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Incendiari e piromani: con chi abbiamo a che fare?

Di quel verde non è rimasto che nero e cenere.
Dei tanti alberi andati in fumo non resta che lo spettro di ciò che furono.
La vita brucia, la vita si decompone.
Tutto è devastato e trasformato…
ma un delitto contro la Natura è sempre un delitto contro l’umanità.

Gli incendi che nelle ultime settimane hanno devastato il centro-sud Italia, con particolare accanimento per le campagne ciociare, sono diventati una piaga che a cadenza regolare si abbatte sui nostri splendidi territori. La Protezione Civile denuncia che negli ultimi 30 anni è andato perduto il 12% del patrimonio forestale dell’Italia: una porzione enorme considerato che il 30% della superficie italiana è formato da boschi.

Le conseguenze per l’ecosistema sono gravissime e favoriscono, tra l’altro, frane e smottamenti. Inoltre, i tempi di un riassetto sono molto lunghi.

LE CAUSE DEGLI INCENDI BOSCHIVI

Partiamo da un presupposto: il clima e l’andamento stagionale giocano un ruolo fondamentale nel predisporre una situazione di favore allo scoppio dell’incendio, per cui, periodi di non pioggia e di alte temperature, determinano condizioni di estrema pericolosità.

Un ulteriore fattore da non sottovalutare è la correlazione tra incendi boschivi e circolazione veicolare:  all’aumento degli autoveicoli circolanti e dello sviluppo viario, aumentano in progressione gli incendi, e dal rilevamento dei punti d’innesco del fuoco si evince come moltissimi incendi abbiano inizio dal bordo di strade e autostrade.

Secondo uno studio dell’Università di Pisa (Dott. Macchia), nel Lazio, circa l’80% degli incendi non naturali è di natura dolosa.

Incendi naturali: sono causati da eventi propri della natura (caduta di meteoriti; scintille causate dallo sfregamento di masse rocciose in frana; autocombustione, fulmini, eruzioni vulcaniche). Tra le cause naturali l’unica che ha rilevanza in Italia è il fulmine; gli incendi causati da fulmine si verificano prevalentemente nelle zone montane, nelle quali gli alberi conducono con facilità le scariche elettriche. In generale, solo una piccolissima percentuale di incendi può essere considerata naturale: le statistiche nazionali ci parlano di una probabilità tra l’1% e il 2%.

Incendi accidentali: non dipendono in maniera diretta dall’azione dell’uomo anche se sono causati, in qualche modo, dalla sua presenza e dalle sue attività sul territorio (scintille delle ruote dei treni o di particolari locomotive, variazioni di tensione sulle linee elettriche, rottura e conseguente caduta a terra di conduttori di impianti ad alta tensione). La percentuale di incendi accidentali è inferiore all’1%.

Incendi colposi: sono provocati da imprudenza, negligenza, imperizia, ignoranza, spesso in violazione di norme e regolamenti ma in essi, non si ravvisa un’esplicita volontà di provocare un incendio (mozziconi di sigaretta e fiammiferi, attività agricole e forestali come bruciature delle stoppie, attività ricreative e turistiche, fuochi pirotecnici, uso di apparecchi elettrici, altre cause colpose). Tra le categorie di cause colpose la più frequente è quella degli incendi causati da attività agricole e forestali, seguita dalla categoria di incendi provocati da mozziconi di sigarette e da fiammiferi.
Il 35% circa del totale degli incendi, ha cause di natura colposa.

Incendi dolosi: sono riconducibili alla deliberata volontà di appiccare il fuoco per recare danno all’ambiente, alle cose, alle persone (rinnovazione del pascolo, recuperare terreni agricoli, ottenere vantaggi economici, creare posti di lavoro, bracconaggio, criminalità organizzata, vendette-ritorsioni, gioco-divertimento, motivazioni politiche, finalità terroristiche, piromania, mitomania, cause dubbie). Sono la causa preponderante degli incendi boschivi sul territorio nazionale: oltre il 60% degli incendi è determinato volontariamente dall’uomo.

