Oggigiorno, purtroppo impotenti, assistiamo ad una costante standardizzazione del pubblico di massa sotto l’influsso di contenuti sempre più opinabili che la televisione ci propina sotto forma di informazione. Servizi televisivi ad hoc per creare consenso e soprattutto un certo tipo di pensiero, oserei dire di non pensiero. Potrei farvi molti esempi accaduti nel solo 2011, ma la lista diventerebbe lunghissima.
Se in un mio precedente articolo, E’ tutto un reality show!!, vi ho parlato del bisogno del pubblico di massa di un certo tipo di spettacolo, ora vado a trattare un altro aspetto, ovvero la malafede del sistema mass-mediatico e di quanto la società attuale sia facilmente plasmabile a seconda delle necessità di quest’interesse o di quell’altro. Inutile è scomodare Orwell, c’è un fenomeno più recente è quello conosciuto come Luther Blissett.
Luther Blissett è uno pseudonimo collettivo usato da un numero imprecisato di performer, artisti, operatori virtuali tra la fine degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta. Questo nome multiplo prende in prestito tale accezione dal giocatore del Milan degli anni Ottanta, appunto Luther Blissett. A tale scopo viene creato e poi diffuso anche un volto.
Questo fenomeno viene definito da alcuni “opera aperta”, cui lo scopo principale era quello di denunciare la superficialità e gli inganni dei mass-media, tramite azioni di sabotaggio, manifestazioni, video, pubblicazioni ovviamente tutto firmato Luther Blissett.
Il fenomeno mondiale, in Italia, si caratterizza soprattutto per delle beffe ai danni di alcuni network televisivi criticandone in particolar modo il concetto di diritto d’autore e della proprietà intellettuale. E’ il 1995 quando a Bologna nasce il il “Luther Blissett Project”, un comitato più organizzato autodefinitosi: “l’unico comitato centrale il cui scopo è perdere il controllo del partito”.
Alcune delle numerose azioni:
– Pubblicazione di una serie di libri, tra cui Mind Invaders e Totò e Peppino e la guerra psichica.
– Beffa a “Chi l’ha visto?”. Nel 1995 l’artista inglese Harry Kipper scompare nelle campagne friulane mentre è impegnato in un giro di “turismo psicogeografico”. La trasmissione Chi l’ha visto? si interessa del caso, ma Harry Kipper non esiste.
– Beffa alla Mondadori. Nel 1996 alcuni aderenti al progetto forniscono alla casa editrice, interessata a sfruttare commercialmente il fenomeno mediatico, alcuni testi alla rinfusa tratti da internet e conditi di banalità sociologiche, che Mondadori pubblica spacciandole per “il manifesto delle nuove libertà”.
– Beffa a Don Gelmini. nel 1997 molti quotidiani italiani pubblicano la notizia dell’arresto di Pietro Gelmini, discusso fondatore di alcune comunità di recupero per tossicodipendenti.
– Beffa alla Biennale di Venezia. Nel 1999 l’artista serbo Darko Maver viene selezionato per esporre alcune sue opere; prima dell’esposizione, viene annunciata la morte dell’artista sotto un bombardamento NATO. La Biennale decide di allestire comunque una galleria postuma, ma in realtà Darko Maver non è mai esistito.
Solo piccole episodi e in questo caso beffe, ma quanti dei servizi che vediamo nei telegiornali sono autentici? Il problema da molti viene sottovalutato o ignorato. Emblematico è il caso del programma televisivo del 1990 “Mixer” condotto da Giovanni Minoli. Nella puntata del 5 febbraio 1990, il programma realizzò un falso scoop giornalistico in cui si denunciavano dei brogli durante il referendum del 2 Giugno 1946, che avrebbero permesso così di far prevalere la Repubblica. Lo scopo era quello di mettere in guardia i telespettatori sul sottile confine tra verità e falsità storiche. Il programma per questo ricevette molte critiche.
E Oggi???
Per chi volesse approfondire il tema ci sono molti libri dedicati a Luther Blissett:
Vittorio Baccelli, Luther Blissett dossier, 1997.
Piermario Ciani, Dal Great Complotto a Luther Blissett, AAA Edizioni, Bertiolo (UD) 2000.
Gilberto Centi, Luther Blissett: l’impossibilità di possedere la creatura una e multipla, Synergon, Bologna 1995.
Luca Damiani, Bufale. Storia delle beffe mediatiche da Orson Wells a Luther Blissett, Castelvecchi, Roma 2004.
Andrea Centi, Luther Blissett: l’impossibilità di possedere la creatura una e multipla, Synergon, Bologna 1995.
Luca Muchetti, Storytelling. L’informazione secondo Luther Blissett, Milano, Arcipelago edizioni, 2008.