul corpo di Serena Mollicone e i campioni prelevati a oltre 200 persone entrate nella rosa dei sospettati per la morte l’occultamento di cadavere della diciottenne di Arce”.
    http://osservatorelaziale.it/index.asp?art=8935

  3. Mirco Zurlo

    19/01/2015

    ARCE: SVOLTA NELLE INDAGINI SULL’OMICIDIO DI SERENA MOLLICONE
    “Vi sono inoltre ulteriori accertamenti da parte dei Ris, sulla busta che ha portato la morte per soffocamento di Serena”
    L’articolo di Angelo Barraco: http://www.osservatorelaziale.it/index.asp?art=13814&arg=16&red=4

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