Nelle due categorie principali di incendi dolosi ossia – 1) ricerca di un profitto; 2) manifestazioni di protesta, risentimenti e insensibilità verso il bosco – le motivazioni prevalenti risultano rispettivamente: creazione o rinnovazione del pascolo; insoddisfazioni, dissenso sociale e turbe comportamentali.

Incendi non classificabili: sono dovuti a cause dubbie o non accertabili mancando i riscontri oggettivi per la classificazione. Costituiscono tra il 2 e il 4% della totalità degli incendi.

Il codice penale considera l’incendio boschivo un delitto contro l’incolumità pubblica e lo punisce con la reclusione, che va da 4 a 10 anni per l’incendio doloso e da 1 a 5 anni per l’incendio colposo. L’art. 423 bis c.p., contempla due ipotesi di circostanze aggravanti del reato: la prima si applica aumentando la pena della metà (reclusione da 6 a 15 anni), se dall’incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all’ambiente (se sono stati inceneriti degli alberi monumentali, se la superficie boschiva bruciata è di vaste dimensioni, oppure se è stata rinvenuta una grossa quantità di fauna selvatica morta); la seconda si applica (non viene specificato però di quanto sono aumentate le pene rispetto a quelle edittali) se dall’incendio deriva un pericolo imminente e concreto per gli edifici o un danno ambientale sulle aree naturali protette (parchi nazionali e regionali, riserve statali e regionali, oasi, ecc.). In ogni caso, per l’ipotesi dolosa l’arresto è obbligatorio in flagranza di reato, ai sensi dell’art. 380 c.p.p.; per l’ipotesi colposa invece, l’arresto in flagranza è facoltativo ed il fermo non è consentito.

Relativamente agli incendi dolosi da un’analisi sugli arresti e sulle custodie cautelari effettuati nel periodo 2000–2010 si evince che più del 37% degli arresti sono legati ad attività illecite collegate a finalità agricole e di pastorizia; poco meno del 30% dei fermati soffre di un disturbo o disagio personale con impulsi distruttivi (classici esempi di “piromania”) e un preoccupante 9% appartiene ai corpi addetti alle attività di spegnimento per l’ottenimento di vantaggi diretti o per accrescere il proprio ruolo.

TIPOLOGIE E CARATTERISTICHE DEGLI INCENDIARI

Chiunque appicchi un fuoco in maniera volontaria può essere definito un incendiario. Le analisi sulle attività criminali degli incendiari hanno messo in evidenza che più risulta organizzata la scena dell’incendio e studiata la tecnica dell’innesco del fuoco, tanto più il responsabile è razionale e finalizzato da propri interessi materiali. Sono sette le categorie principali individuate dai maggiori studi sul fenomeno:

1) INCENDIARIO PER PROFITTO

  • Agisce perché cerca un guadagno personale (riscuotere assicurazioni, incendi commissionati, compensi economici).
  • Studia con cura le modalità esecutive dell’atto.
  • Opera di solito a tarda sera o inizio mattina.
  • Generalmente utilizza esplosivi come inneschi o in alternativa inneschi a tempo.
  • Abbandona nel più breve tempo possibile il luogo dove da avvio all’incendio.
  • Ha precedenti penali.

2) INCENDIARIO PER VANDALISMO

  • Difficilmente agisce da solo ma si tratta quasi sempre di un gruppo.
  • Soggetti mediamente molto giovani, anche minorenni.
  • Vivono con i genitori nei dintorni delle zone dove colpiscono.
  • Agiscono generalmente di sera e nei fine settimana, per noia o per divertimento.
  • Non ritornano sui luoghi dell’incendio.

In questi casi, l’atto incendiario è spesso l’espressione di un malessere sociale e culturale, un gesto di ribellione che esprime il disagio di una gioventù scontenta, polemica o semplicemente impaurita. Il fuoco può simboleggiare conflitti e disagi intrafamiliari, come una separazione tra genitori o un nuovo legame di uno dei due; eventi di difficile gestione e metabolizzazione per un soggetto fragile per età o per struttura di personalità (Palermo-Matronardi, 2005).

3) INCENDIARIO PER VENDETTA

  • Agisce per distruggere un bene o una proprietà altrui in modo da sentirsi “risarcito” per un presunto torto subito.
  • E’ la categoria in cui è presente la maggior componente femminile di responsabili: circa il 15%.
  • Classe sociale medio-bassa, buona istruzione.
  • Agisce a notte fonda o di primo mattino, spesso sotto l’influenza di massicce dosi d’alcool.
  • Utilizza generalmente inneschi ad azione lenta.
  • Tende a crearsi un alibi per l’ora in cui appicca l’incendio.
  • Non ha precedenti penali.

4) INCENDIARIO PER EVERSIONE

  • Agisce per esercitare pressione sulle Istituzioni nel tentativo di condizionarne le decisioni o ostacolarne il lavoro.

5) INCENDIARIO PER ALTRO CRIMINE

  • Agisce per distruggere o alterare le prove di un altro crimine attraverso le fiamme dell’incendio.
  • Utilizza preferibilmente liquido infiammabile.
  • Può agire anche con un complice.
  • Generalmente fa uso di alcool e droghe.
  • Ha precedenti penali.

6) INCENDIARIO PER DELIRI E ALLUCINAZIONI

  • Agisce sotto l’impulso di deliri generati dall’elaborazione di un sistema errato di credenze, sintomo di un disturbo psichico.
  • La scena del fuoco e le modalità esecutive risultano caotiche e disorganizzate essendo l’espressione di un soggetto in preda ad uno stato confusionale con disorientamento spazio-temporale e compromissione di attenzione, percezione e cognizione.
  • I deliri e le allucinazioni portano il soggetto a convincimenti errati ma incorreggibili che lo inducono ad appiccare gli incendi.

7) INCENDIARIO PER ECCITAZIONE

  • Agisce alla ricerca del brivido, del riconoscimento sociale o dell’attenzione.
  • Forte propensione a pianificare l’esecuzione dell’atto.
  • Torna sulla scena del fuoco e segue da vicino le fasi di spegnimento.
  • A volte, dopo aver appiccato il fuoco può mescolarsi con i soccorritori e aiutare nello spegnimento.
  • Inizialmente utilizza fiammiferi e sigarette. Con il passare del tempo, evolve il suo modus operandi e tende ad utilizzare con più frequenza gli inneschi a tempo.
  • Agisce in solitaria.
  • Appartiene alle classi sociali medio-basse.
  • Scarsi o assenti precedenti penali.
  • Tale categoria rientra nel quadro caratteristico del cosiddetto PIROMANE.

IL PIROMANE

Piromania è un termine greco (letteralmente “mania per il fuoco”) che sta ad indicare l’intensa ossessione verso il fuoco, le fiamme, i loro effetti e tutto ciò che ad essi è legato. Il DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) annovera la piromania tra i disturbi del controllo degli impulsi e della condotta. Il piromane sente il ricorrente bisogno di appiccare un incendio in quanto l’atto stesso induce in lui euforia, piacere, sollievo. Il fascino delle fiamme rappresenta una costante nella sua personalità. Egli instaura una sorta di “relazione fusionale” con il fuoco che diventa, nella sua mente, un oggetto d’amore. Se per un fidanzatino è la ragazza il suo oggetto d’amore, il piromane trova il suo amore nelle fiamme. In tal senso si potrebbe affermare che non è il piromane a far nascere gli incendi ma sono questi ultimi a creare e alimentare il piromane. Cominciato come curiosità e desiderio di vedere il fuoco nella fanciullezza, diviene poi un atto ossessivo nell’adulto piromane.

È la vista del fuoco che arde e brucia a suscitare in lui emozioni intense, eccitanti e irrefrenabili allo stesso tempo. Sensazioni mai provate prima e non realizzabili in altro modo. È il desiderio di riviverle ancora e ancora che spingono a ricreare, volontariamente, il fuoco e con esso il piacere voluto. Si stabilisce così una dipendenza, un circolo vizioso, tra il fuoco e l’individuo: più il soggetto contempla il fuoco e i suoi effetti, più desidera appiccarlo. Il comportamento del piromane diviene ripetitivo, obbligato, ritualistico fino all’ossessione. È proprio questo impulso “necessario”, maniacale, non rinunciabile che definisce il movente psicopatologico e delinea il profilo di incendiario di tipo piromane (Santovecchi, 2016).

L’attrazione per il fuoco non si manifesta solo nell’atto incendiario ma anche in tutto ciò che ad esso è connesso, come l’appagamento e il compiacimento nell’assistere e nel partecipare alle fasi dello spegnimento o nell’ascoltare la cronaca dell’incendio attraverso le tv, la stampa, i social network. L’eccitazione e la gratificazione emotiva, difficilmente controllabili, rendono la piromania una categoria psichiatrica, come una sorta di “dipendenza” dal  fuoco. I soggetti con questo disturbo provano tensione o eccitazione emotiva prima dell’atto e fanno notevoli preparativi per appiccare un fuoco. Sono indifferenti alle conseguenze, potenzialmente letali, per cose o persone, tanto è intensa la gratificazione e la soddisfazione che il fuoco porta con se. La distruzione, la paura, la morte che un incendio ha come effetti, non sono considerati dal piromane, che riesce a vedere nell’incendio solo conseguenze a lui positive: eccitazione, euforia, appagamento dato dal fascino per il fuoco e per le fiamme, con le emozioni piacevoli che ne derivano. Inoltre, l’aver provocato in prima persona l’incendio, ed essendo quindi stato l’artefice del tutto, gratifica ancor di più il piromane, il quale si sente protagonista attivo dello “spettacolo”.

Alcune ricerche mediche (2004, Pyromania, eMedicine.com) hanno evidenziato che i ridotti livelli di zuccheri nel sangue e l’anormalità nei livelli di neurotrasmettitori, come la norepinefrina e la serotonina, porterebbero proprio a collegare la piromania a problemi del controllo degli impulsi.

Ricerche socio-psicologiche invece, hanno indagato i vissuti emotivi e la storia infantile dei piromani evidenziando un nesso tra disturbi dell’attenzione, dell’apprendimento, abuso infantile e disordini comportamentali nell’infanzia, come episodi di crudeltà verso gli animali e piromania. In età adulta invece esiste una correlazione tra piromania e disturbi legati all’abuso di alcol.
In alcuni casi, la piromania è stata interpretata come una forma di comunicazione in quegli individui con scarse abilità sociali o con una sessualità poco gratificante, per i quali accendere il fuoco acquista il ruolo di soluzione simbolica.

Molti giovani piromani provengono da famiglie disfunzionali e fin da piccoli hanno amato giocare con il fuoco senza che ciò costituisse motivo di allarme per i genitori o le figure parentali di riferimento, le quali tendevano a considerarlo un normale comportamento fanciullesco.

Alla base del fascino per il fuoco (Palermo – Mastronardi, 2005), concettualmente, è possibile individuare:
1) una volontà aggressiva, espressione di una particolare fragilità interiore che ha continuamente bisogno di compensazioni estreme esterne, tipica di problematiche connesse al narcisismo e al sadismo; tale volontà fa emergere profonde tendenze distruttive; il comportamento impulsivo e distruttivo esprime la messa in atto di vissuti e stati della mente che non trovano parole per poter essere espressi e che sono connessi a motivazioni inconsce legate alla storia di vita e al funzionamento globale della personalità, per questo la messa in atto del comportamento impulsivo, come quello del piromane, per quanto sconcertante possa sembrare, non è né privo di significato né casuale.

2) un piacere equivalente alla soddisfazione sessuale e all’orgasmo: la vista di lingue di fuoco giganti provoca piacere sessuale e senso di onnipotenza; generalmente, il piromane presenta problemi sessuali o quantomeno una vita sessuale anormale, appiccando il fuoco, trasferisce all’ambiente esterno una condizione di forte passionalità interiore; il piacere di assistere al divampare delle fiamme è assimilabile al piacere di un atto sessuale; è un sostituto dell’atto sessuale in se, per il quale il piromane sente un senso di inadeguatezza;

3) un piacere per l’immagine a cui si assiste che trasforma l’autore in regista dello spettacolo messo in atto; l’impossibilità di rendersi consapevole dei suoi vissuti e stati interni, e quindi di elaborarli cognitivamente sotto forma di pensieri, si accompagna all’impossibilità di pensare anticipatamente alle conseguenze a lungo termine del suo gesto, questo tuttavia non vuol dire che il piromane non sia consapevole o intenzionato a fare quello che fa e per questo è per lo più ritenuto giuridicamente imputabile per i reati commessi.

Con il piromane ci si troverebbe di fronte ad un immaginario dominato da idee di grandezza ed onnipotenza e un’immagine di sé dominata dalla fragilità. Tale frattura comporterebbe la necessità di compensare all’esterno la fragilità interiore attraverso il passaggio all’atto incendiario che, per sua natura “spaventa” chi ne viene coinvolto, permettendo al piromane di dimostrare la sua forza e la sua virilità attraverso il senso di potere che gli deriva dall’impotenza di chi è “vittima” dell’incendio (Laxenaire – Kuntzburger, 2001). Il “fantasma” del fuoco diverrebbe sempre più coercitivo mano a mano che il soggetto appicca incendi per i quali non viene scoperto, aumentando narcisisticamente quel senso di potenza insito nel suo agire. Gli incendi successivi al primo avrebbero una carica molto marcata di affettività poiché l’atto piromanico deriverebbe dal cosiddetto pirotropismo, e cioè un naturale ed arcaico istinto di attrazione verso il fuoco (Ermentini – Gulotta, 1971).

Il piromane utilizza quindi l’incendio in un duplice senso; da un lato il fuoco è come specchio che gli permette di lusingarsi, narcisisticamente affascinato dalla sua onnipotenza grazie all’immagine terrorizzata di coloro che assistono al divampare ed allo svilupparsi delle fiamme. Dall’altro segnando la memoria di coloro che assistono all’incendio egli si gratifica attraverso un profondo piacere interiore e si afferma attraverso l’aggressione all’altro. Il fuoco, quindi, gli permette di affermare un potere fino a quel momento mancante; l’incendio è considerabile come la sublimazione di un blocco in un soggetto “passivo” e disadattato che non riesce ad affrontare direttamente i suoi conflitti emotivi (Santovecchi, 2016).

Possono essere descritti come persone deboli, con sentimenti di inadeguatezza e inferiorità, timide, introverse, solitarie. A volte hanno paura di non essere accettati, di non essere amati. Soffrono per la mancanza di prestigio. Tendono ad avere un atteggiamento ambivalente nei confronti dell’autorità: da un lato dipendono da essa, dall’altro nutrono disprezzo lasciando emergere la loro tipica rabbia repressa. E’ un soggetto spesso celibe e privo di legami affettivi: è impacciato con le donne, timido e bloccato; in linea generale i suoi legami sociali vanno nel senso dell’introversione che lo priva di quasi tutti i momenti ludici e di divertimento. L’aspetto comunicativo è carente anche nei confronti dei familiari che gli stanno accanto. Questa carenza comunicativa porta il piromane a tentare di colmarla attraverso l’incendio che egli usa per affermare, o meglio per imporre, la sua identità. L’incendio è quindi lo strumento per superare questo “blocco identitario”; l’incendio sembrerebbe l’unico strumento a disposizione del piromane per affermare la sua esistenza che trova nel fuoco la sua ragion d’essere.

Dopo aver appiccato l’incendio, il piromane avverte sollievo e anche una sensazione di esaltazione è piuttosto comune. Le tensioni precedenti vengono rilasciate, alcuni possono provare soddisfazione di tipo sessuale. Molti rimangono sul luogo dell’incendio come spettatori o per aiutare i soccorsi, altri dopo essersi accertati dell’arrivo dei Vigili del Fuoco, tornano a casa per riposarsi.

L’FBI, sulla base di numerosi studi e casi pratici, ha stilato un preciso profilo criminologico del piromane tipico. Esso avrebbe le seguenti caratteristiche:

  • maschio single, tra i 30 e i 40 anni;
  • vive preferibilmente in campagna;
  • basso livello intellettivo;
  • bassa scolarità;
  • spesso abusa di alcolici;
  • vita familiare infelice;
  • ha tratti antisociali (non prova rimorso);
  • ha manifestato fin dalla pubertà un interesse patologico per il fuoco, incendiando di nascosto carta o piccoli oggetti e mettendo in atto comportamenti di ribellione adolescenziale;
  • ha sempre desiderato “guardare” il fuoco e, a volte, ha partecipato al suo spegnimento;
  • è mosso da uno stato di forte tensione emotiva che lo porta ad agire inizialmente nei pressi della propria abitazione, in luoghi conosciuti, familiari. In seguito tende ad allargare il raggio d’azione, pur restando in zone conosciute: di solito entro pochi chilometri dalla propria residenza o dal luogo di lavoro;
  • agisce prevalentemente d’estate: il clima secco agevola sia l’innesco che la diffusione del fuoco;
  • è estremamente sensibile all’effetto che le sue azioni hanno sui media.

Per quanto riguarda l’universo femminile, in generale i casi di donne incendiarie sono piuttosto rari. La loro fascia di età va dai 24 ai 40 anni, hanno carenze affettive ed educative precoci, tendono a colpire in zone riconducibili ad affetti, legami o esperienze della propria vita.

In conclusione, il piromane corrisponde ad una specifica categoria di incendiari, quella che agisce in preda all’amore per il fuoco, al desiderio delle fiamme, al fascino del fuoco: è posseduto dal “cruccio estetico” dell’incendio e cerca di ricreare quella bellezza selvaggia attraverso le fiamme. Dunque, tutti i piromani sono incendiari ma non tutti gli incendiari possono essere definiti piromani.

Nella stragrande maggioranza, gli autori di incendi dolosi e colposi restano impuniti. Secondo Legambiente nel 2016 in tutta Italia ci sono stati 4.635 incendi, ma solo 322 persone denunciate e 14 arrestate per lo stesso reato. Si tratta di crimini difficili da risolvere per l’ampiezza del territorio possibile scenario dell’incendio ma anche per la scarsa conoscenza delle caratteristiche psicologiche e comportamentali delle varie tipologie di incendiari. A tal proposito, molto utile potrebbe rivelarsi stilare un profilo del possibile responsabile sulla base delle risultanze della scena del fuoco e delle modalità esecutive messe in atto nell’appiccare l’incendio. I vantaggi sarebbero molteplici: restringere il campo dei sospettati; aiuto nella conduzione degli interrogatori grazie alla conoscenza sommaria delle caratteristiche personologiche dell’interrogato; prevenzione e cattura dei responsabili più efficaci e probabili grazie all’analisi delle loro motivazioni, delle aree geografiche di azione e del modus operandi.

 

Fonti consultate e bibliografia:

  • www.incendiboschivi.org/docum/prevenz/rossofapoveri.htm
  • www.sistemaprotezionecivile.it/allegati/140_Cause_degli_incendi_boschivi.pdf
  • www.imperialbulldog.com/2014/07/15/gli-incendi-in-numeri-cause-e-conseguenze-di-un-paese-che-brucia
  • www.crescita-personale.it/disagio-psicologico/1912/piromania-cause-e-conseguenze/5806/a
  • www.stateofmind.it/2017/05/piromania-spiegazioni
  • American Psychiatric Association (2014), “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5)”, Raffaello Cortina Editore,Milano.
  • Baresi C., Centra B.. (2005), “Piromania Criminale. Aspetti socio – pedagogici e giuridici dell’atto incendiario”, EDUP, Roma.
  • Cannavicci M. (2005) “Il piromane e l’incendiario”, Silvae, anno II, N. 5.
  • Ermentini A., Gulotta G. (1971), “Psicologia, Psicopatologia e Delitto”, Antonio Giuffrè Editore, Milano.
  • Laxenaire  M., Kuntzburger F. (2001), “Gli incendiari”. Centro Scientifico Editore, Torino.
  • Miller A. (1987), L’infanzia rimossa, Boringheri Editore, Torino.
  • Santovecchi P. (2016), L’incendiario e il piromane, ONAP, Psico&Patologie, anno VII, N. 2.
  • Stoller R. J. (1978), Perversione: la forma erotica dell’odio, Feltrinelli, Milano.

 

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Mirco Zurlo
"Quando non si conosce la verità di una cosa, è bene che vi sia un errore comune che fissi la mente degli uomini. La malattia principale dell'uomo è la malattia inquieta delle cose che non può conoscere; e per lui è minor male essere nell'errore che in quella curiosità inutile".

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